È tornato in libertà da questa mattina Amedeo Mancini, il 40enne fermano arrestato a luglio 2016 per l’omicidio del nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, dopo una lite in strada. Dopo un’estate in carcere, Mancini da ottobre si trovava ai domiciliari con il braccialetto elettronico. A seguito del buon comportamento “specie durante la misura aperta” di Mancini il giudice ha deciso per il suo rilascio. Una decisione che fa gioire lo stesso Mancini, i suoi familiari e gli avvocati del 40enne fermano, Francesco De Minicis e Savino Piattoni. Dunque da questa mattina Mancini ha solo l’obbligo quotidiano di firma dai carabinieri. Si attende comunque il pronunciamento della Cassazione sull’aggravante ‘razziale’, insomma se questa sia compatibile o meno con la riconosciuta attenuante della provocazione. “E’ libero da stamattina Amedeo Mancini – confermano i legali De Minicis e Piattoni in una nota stampa che alcuni giorni fa avevano chiesto soltanto di allungare l’orario giornaliero di lavoro nei campi, fermi restando gli arresti domiciliari”. “Il Giudice, però, anche in considerazione del buon comportamento tenuto da Mancini nel corso degli arresti domiciliari, “specie da ultimo, durante la misura ‘aperta’”, – fanno sapere i suoi legali, Francesco De Minicis e Savini Piattoni – ha autonomamente ritenuto maturi i tempi per un suo completo ritorno in libertà, con l’unico obbligo della firma giornaliera presso i Carabinieri. Ora Amedeo attenderà da libero il 28 novembre, allorché la Cassazione dirà se l’aggravante ‘razziale’ sia compatibile o no con la riconosciuta attenuante della provocazione. Qualunque sia la decisione, essa non determinerà alcuna diminuzione o quasi della pena patteggiata. Potrà, però, avere importanza sul piano etico e giuridico, alla luce della motivazione, non contestata dalla Procura Generale e perciò passata in giudicato, con cui la sentenza del Giudice concordò sul riconoscimento della provocazione, con la massima diminuzione di pena possibile.
Detta motivazione, infatti, attesta inequivocabilmente, sulla base delle risultanze investigative: a) che sul braccio sinistro di Amedeo Mancini era restata per giorni l’impronta precisa del colpo che Emmanuel gli aveva inferto col segnale stradale; b) che, a riprova, proprio su quella parte del segnale che aveva “disegnato” la pelle di Amedeo con una specifica e vistosa ecchimosi, era stato rinvenuto il suo DNA. Questo accertamento spazza via per sempre le contrarie illazioni, inizialmente alimentate dall’inveritiero racconto di Chenyere e poi dagli esiti apparentemente contraddittori della perizia DNA, secondo le quali il giovane fermano non sarebbe stato l’aggredito, ma addirittura l’aggressore. Dopo il verdetto della Cassazione, Mancini si rivolgerà al Tribunale di Sorveglianza che, se lo riterrà meritevole, potrà consentirgli di scontare la pena residua sotto forma di affidamento in prova ai servizi sociali”.
ECCCO LA SENTENZA
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