La giornalista Sandra Amurri
di Sandra Amurri
Gentile direttore,
nell’intervista di Andrea Braconi il 19 gennaio dal titolo “Emmanuel, un omicidio senza verità e una ferità che resterà aperta”, Giusy Montanini del Comitato 5 luglio, pur senza fare il mio nome, ma il riferimento è lapalissiano, mi impartisce una lezione di giornalismo che io accetterei di buon grado convinta come sono, che non si finisca mai di imparare. Peccato che, per definirmi, una giornalista che non sa fare inchieste, si serva di parole di cui, mi auguro per lei, ignori il significato. Alla domanda: Dal 5 luglio in poi, dalle notizie che si sono susseguite, di tutto questo lungo percorso che idea vi siete fatti? Risponde: “…La reazione successiva data da sproloqui, affermazioni incredibili come la mafia nigeriana alla vigilia del patteggiamento, giornalisti che assumono subito una posizione di parte anziché indagare. Ecco, giornalismo d’inchiesta non c’è stato, c’è stato un altro tipo di giornalismo, mentre in questa fase avremmo avuto bisogno di un giornalismo vero…..”
Premesso che io non ho assunto alcuna posizione di parte e sfido chiunque a dimostrare il contrario, la presenza della mafia nigeriana al funerale di Emmanuel non è stata una mia affermazione, né tantomeno uno sproloquio, bensì è stata e resta una notizia, che una giornalista d’inchiesta, appunto, ha scoperto essere stata depositata nel fascicolo processuale. Mi riferisco all’informativa redatta da un dirigente del servizio di protezione del Ministero dell’Interno, sulla quale la Procura ha aperto un fascicolo. Non l’ho ascoltata al bar e neppure l’ho trovata nella spazzatura. Se, poi per “giornalismo vero”, la Montanini intenda un giornalismo portavoce delle sue, delle loro, tesi preconcette, dunque, a prescindere dai fatti, ammetto di non essere capace di fare giornalismo vero. Constato che non sia sufficiente alla Montanini per continuare a diffamare la mia reputazione professionale come ha fatto nella lettera inviata al mio direttore che ha coofirmato, lettera pubblicata da altri siti, compreso quello della Fiom nazionale poi tolta ecc… di cui, come ho già annunciato, dovrà-dovranno-risponderne di fronte alla legge.
La riprova di aver fatto il mio mestiere secondo etica e verità oggettiva sta nel patteggiamento con l’attenuante della provocazione che dimostra in maniera inequivocabile tre fatti fondamentali: 1)la responsabilità penale di Mancini (condannato a 4 anni) da me mai negata né sottovalutata, 2) l’aggravante razzista per quella frase, da me sempre condannata in ogni articolo 3) che a lanciare il palo stradale contro Mancini è stato Emmanuel e non il contrario, come da sempre sostenuto e rilanciato con enfasi, a verbale dalla vedova. Fatto questo che si evince inequivocabilmente dall’accordo sottoscritto dalle parti che riporto testualmente. “Premesso che Chinyere si è riservata di costituirsi parte civile sin dall’avvio del procedimento, al fine di ottenere il risarcimento di ogni danno, materiale e morale, causatole dalla perdita del proprio convivente; Il Mancini, da parte sua, intende agire nei confronti di Chenyere per le dichiarazioni, a suo avviso non vere e tendenti ad aggravare ingiustamente la di lui responsabilità, rilasciate da lei alla Polizia Giudiziaria il 5 e il 7 luglio 2016; Art 4 Il Sig. Mancini, a fronte dell’accordo transattivo raggiunto e della rinuncia all’azione civile da parte della Sig.ra Emmanuel Chinyere, dichiara di rinunciare sin d’ora ad ogni iniziativa sul piano penale, civile o amministrativo fondata sulle dichiarazioni rilasciate da Chenyere alla Polizia Giudiziaria il 5 e il 7 luglio nell’ambito del procedimento di cui in premessa. Nella eventualità che – anche senza iniziativa o impulso alcuno da parte del Mancini- un procedimento si instauri a carico delle Chinyere, il Mancini si obbliga sin d’ora a non costituirsi parte civile e a non avanzare alcuna richiesta risarcitoria in sede civile”.
Una sola domanda: se la vedova, come da sempre sostenuto, ha raccontato la verità, i testimoni hanno mentito, il risultato dell’autopsia non ha alcun valore, per quale ragione ha rinunciato ad un risarcimento, sicuramente sostanzioso, in cambio della rinuncia di Mancini a denunciarla per falsa testimonianza? Una cosa esclude l’altra. Se io ho detto la verità perché accetto che l’altro si impegni a non denunciarmi?
Concludo nel ribadire, semmai non fosse ancora chiaro, che una cronista ha il dovere di riportare i fatti man mano così come emergono dalle indagini in corso, di leggere, come io ho fatto, i verbali, offrendo ai lettori gli elementi oggettivi per formarsi una opinione sulla dinamica del fatto. Questo non ha nulla a che vedere con la frase razzista di Mancini da cui è nata la furibonda lite terminata con la morte di Emmanuel.
Grazie per l’ospitalità
Sandra Amurri
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