FERMO – Non potevamo rinunciare al commento a caldo dello storico attaccante gialloblù, in grado di scrivere insieme ad altri indimenticabili compagni pagine di storia calcistica a metà anni ’90, e che ieri, ritornando al Recchioni nelle vesti di avversario in qualità di tecnico della Sammaurese, è stato travolto da un’ondata di emozioni per la calda ed inaspettata accoglienza ricevuta a Fermo.
Ed è così che Stefano Protti, con la disponibilità e la spontaneità che lo contraddistinguono, non si è sottratto alle domande cui è stato sottoposto ma, anzi , ha speso senza parsimonia parole genuine e sanguigne verso il pubblico fermano.
Protti, quale è stata la prima sorpresa che ti ha fatto presagire lo spirito di benvenuto che ti attendeva a Fermo?
“Sono rimasto di stucco quando ho visto lo striscione a San Mauro di fronte allo Stadio (con la scritta “Stefano Protti Sindaco di Fermo” ndr).”
Non ti aspettavi nulla di simile?
“Assolutamente no. Anzi, all’inizio ho pensato ad uno scherzo dei sammauresi, dato che erano a conoscenza del mio amore per la Fermana, quindi ero convinto fosse un modo goliardico per salutarmi prima di salire sul pullman con i miei ragazzi per venire nelle Marche. Anche perché non capivo come e quando avessero montato lo striscione, visto che noi ci siamo allenati mercoledì sera ed abbiamo lasciato il campo alle 21.00. Per la curiosità, ho chiesto più volte al custode dello stadio se avesse visto chi mai fosse stato, ma lui non si era accorto di nulla. Ho pensato fosse impossibile solo immaginare che qualcuno nella notte fosse partito appositamente da Fermo solo per realizzare una roba del genere.”
Quando ti sei reso conto che invece è stato proprio così?
“Arrivati al casello di Porto San Giorgio, proprio perché mi siedo sempre davanti nel pullman, sono stato io il primo ad accorgermi di un altro striscione lunghissimo che abbraccia tutta la rotonda antistante l’uscita autostradale. Mi sono sentito avvolto da un calore senza eguali, di quelli inaspettati e così forte da far battere il cuore all’impazzata. Mi ha riportato indietro di 20 anni, quando rientravo con i compagni dalle storiche imprese in maglia canarina ed i tifosi ci aspettavano ovunque per festeggiarci”.
Una volta arrivato al Bruno Recchioni, stadio dove hai lasciato il segno, hai preso ancor più coscienza dell’amore, mai sopìto, che i fermani provano per te?
“Sì, e ci tengo a dire che è un amore ricambiato. Nella vita è naturale fare errori, ma posso dire con orgoglio di non essermi sbagliato nel provare un affetto sincero verso questa gente. E’ davvero incredibile essere accolto con una tale energia e sincerità in una veste diversa: in fondo ora sono l’allenatore di una squadra avversaria, ma né questo mio ruolo, né il tempo ha tolto smalto e impeto all’abbraccio dal quale mi sono sentito avvolto”
Quando sei entrato in campo hai innescato una catena di commozione generale; addirittura anche il presidente della tua Sammaurese (Cristiano Protti, ndr) non ha trattenuto l’emozione per lo spettacolo cui stava assistendo…
“Nessuno si aspettava una coreografia del genere: gigantografie, striscioni inneggianti al mio nome ovunque, anche sotto gli accrediti, lo stadio è stato vestito a festa per me, e questo è stato davvero un regalo inestimabile”
Non solo i tifosi, ma anche il team dirigenziale della Fermana, ti ha sempre stimato e ti ha accolto con grande cordialità…
“Sì, ho avuto il piacere di conoscere l’attuale Presidente, una persona squisita, che mi ha confidato di essere stato anch’egli mio grande sostenitore. Gli ho detto che qui a Fermo ho lasciato una parte del mio cuore vivamente pulsante e che sono sempre pronto a tornare in questa terra da cui mi sento amato e nella quale, ad ogni mia visita, avverto una naturale familiarità, un po’ come sentirsi a casa propria – aggiunge, sorridendo – aspetto solo una sua telefonata….”
Passando ad un aspetto tecnico, cosa ti è piaciuto della Fermana vista ieri?
“E’ una squadra che può fare ancora molto. Si merita la posizione alta in classifica e deve continuare a lottare per mantenerla. Ha dei singoli davvero notevoli: in particolare ho notato la capacità del numero 7 (Andrea Petrucci, ndr) di muoversi con rapidità e creare continue occasioni pericolose. Sul finale addirittura la Fermana ha avuto la possibilità di andare in vantaggio, ma credo che il risultato del pareggio sia giusto e che stigmatizzi anche lo spirito di una giornata indimenticabile per tutti i presenti”.
A proposito di fine gara ed emozioni impossibili da dimenticare, cosa hai provato quando hai ricevuto il saluto da tutti gli spettatori e hai calpestato il campo del Recchioni accompagnato dal coro “Stefano Protti facci un gol”?
“Ecco, in quel momento è arrivato proprio il colpo di grazia. Non ho trattenuto le lacrime: è stata una stilettata al cuore. Sentivo il prato sotto le mie scarpe ed ho provato sensazioni così autentiche che probabilmente non esistono parole in grado di descriverle. Il pubblico mi è parso lo stesso di venti anni fa, mi ha comunicato le stesse enormi vibrazioni. Posso solo ringraziare tutti quanti, e fra questi l’associazione Solo Fermana, il Nucleo, gli altri tifosi, gli appassionati di ieri e di oggi, con tutta la mia più trasparente sincerità, sperando di tornare, magari, al più presto”.
Silvia Remoli
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