di Andrea Braconi
foto di Simone Corazza
Continua il nostro viaggio nella Casa della salute di Montegranaro, già presentata dal direttore del distretto, Vincenzo Rea, (leggi articolo) e di cui abbiamo parlato presentando il servizio del Centro diurno Alzheimer (leggi articolo).
Conosciamo ora l’Hospice situato al 3° piano dell’edificio veregrense. Bambini, familiari, cani e gatti negli stessi spazi dei malati che lottano contro il cancro. È una delle particolarità di questa struttura, concepita “non come ospedale ma come casa”, come rimarca la coordinatrice Maria Rosaria Borriello, che spiega: “È l’estensione del proprio domicilio, tutto è orientato a ricreare, il più possibile, con la presenza dei familiari nelle stanze, le condizioni di un’abitazione”.
Stanze che possono essere personalizzate, con poltrone letto a disposizione dei parenti, e persino una cucina comune dove spesso capita di ritrovarsi a mangiare insieme agli operatori dell’Hospice.
“I familiari che decidono di fermarsi per pranzo – racconta Vincenzo Rea, direttore del Distretto sanitario – un po’ di pasta in più la buttano sempre nella pentola, a riprova del clima di condivisione e di aiuto reciproco che c’è tra queste pareti”.
Una struttura inaugurata nel 2009 e che rientra nella rete regionale degli Hospice. “Ce ne sono solo due a gestione pubblica, Montegranaro e Fossombrone, che aveva aperto poco prima – ricorda Rea -. Questa struttura è un fiore all’occhiello, la responsabilità organizzativa e gestionale è della direzione distrettuale, la responsabilità clinica e assistenziale è in capo all’Oncologia, ieri gestita da Lucio Giustini, oggi da Romeo Bascioni, persona preparata, valida e capace. Dotata di 10 posti letto, ha nell’80%, casi inviati da Oncologia, mentre il restante 20% proviene da segnalazioni dei medici di medicina generale”.
Dalle ore 16 alle 20 è in funzione la guardia medica e c’è la reperibilità dei due medici palliativisti dell’Associazione Nazionale Tumori (convenzionata con l’Area Vasta 4), che fanno terapia del dolore e cure palliative.
“Esiste un’assistenza domiciliare oncologica che garantisce un servizio altamente qualificato. Ma il paziente che viene in Hospice – rimarca la dottoressa Borriello – è un paziente che ha bisogno di determinate terapie che a domicilio non possono essere somministrate, oppure viene per dare sollievo alla famiglia perché a volte la situazione è così complessa che diventa difficile da gestire. Può essere inteso come un ricovero di sollievo perché a volte l’abitazione del paziente stesso non è adeguata o perché magari ci sono bambini piccoli in casa. Diciamo che da noi i pazienti arrivano quando la situazione clinica in casa non è più gestibile.
“In questa gestione – conclude il direttore Rea – dal 2009 abbiamo il supporto dell’associazione L’Abbraccio che oggi è un punto di riferimento anche per noi: gli associati una sorta di guardiani della galassia, come mi piace definirli. Fanno tantissime iniziative e, oltre a dare sollievo ai pazienti e ai familiari, danno supporto ai nostri operatori”.
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