di Andrea Braconi
Di presentazioni del suo secondo album ne ha già fatte, ma quella all’interno del Nufabric Basement è speciale. In questo studio di registrazione incastonato nella campagna di Fermo, infatti, Serena Abrami è riuscita a dare forma al suo nuovo album, “Di imperfezione”. Un ritorno atteso, pregno di ricerca, personale e musicale, con testi mai banali e arrangiamenti capaci di muoversi in ambiti anche insoliti ma sempre complementari, in una visione ben definita e, soprattutto, condivisa.
Ne parla con trasporto, Serena, perché dalla sua prima volta in studio “sono passati diversi anni, sale prove e produttori diversi” (come Steve Lyon, Ale Bavo e Filo Q). Con lei, in una sorta di secret concert proprio tra quelle pareti dove tutto si è compiuto, ci sono Enrico Vitali alla chitarra, Mauro Rosati alle tastiere, Marcello Piccinini alla batteria e Sandro Sabbatini al basso.
E ci sono tante amiche ed amici che non sono voluti mancare, persone che negli anni hanno atteso con lei, ne hanno raccolto confidenze e persino qualche lacrima, rimanendole accanto.
Anche per Stefano Luciani, tra i fondatori del progetto Nufabric, quello con Serena è stato un viaggio vissuto insieme, incastro dopo incastro, dal lavoro di registrazione fino alla stampa del cd. Perché questo ritorno di una cantautrice “più matura e consapevole” poteva essere “costruito” soltanto con una dedizione totale, compresa la post produzione ed il supporto nella ricerca tanto di un ufficio stampa come di un booking.
Poi la musica, la sua vera dimensione, quello spazio dove si spinge ogni giorno. Parte da “Il lago”, Serena, passando poi per “Diva sola”, il singolo “Credo”, “Forse è culturale” e le restanti tracce di uno scrigno dal quale ognuno dei presenti, seduti a terra in un silenzio di straordinario impatto, riesce ad estrarre la propria magia. E a custodirla, senza imperfezioni.
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