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Lettere al Direttore: «Il mio Palio più bello»

FERMO - In occasione del Palio dell'Assunta, in programma per domani, riproponiamo (su richiesta dello scrivente) la riflessione inviata alla nostra redazione da Paolo Ciuccarelli
In occasione del Palio dell’Assunta, in programma per domani, riproponiamo (su richiesta dello scrivente) la riflessione inviata alla nostra redazione da Paolo Ciuccarelli
di Paolo Ciuccarelli
Caro direttore,
come tutti gli anni anche quest’anno il 15 agosto mi alzerò tardi, berrò un caffè e rimarrò a bighellonare tutto il pomeriggio in casa. Non amo la folla e Ferragosto è il giorno più affollato dell’anno.
Aprirò tutte le finestre, mi assicurerò che il frigo sia ben fornito di bibite ghiacciate e seguirò lo spettacolo del Palio dell’Assunta.
Il suono dei tamburi riecheggerà ed i ricordi anche quest’anno non tarderanno a farmi compagnia. Mi verrà in mente l’Infinito di Leopardi, e la mia immaginazione, al pari di quella del poeta, disegnerà ciò che non si vede. Con gli occhi fissi al verde della vetta fermana, siederò al balcone; gli altoparlanti e le urla lontane dei contradaioli saranno i miei compagni di viaggio in questo ennesimo Palio.
Immancabili le emozioni torneranno ad accarezzare il mio cuore. Tornerà la voce rauca di mia madre a chiedermi: «E’ buono il cavallo di Campolege, come si chiama?»; tornerà mio padre, seduto in soggiorno con gli occhiali calati sul Corriere della Sera a chiedermi: «Paolo, quando corre Campolege?» e ripetere sempre: «Lo sai cosa significa Campolege? Campus legionis» per poi richiudersi nel silenzio della sua amata lettura. Tornerà la bandiera al balcone sventolare orgogliosa e il fazzoletto al collo orgoglio di infanzia.
Eccoli ora li vedo, i cavalli sono ai canapi, la tensione è palpante, c’è un silenzio che fa battere il cuore, a tutti, rotto solo dalla voce del mossiere e dal rumore degli zoccoli dei corsieri che appaiono statue viventi, ipnotiche che girano, facendo pensare alle girandole colorate dai colori sgargianti delle giubbe sudate.
E poi partono, si alza l’urlo della folla, si alza la sabbia, si alzano le bandiere, si alzano i fantini eroi di un minuto, si alza la voce del vincitore e la gioia dei suoi contradaioli. Si alza all’arrivo la voce dello speakar il cui altoparlante è coperto dal visibilio; mi alzo anche io dalla sedia del balcone, con gli orecchi tesi a cercare di capire chi ha vinto. Nella “mia” corsa fantastica la giubba giallo fucsia è prima al traguardo, abbiamo vinto!!! Poi  si alza mio padre si toglie gli occhiali e mi chiede: «Paolo che è successo abbiamo vinto?» ed io ripeto sempre la stessa cosa, «aspetta che chiamo Kiko…».
Quest’anno quel grappolo di voci confuse dell’altoparlante si rinnoverà e, senza sapere chi ha vinto, avrò visto il mio palio più bello, come sempre insieme ai miei genitori…ormai lontani…e come tutti gli anni, il naufragar mi sarà dolce in questo mare…

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