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“Giornata mondiale della rifugiata 2024” a Rocca Tiepolo

PORTO SAN GIORGIO - Una serata piena di spunti, riflessioni e, perché no, anche emozioni, emerse durante le testimonianze delle donne ucraine ed afgane, scappate dalla loro terra e accolte qui in Italia, grazie ai progetti Sai rappresentati dai coordinatori Marco Milozzi e Federica Petracci e gestiti dai comuni di Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant'Elpidio grazie al supporto della cooperativa Nuova ricerca agenzia Res

Nella stupenda cornice di Rocca Tiepolo a Porto San Giorgio, è stata celebrata ieri sera con racconti, canti e balli la “Giornata mondiale della rifugiata 2024”. Una serata piena di spunti, riflessioni e, perché no, anche emozioni, emerse durante le testimonianze delle donne ucraine ed afgane, scappate dalla loro terra e accolte qui in Italia, grazie ai progetti Sai rappresentati dai coordinatori Marco Milozzi e Federica Petracci e gestiti dai comuni di Fermo, Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio grazie al supporto della cooperativa Nuova ricerca agenzia Res.

Presente l’assessore ai servizi sociali di Porto San Giorgio, Carlotta Lanciotti, che ha rinnovato la fiducia ed il sostegno delle amministrazioni in favore di tali preziosi progetti di inclusione e accoglienza: «Questi progetti sono importanti e significanti per la nostra città – afferma l’assessore – ho avuto modo di vedere cosa significa essere al servizio di persone lontane dalla propria terra. Il progetto Sai riesce ad essere qui testimonianza vera di ciò che significa essere accoglienti. Noi vogliamo che Porto San Giorgio lo sia, lo facciamo attraverso di voi (cooperativa,ndr) e sono fiera ed orgogliosa di aprire la stagione qui a Rocca Tiepolo con questa serata dedicata alla Giornata mondiale della rifugiata, perciò vi ringrazio a nome di tutta l’amministrazione».

Le fanno eco le parole del dirigente di settore Carlo Popolizio: «Il carico umano di sensibilità e contenuti dei servizi sociali e per i progetti come quelli del Sai, che nasce nel 2002, è notevole. E’ un argomento nuovo per me appassionante e pragmatico, quindi vi ringrazio per l’organizzazione e per ciò che state facendo».  E così si apre la serata vera e propria con il coro diretto da Roberta Verde, che ha visto protagoniste sul palco, in un mix musicale multietnico, donne di varie nazionalità intonando ognuna le note nella propria lingua di origine. A seguire, la profonda e toccante narrazione di una esperienza di vita vissuta con protagonista una rifugiata capace di imprimere traccia e ricordo nella platea del significato vero e proprio della privazione della libertà.

E’  l’Afghanistan lo sfondo del viaggio della speranza che accomuna tante donne migranti, dal quale è difficile trovare una via di fuga per avere un futuro in cui siano riconosciuti i valori di ogni essere umano. E così il quotidiano emerge dai racconti, anche il semplice suono delle sirene in terra straniera si trasforma in terrore, allarme e paura per chi è scappato dall’Ucraina, o da ogni altro paese in guerra, ed evoca ricordi mai accantonati che ci si porta dentro per tutta la vita. Emozioni sconosciute per chi, dall’altra parte del mondo, in Italia non ne conosce né significato né emozione. La rappresentazione allora favorisce la partecipazione fisica ed emotiva del paese ospitante, aiuta ad avvicinare la gente comune al dolore ed alla storia della donna rifugiata in un 2024 in cui le guerre continuano a favorire flussi e migrazioni verso paesi più accoglienti come il nostro. A conclusione dell’evento, sotto un chiaro di luna che ha illuminato la Rocca a festa e davanti ad una platea numerosa ed attenta, l’espressione artistica di Giulia Alvear, sorprendente ed instacabile danzatrice della paura, dei bombardamenti ed infine della quiete che accompagna le donne provenienti da ogni parte del mondo in un paese straniero, il quale ha permesso la loro rinascita.

Laura Cutini 


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