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«Artigianato marchigiano in crisi,
il 2024 parte male:
le politiche pubbliche vanno aggiornate»

L'ANALISI dei dati di Ebam. Il presidente Battisti: «L’innovazione è la via per reggere l’impatto». Il vice presidente Giacchetti: «Forti ripercussioni anche sull’occupazione». La direttrice Marincioni: «Cresce il peso della bilateralità ma i dati sono preoccupanti»
RiccardoBattisti-MassimoGiacchetti

Riccardo Battisti e Massimo Giacchetti

 

«Nuvole nere si addensano sopra il cielo del mondo artigiano marchigiano nel 2024. La congiuntura è entrata decisamente in territorio negativo sotto il profilo del saldo tra casi di aumento e di diminuzione dell’attività nell’analisi dei dati del I semestre. Le previsioni per la seconda parte dell’anno non sono orientate all’ottimismo e la frenata della congiuntura si prospetta come ancora più accentuata».

Ecco la sintesi dei dati elaborati dall’Osservatorio di Ebam, Ente bilaterale artigianato Marche che costituiscono un’analisi puntuale e che rimarca un andamento critico e preoccupante secondo i principali criteri economici di valutazione. Secondo i dati raccolti ed elaborati è chiara una crescente polarizzazione tra casi di miglioramento e di peggioramento congiunturale, con una prevalenza dei casi di difficoltà su quelli di miglioramento (28,0% contro 19,7%). Tali connotazioni sono più pronunciate per le attività manifatturiere rispetto a quelle dei servizi: tra le manifatture un quinto delle imprese (il 20,5%) registra attività in aumento mentre un terzo delle imprese registra attività in diminuzione. La quota delle imprese con livelli di attività stabili è inferiore alla metà dei casi (46,3%). Tra le attività manifatturiere reggono le produzioni più complesse della meccanica mentre è più difficile per le calzature e pelletterie dove la metà delle imprese registra attività in calo. Difficile risulta anche la situazione del legno-mobile, dove le imprese che diminuiscono l’attività sono il 40% del totale, e solo il 20% registra attività in crescita.
Preoccupa la crisi della ristorazione dove il 45,7% delle imprese registra attività in calo e solo il 14,3% in crescita. Meno severa ma comunque negativa è la situazione dei trasporti, dove oltre un quarto delle imprese segnala attività in calo e solo il 56% la registra stabile. Si impenna la soglia dimensionale entro cui la congiuntura si configura a equilibrio positivo tra casi di miglioramento e di difficoltà: al di sotto dei 16 addetti la dinamica congiunturale è in equilibrio sfavorevole.

Confrontando il primo semestre 2024 con lo stesso semestre del 2023 si conferma una prevalenza dei casi di diminuzione dell’attività rispetto a quelli di aumento e meno del 60% delle imprese dichiara di operare al 100% della propria capacità produttiva (nel I semestre 2023 era il 63%). Per quanto riguarda il rapporto col credito torna a crescere la diffusione dei casi di incapacità (o disinteresse) nel valutare le condizioni di accesso al credito bancario (35,2% nel I semestre 2024).

La dinamica delle ore lavorate è sempre diffusamente orientata alla stazionarietà ma crescono le imprese che vedono diminuire le ore lavorate in settori come le calzature-pelletterie (30,4% dei casi; il 20,0% nel semestre precedente), altre manifatture (26,7%; era il 16,7%) tessile e abbigliamento (22,9%; era il 14,7%), legno e mobile (15,9%; era l’11,9%), macchine e attrezzature (13,9%). In un solo settore si registra una ragguardevole quota di imprese (vicina a un quinto del totale) che aumentano le ore lavorate: è il caso delle lavorazioni metalliche e dei prodotti in metallo (19,0%).

Le previsioni per la seconda metà dell’anno sono orientate come sempre alla cautela e si attende in crescita la diffusione della condizione di attività stabile (64,3% delle imprese); per le attività di servizio la stabilità è prevista superare il 70% delle imprese. Sono attesi saldi positivi tra casi di miglioramento e di peggioramento solo per le lavorazioni metalliche e prodotti in metallo, servizi alla persona e altri servizi. La condizione prevista più difficile tra i settori è quella del settore calzature-pelletterie con quasi il 40% delle imprese in calo di attività.

Nelle previsioni la situazione congiunturale non è attesa migliorare per i mercati più ampi di quelli locali: sui mercati esteri i casi di aumento previsto dell’attività si riducono al 3,6%. La cautela delle previsioni si riverbera nelle intenzioni di investimento che sono attesi in ulteriore in calo per diffusione complessiva (sono previsti dall’11,5% delle imprese).

Per Riccardo Battisti, presidente di Ebam «in un momento congiunturale così complicato è di tutta evidenza che le aziende che hanno investito sull’innovazione affrontano le sfide e le difficoltà del mercato con più successo e reggono meglio l’impatto con la concorrenza». «Il trend negativo della produzione nell’artigianato manifatturiero: ha forti ripercussioni anche sull’occupazione – evidenzia il vicepresidente Massimo Giacchetti – e per questo occorre garantire il futuro di un settore fondamentale per l’economia marchigiana con un’azione sinergica e congiunta». I vertici di Ebam concordano nel ritenere necessario un aggiornamento delle politiche pubbliche regionali e nazionali capace di cogliere non solo gli aspetti critici ma anche quelli positivi del mondo artigiano intrecciando le strumentazioni industriali con quelle sociali di contesto e supporto. Le riflessioni congiunturali e strutturali di Ebam rilevano come le cose non vanno bene e anzi peggiorano. «In questo contesto così complesso la centralità della bilateralità diventa ancora più strategica offrendo strumenti e soluzioni a imprese e lavoratori» dice Cinzia Marincioni direttrice di Ebam rimarcando l’aumento e la qualificazione delle prestazioni offerte.

L’analisi congiunturale completa dell’Osservatorio Ebam che riguarda le dinamiche del primo semestre 2024 e le previsioni per la seconda metà dell’anno sarà disponibile sul sito www.ebam.marche.it


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