di Andrea Braconi
“Se non ci saranno le strutture dove accogliere le persone, la legge sul Dopo di noi non potrà essere applicata”. Battagliero come sempre, Don Franco Monterubbianesi ha lanciato numerosi stimoli durante l’incontro organizzato a Fermo dal Partito Democratico, con parole anche di conforto a tutte quelle famiglie che ancora non sono riuscite a cogliere le dinamiche relative alla norma e alle opportunità che si sono create dopo la sua approvazione.
“Bisogna stabilire con le buone prassi nei territori la fase del ‘Durante noi’ e su questo darò sempre la mia piena disponibilità – ha sottolineato -. In questa fase sono felice perché sto lavorando con i sindaci dei paesi della montagna: tutto è partito da Smerillo lo scorso anno al festival Le Parole della Montagna, con la montagna che ci ha detto di ascendere verso l’alto per scendere verso gli ultimi. Sono 11 i sindaci coinvolti ed il centro di questo progetto sarà Servigliano”.
Due per Don Franco gli ambiti preziosi per portare avanti questo tema. “L’agricoltura sociale, con la quale i ragazzi possono vivere ed operare, e quello che ho chiamato il turismo dei valori, dando il senso di un’accoglienza in strutture in cui il disabile, anche grave, vive. E anche i migranti non devono essere accolti e poi lasciati in strada. Importante in questa fase sarà il ruolo dell’Agraria di Montegiorgio e così proprio a Piane di Montegiorgio nascerà un laboratorio sociale. Questo è il mio lavoro, per interloquire con gli 11 sindaci che credono in questi obiettivi. Loro hanno chiesto di ricostruire il territorio partendo dal welfare e serve anche il protagonismo dei giovani, i veri emarginati di oggi, senza futuro. Sarà importante l’aiuto dell’Ambito XIX, ma tutti gli enti locali devono credere a questo, salendo fino all’Europa perché i soldi ci sono e devono essere utilizzati su questo fronte. Anche per questo a Santa Vittoria in Matenano un centro di formazione rivolto ai giovani per farli diventare tutors dei ragazzi disabili”.
“Costruiamo finalmente una società diversa – ha concluso – in cui il rispetto verso le persone più deboli si faccia veramente. Il rifiuto del diverso deve finire, compreso l’atteggiamento nei confronti dei profughi. C’è una disgregazione terribile e se non partiamo da qui che Italia avremo costruito? Questa legge l’abbiamo fatta noi, dal territorio, e dobbiamo applicarla”.
Di grande interesse sul tema del Dopo di noi anche l’intervento del coordinatore dell’Ambito Sociale XIX Alessandro Ranieri. “Abbiamo già ricevuto un feedback dalla Regione per partire con la messa in atto di ciò che avevamo programmato ed è stata già emanata la nuova delibera regionale, che ci permetterà di dare continuità a questa prima fase di individuazione delle progettualità, sia quelleindividualizzate che quelle comunitarie.
Anche Ranieri ritiene centrale il tema del ‘Durante noi’ lanciato da Don Franco. “Abbiamo aperto alla cittadinanza la possibilità di fare domande per entrare a far parte del percorso e questo ci ha permesso di individuare coloro che volevano intraprenderlo. Nel nostro territorio fatto di 31 Comuni e di 117.000 abitanti, comunque uno degli Ambiti più grandi delle Marche, sono stati 51 i nuclei familiari che hanno manifestato il proprio interesse. Da qui è nato lo scambio con le varie associazioni per capire quali passaggi mettere in atto. Da queste 51 progettazioni abbiamo potuto definire qual’era il grado di maturità, vale a dire l’urgenza o meno di accompagnare persone verso il Dopo di noi per entrare all’interno di abitazioni per convivere l’esperienza con altre persone. Ci è stato assegnato il primo budget attraverso la progettazione comunitaria. Abbiamo però ancora una difficoltà evidente, che è quella di coinvolgere completamente gli enti del privato sociale e le famiglie. La seconda fase riguarderà un monitoraggio per progettare la continuità nell’utilizzo dei fondi, fase che partirà dal mese di ottobre e per la quale in riferimento alle risorse disponibili al momento abbiamo una prospettiva almeno sui 3 anni per lavorare in maniera continuativa”.
A chiudere Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4 di Fermo. “Voglio ribadire che questa nostra sanità regionale e locale si sta spendendo molto sul territorio, ponendo attenzione alle situazioni di disagio, disabilità e non autosufficienza, perché ritengo che quando si prende in carico una situazione specifica bisogna farlo complessivamente. Don Franco ha ragione: ci sono ambienti sociali dove abbiamo disgregazione, disagio ed esclusione, dobbiamo lavorare molto per cambiare una cultura e arrivare a parlare di inclusione. La disabilità non va vista come malattia, ma come rapporto sociale per favorire proprio l’inclusione. Però tutti gli enti devono partecipare, tutti devono lavorare in questa direzione, altrimenti rimaniamo da soli. Su questo versante lo sforzo deve essere comune e ci dobbiamo spendere per applicare la legge”.
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