di Alessandro Giacopetti
Si chiama “Festa del Baccalà”, e le sue radici affondano nella storia: una storia di oltre trecento anni. Coincide con la festa di Sant’Antonio Abate, ed è legata al convento che sorge a Montelparo. I Frati Agostiniani erano presenti nel paese già nel 1290. Dopo che l’edificio venne gravemente lesionato da un terremoto nel 1703, molti montelparesi e contadini che abitavano nelle campagne circostanti si adoperarono volontariamente per la sua ricostruzione. Al termine, i frati agostiniani organizzarono un banchetto a base di baccalà per ringraziarli. Ciascuno ricevette un coppo di baccalà, che equivale a circa 350 grammi odierni. Per questo oggi, il biglietto per poter avere una porzione di baccalà, pane e un litro di vino, si chiama ancora “coppu”, ed è acquistabile nelle attività commerciali del borgo montelparese.
Oggi la festa del baccalà è organizzata da un apposito comitato, composto solo da uomini, nel rispetto di una antica tradizione, in collaborazione con il Comune. Negli anni ha visto un costante aumento di presenze con partecipanti anche dall’anconetano, maceratese, e da fuori regione (Abruzzo, Umbria, Lazio) oltre che da tutto il Fermano. Si parla di circa 7000 persone nei 3 giorni di festa per un borgo di 900 abitanti, gravemente colpito dal sisma come altri dell’entroterra montano. Il 19, 20 e 21 gennaio prossimi, la festa del baccalà sarà, dunque, occasione per scoprire il borgo anche con una semplice passeggiata tra vie ricche di storia e al mercatino di antiquariato artistico e prodotti tipici del territorio. A causa del sisma, però, solo la chiesa di San Pietro e San Silvestro sarà aperta: al suo interno sono esposti i reperti del museo di Archeocultura. Ad essi si aggiunge il dipinto attribuito a Vincenzo Pagani “Madonna col Figlio in trono tra San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena” che si trovava nella chiesa di Santa Maria Novella.
Venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 gennaio si svolgerà l’edizione 2018. Sarà la qualità del baccalà servito, sarà l’abbinamento tra un piatto tipicamente costiero a panorami tipicamente montani, ma sono molti i biglietti già venduti. Un totale di 17 quintali di selezionato baccalà è in attesa di essere sporzionato dal grande lavoro dei volontari, giovani e meno giovani, impegnati a portare avanti la tradizione. Se parte del guadagno viene reinvestito per l’acquisto del baccalà, del vino e del pane per l’edizione successiva, il resto dell’incasso va come ogni anno al Comune e alla parrocchia per le esigenze più urgenti.
“Tra 2000 e 3000 i biglietti messi in vendita e già acquistati da moltissimi amanti di questa tradizione – racconta il sindaco Marino Screpanti, che spiega – come lo scorso anno anche in questa edizione i locali storici del Cantinone e dell’ostello, ospitato all’interno dell’ex convento, non sono agibili. Sarà la palestra comunale, la cui capienza è limitata a circa 200 persone, ad ospitare la distribuzione delle porzioni. E’ chiaro che non basta per le presenze attese. Quindi, proprio domani ci sarà un sopralluogo per posizionare una tensostruttura riscaldata con tavoli sulla terrazza panoramica in piazza Marconi, accanto al palazzo del Comune. I ragazzi della locale associazione giovanile Il Chiostro, dal canto loro, cucineranno polenta con sugo di baccalà e patate. Ripeteremo anche la tradizionale cena con i sindaci dei vari Comuni e altre autorità che ogni anno raduna un centinaio di invitati”.
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