Personale della Sezione Anticrimine del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Fermo ha denunciato alla Procura della Repubblica il cittadino cinese, Y.C. di 40 anni, titolare di una azienda che produce scarpe con sede presso la zona industriale di Fermo, zona Paludi, per il reato di appropriazione indebita.
La vicenda ha avuto inizio nei primi giorni della scorsa settimana quando un imprenditore calzaturiero italo-svizzero, proprietario di un noto marchio di calzature, chiedendo l’intervento di un volante della polizia presso lo stabilimento dell’imprenditore cinese, aveva lamentato la sparizione di circa 5 mila paia di scarpe, per un ingente valore commerciale.
Il giorno seguente l’imprenditore italo-svizzero, recatosi negli uffici del commissariato di polizia di Fermo, nello sporgere formale denuncia, ha riferito che da qualche tempo era entrato in rapporti commerciali con la ditta cinese di proprietà di Y.C., al quale aveva commissionato la realizzazione di circa 10 mila paia di scarpe. Al commissionario (Y.C) aveva fornito tutto il materiale occorrente per la realizzazione della calzature (pellami, suole, solette, puntali, modelli, forme e quant’altro necessario) per un ingente valore economico. Il denunciante ha riferito che la prima tranche di 5 mila paia di scarpe era stata regolarmente realizzata e consegnata dal commissionario, il quale aveva ricevuto per questo il dovuto compenso.
Per quanto riguarda la seconda tranche delle restanti 5 mila paia di scarpe il committente (l’imprenditore italo-svizzero) verso la metà del mese di settembre, recatosi presso la ditta del cittadino cinese, ha verificato che la seconda parte dell’ordine non era stato realizzato. Qualche giorno dopo è tornato nell’azienda per ritirare la merce commissionata alla ditta cinese accertando che le 5 mila paia di scarpe non erano presenti. Y.C. a specifica richiesta del committente ha riferito di non sapere nulla delle scarpe.
Ricevuta la denuncia, gli uomini del commissariato di Polizia di Fermo guidati da Leo Sciamanna hanno dato inizio ad una serrata attività investigativa volta al recupero delle scarpe. Indagando nel settore degli stockisti i poliziotti hanno accertato che parte della merce sottratta, circa 1200 paia, era stata ceduta ad alcuni commercianti di scarpe partenopei che le avevano poi immesse sul mercato napoletano. Analogamente un imprenditore locale ha proposto su Facebook la vendita delle scarpe oggetto di indagine. La verifica effettuata presso quest’ultima azienda non ha dato i risultati sperati non consentendo, quindi, di rinvenire quanto sottratto.
In contemporanea sono proseguite le indagini nei confronti del cittadino cinese Y.C. anche con attività di appostamento e pedinamento che hanno consentito di rinvenire, in un magazzino sito a Montegranaro, 218 colli contenenti complessivamente 2500 paia circa di scarpe sottratte all’imprenditore italo-svizzero, per un valore commerciale di circa 375 mila euro, atteso che in negozio vengono vendute i media a circa 150 euro al paio. E’ stato poi effettuato un controllo presso la ditta del cittadino cinese Y.C e l’attività ha consentito di recuperare parte delle materie prime consegnate dal committente al commissionario per la produzione delle 10 mila paia di scarpe.
Il cittadino cinese, proprietario del calzaturificio, di fronte alle contestazione, si è giustificato asserendo di essersi determinato alla sottrazione della merce sostenendo che l’imprenditore italo-svizzero non aveva onorato parte dei suoi debiti nati a fronte della produzione delle scarpe. Ovviamente la tesi del cinese è stata fortemente contestata dall’imprenditore italo-svizzero che viceversa sostiene di aver pagato quanto dovuto.
Sono tuttora in corso le indagini volte a recuperare la restante parte delle scarpe non rinvenute da personale di polizia. Il commissariato sta attenzionando il mondo degli stockisti che abitualmente operano su questo territorio anche se provenienti da altre regioni, ad esempio la Campania.
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Premetto che ho la massima fiducia negli organi investigativi che svolgeranno le indagini del caso, come credo alla totale buona fede dei giornalisti che on line e su giornali locali hanno riportato quanto accaduto. Però tante cose non tornano. Prima di tutto consentitemi una battuta. Cosa significa imprenditore italo svizzero ? Per caso si tratta di una persona che vive di fatto in Italia ma figura come residente in Svizzera o in altri Paesi ? Che si comporta come imprenditore di fatto utilizzando prestanome come amministratori di società in modo da risultare di fatto invisibile al fisco italiano ? Che produce redditi tassabili in Italia ma che poi vengono attraverso società parallele portati all’estero ? perché se cosi fosse (per carità stiamo facendo solo delle ipotesi) ci sarebbero tutti gli estremi perché la Gdf apra una procedura di esterovestizione nei confronti dell’imprenditore italo-svizzero che sicuramente saprà chiarire questo fatto. In secondo luogo il taglio che hanno dato tutti gli articoli è che di fatto chi è dalla parte del torto sarebbe l’imprenditore cinese mentre il raggirato sarebbe il misterioso imprenditore italo svizzero. Ma qualcuno ha controllato se questo imprenditore italo svizzero ha la fedina penale immacolata ? Che non abbia cause pendenti in tutta Italia sempre guarda caso per questi motivi ? Sicuramente sarà incensurato, sarà un ottimo pagatore presso i suoi fornitori ma qualche domanda in giro va fatta, se non altro per chiarire bene tutto. Per ultimo credo sia doveroso dare il diritto di replica all’imprenditore cinese, in alcuni articoli si è parlato di raggiro, saltando a conclusioni che solo gli organi investigativi hanno il compito di fare.