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“Il valore della diversità. L’ebraismo nelle Marche”: documenti “per non dimenticare” esposti all’Archivio di Stato (Le Foto)

FERMO - Il percorso della mostra passa attraverso la storia di alcuni ebrei marchigiani, i cui racconti di persecuzione ancora oggi sono vere e proprie testimonianze dell'orrore di quel periodo, impossibile da dimenticare. In mostra anche rari documenti sul campo di Servigliano

di Laura Cutini (foto pubblicate dopo gentile autorizzate dell’Archivio di Stato)

Una mostra dal titolo “Il valore della diversità. L’ebraismo nelle Marche” ideata dall’Archivio di Stato, in collaborazione con l’Associazione Casa della Memoria di Servigliano, all’interno del weekend “Fermo in Acquerello” dedicato alle arti ed alla musica, ha avuto luogo il 3 e 4 maggio scorsi, in occasione degli 80 anni dalla deportazione degli internati nel campo di prigionia di Servigliano. Al suo interno è stato esposto il progetto di costruzione del campo di concentramento di Servigliano ad opera dell’ingegner Vecchiotti, risalente al 1915. La sua destinazione infatti era stata pensata per i prigionieri di guerra ancora prima dello scoppio del primo conflitto mondiale. In realtà passarono oltre 50 mila persone fra le sue mura, fra il 1915 ed il 1955, anno della chiusura definitiva.

Il percorso della mostra passa attraverso la storia di alcuni ebrei marchigiani, i cui racconti di persecuzione ancora oggi sono vere e proprie testimonianze dell’orrore di quel periodo, impossibile da dimenticare. Una fra tutte la videointervista a Giuliana Vannini, nipote dell’allora segretario comunale di Fermo e figlia di Grete Schattner, deportata a Servigliano e successivamente ad Auschwitz. Sappiamo che da lì non fece più ritorno, lasciando sola la sua bimba (oggi 80enne) ed alla quale la città di Fermo ha dedicato una targa in Via Perpenti, nella casa dove allora vivevano. Vengono dunque ricostruite attraverso pannelli anche interattivi, le tappe delle persecuzioni nazifasciste e la cronistoria del campo di concentramento di Servigliano. Presenti ed esposti al pubblico anche i documenti ufficiali con la lista degli ebrei deportati da Servigliano al successivo campo di Forlì.

Alcuni però “non sono partiti”, riporta il documento dell’epoca: con tutta probabilità agevolati dalla vicinanza al fiume da un lato ed alla ferrovia dall’altro, avevano cercato e trovato evidentemente il modo per scappare oltre le mura di recinzione. Toccante il percorso di dolore e anche di speranza che emerge dai documenti, con i quali l’Archivio di Stato vuole sottolineare l’importanza della conoscenza e della memoria. In ultimo, all’interno del percorso sono stati esposti documenti notarili per la prima volta, rilegati con pergamene antiche ebraiche a mo’ di coperte di riuso, risalenti fra la seconda metà del 1500 e i primi decenni del 1600, pratica molto diffusa all’epoca per una migliore conservazione degli atti. E’ di fondamentale importanza avere un contatto “de visu” con documenti storici di tale portata, ai quali raramente si ha la possibilità di accedere, con la speranza che possano diventare attività di divulgazione da promuovere con sempre maggiore frequenza. 


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