di Andrea Braconi
Per il suo secondo libro ha scelto un titolo perentorio, ma soprattutto ha messo il suo nome e cognome. Perché se per “Ti amo anima mia” era uscita con lo pseudonimo Najaa, sulla copertina di “Stavolta scelgo me” quel Nadia Nunzi risalta e chiarisce che un cambiamento definitivo c’è già stato. E che è irreversibile.
“Con il primo libro sono uscita allo scoperto, andando di persona alle presentazioni, quindi non aveva più senso continuare a farmi chiamare Najaa – racconta a Cronache Fermane la 38enne scrittrice fermana -. Sulla copertina del nuovo libro l’ho lasciato in piccolo, ma d’ora in poi non esisterà più”.
Perché quest’ultimo è un libro autobiografico.
“Sì, è un libro che si aggancia all’altro, nel quale parlavo dell’esperienza di violenza che ho vissuto. Qui parlo della ricostruzione avvenuta in seguito. E lo faccio inserendo flashback del passato e c’è sempre lui che rincontro dopo tre anni. L’idea, quindi, era di parlare di questa situazione con tutte le emozioni contrastanti che ho provato. Nel frattempo, narro ciò che ho fatto dal distacco in poi.”
Questo incontro con lui c’è stato realmente?
“Sì, certo, e non è stato per niente facile dopo tre anni di no contact assoluto. Per ricostruirmi ho dovuto fare molta introspezione, non ho sentito l’esigenza di avere il supporto psicologico di specialisti e ho fatto tutto da sola, un lavoro profondo su di me partendo dal passato per capire come mai mi fossi avvicinata a questa persona, come mai avessi avuto questo rapporto insano d’amore e di dipendenza affettiva. Sono tornata indietro fino all’infanzia e, oltre ai buchi che avevo già analizzato, che erano quelli dell’insicurezza e della bassa autostima, ho trovato anche un altro elemento: l’amicizia in adolescenza avuta con una ragazza più grande e nella quale ho ritrovato tante analogie con la situazione che si è riproposta con lui.”
E questo come si è materializzato nel libro?
“Ho alternato i capitoli parlando di entrambi e raccontando alcune vicissitudini, fino ad arrivare a un epilogo di cambiamento, volto al futuro, dove introduco un’ulteriore persona che ha avuto un ruolo importante nel mio percorso.”
Il titolo è perentorio.
“Significa che stavolta la priorità la do a me stessa.”
Anche per suggellare la fine di questa fase autobiografica. Ma per passare poi a cosa?
“Ho altri lavori inediti e progetti. Amo scrivere cose che sento mie, lo preferisco all’inventare storie totalmente estranee. Farò questo, parlando di ciò che conosco, per esperienza diretta o di altre persone, per poi trasformarlo in romanzo. Ma non voglio svelare nulla.”
Rimaniamo sul presente e mettiamo ancora in parallelo i tuoi due libri.
“Il primo libro è stata una terapia. Qui è più una condivisione con gli altri di quella che è stata la mia ricostruzione e far capire che è possibile, ognuno a modo suo. Anche perché generalizzare crea solo confusione. Io metto a disposizione la mia testimonianza, poi ognuno, se vuole, trova la sua via.”
Presentazioni in vista?
“Penso che non ce ne saranno di specifiche. Finché sentirò di farlo continuerò ad accogliere gli inviti che ancora mi arrivano per il primo libro e lascerò che questo segua la sua scia. Non mi importa che scali le classifiche, ma che arrivi alle persone che ne hanno bisogno.”
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