di Alessandro Giacopetti
La ricchezza storico-archeologica di Belmonte Piceno già nota grazie ad una prima campagna di scavo compiuta all’inizio del 1900 potrebbe arricchirsi con nuove scoperte. Anni di ricerche e analisi del terreno fatte anche con l’ausilio di strumentazioni all’avanguardia come i georadar per capire cosa c’è nel sottosuolo dell’area archeologica. In questo modo si potrà mappare la zona capendo con una buona dose di probabilità dove scavare per rinvenire ulteriori resti oltre quelli emersi nelle campagna di scavo compiuta tra il 1906 e il 1911. Alcuni reperti sono oggi conservati nel museo archeologico situato nel centro di Belmonte, altri sono dispersi tra Ancona e altre parti d’Italia. Durerà almeno tre anni.
Questo in sintesi il progetto archeologico relativo alla necropoli di Belmonte Piceno finanziato dall’Università di Friburgo, in Germania, e annunciato dal sindaco belmontese Ivano Bascioni. Prevede ricerche sull’insediamento risalente all’età del ferro. E’ stato presentato qualche anno fa dal Comune e ora è stato finanziato grazie all’interessamento del professor Christoph Huth dell’Università di Freiburg i Breisgau e dal Professor Markus Egg del Römisch-Germanischen Zentralmuseum di Magonza (RGZM).
Ha richiesto una lunga preparazione, già prospettata nella convenzione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche e il RGZM nel 2013, dedicata in primo luogo alle ricerche su Belmonte Piceno. Sono già state effettuate ricerche preliminari, sempre per conto degli istituti tedeschi. Nel progetto è inserita Valentina Belfiore, cui è stata concessa una borsa di studio dal Deutsches Archäoligisches Institut per una ricerca preliminare sulla documentazione storica e archivistica i cui risultati si trovano presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche ad Ancona.
Nella prospettiva di approfondire la collaborazione tra la SBAM e il RGZM nell’ambito della ricerca archeologica, del restauro e della conservazione dei reperti archeologici, sono attualmente in corso di restauro presso il RGZM alcuni dei più interessanti reperti provenienti da Belmonte Piceno, tra cui la fibula bronzea con le teste di leoni in avorio dalla tomba 10 Curi / tomba 72.
Il finanziamento proveniente dalla Deutschen-Forschungsgemeinschaft (DFG) riguarda i primi tre anni di un progetto che in realtà ne durerà almeno sei anni con l’obiettivo di effettuare ricerche archeologiche, restauri e studi archivistici per la ricontestualizzazione dei contesti funebri a Colle Ete e San Simone ed abitativi a Colle Tenna di Belmonte. La prima fase di studio si propone di ottenere disegni, fotografie e scansioni dei reperti dai corredi funebri degli scavi; catalogare reperti archeologici; elaborare rilievi dalle foto delle tombe durante lo scavo; elaborare un sistema cartografico e una banca dati anche con l’ausilio di un drone; analisi geofisica nelle aree archeologiche e rintracciare vecchi scavi.
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