PARMA – Nelle Marche, da giocatore ha indossato la maglia della Civitanovese, del Bikkembergs Fossombrone, della Recanatese e del Real Montecchio. Nello specifico del territorio fermano eccolo in gialloblù, canarino prima, della Folgore poi, con la quale ha anche trionfato di recente in Eccellenza nelle vesti di allenatore. Proseguendo come tecnico, in curriculum spiccano due salvezze che hanno del miracoloso in Serie D, seduto sulla panchina del Castelfidardo.
Da una manciata di settimane per l’ex difensore centrale mancino è iniziata invece l’avventura nel calcio di livello, scelto niente meno che da un mostro sacro dei massimi palcoscenici sportivi come Hernan Crespo, oggi vice presidente tecnico del Parma, per far crescere i ragazzi della selezione Primavera.
Nel precampionato in corso Bolzan ed i giovani calciatori hanno avuto la meglio nelle dinamiche del “Trofeo di Vignola”, su Modena e Cesena, prima di cedere all’Inter di Stefano Vecchi. Un collettivo crociato dunque work in progress, del tutto nuovo ma partito sotto i migliori auspici.
Bolzan, con quali stimoli affronta questa nuova avventura nel calcio di livello?
“Dopo tanti anni sono riuscito a ritornare nel professionismo. In Argentina, terra natia, ho avuto la fortuna di conoscere sia la A che la B, ma in Italia ne ho vissuto solo una partentesi a Montevarchi, in C2, poi tutto dilettantismo. Sono ritornato dunque da dove sono partito. E’ un sogno e un onore lavorare per il Parma, qui si respira aria di solidità e sicurezza, in un ambiente pronto di nuovo per il salto definitivo verso i teatri che gli competono, come la A”.
Dai palcoscenici interregionali di over a quelli nazionali di under, punti di forza e debolezza?
“In merito al fattore under, che in parte e come noto c’è anche negli adulti in D da regolamento, ciò che balza subito all’occhio è la differente cultura del lavoro che hanno i coetanei. Qui c’è abnegazione e sacrificio, elementi non sempre riscontrabili nelle categorie inferiori. Nei prof c’è comunque un risvolto della medaglia meno brillante: chiaramente è molto più impegnativo e vanno ponderati tanti fattori. Lavorare nello staff di una formazione Primavera di una Serie B richiede tempo e cura del metodo di lavoro, nonché di ogni minimo dettaglio.
Quali differenze saltano subito agli occhi nei contesti prof come quello di Parma rispetto alle recenti realtà in cui è stato tesserato?
“Senza dubbio l’organizzazione. C’è una quantità di uffici che lavora senza sosta, così come custodi e addetti alla logistica. Dalla Prima squadra all’ultima del vivaio e della scuola calcio è tutto accuratamente pianificato e ponderato, per una panoramica generale che rende il tutto una struttura di primo livello”.
Le mancheranno le Marche e in particolare il Fermano?
“Mi mancano già, sono molto legato alla provincia. In quell’angolo della regione ho vissuto per molto tempo e ho molti bei ricordi, di vita sportiva ma non solo. Parlando di calcio professionistico mi sembra inoltre automatico formulare un sincero in bocca al lupo alla Fermana, le auguro il meglio. Credo che a Fermo siano pronti per affrontare il campionato che gli compete per storia e tradizione calcistica”.
Paolo Gaudenzi
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