Un western disarmante:
“Hostiles” il nuovo film di Scott Cooper

Un film duro e brutale ma che mostra il possibile cambiamento anche di chi sembra irriducibile. Per gli appassionati di cinema la recensione di Giuseppe Di Stefano.

Hostiles” è il nuovo film western, robusto e brutale, del regista Scott Cooper (“Black Mass“). Si apre con un’osservazione di D.H. Lawrence: “L’essenza dell’anima americana è dura, alienata, stoica, e assassina”. L’anno è il 1892 e nella prima scena una colona di nome Rosalee Quaid (Rosamund Pike) insegna alle sue giovani figlie il potere magico degli avverbi quando, all’improvviso, la loro fattoria nel New Mexico viene attaccata da una banda di Comanche. Uccidono suo marito, sparano alle sue due ragazze e infine anche a suo figlio neonato, il cui cadavere verrà trasportato da Rosalee per giorni.

 

Una simile ferocia ci viene mostrata poi, quando la scena si sposta, negli occhi del capitano Joseph Blocker (Christian Bale), famoso per aver costruito una carriera sul massacro genocida verso i nativi americani, cosa che lo ha lasciato turbato ma non con rimorso. Il suo odio verso gli indiani è di una purezza disarmante, sebbene a quei tempi non venisse considerato affatto anormale. Il film inizia sul serio quando, prima che possa riscuotere la pensione, Blocker riceve l’ordine di portare a termine una missione da lui ritenuta estremamente disgustosa: scortare uno dei suoi vecchi nemici, il morente capo Cheyenne Yellow Hawk (Wes Studi), nelle sue terre ancestrali per poter essere seppellito nel suo luogo di nascita. Il capitano lo ritiene personalmente responsabile della morte di alcuni suoi amici e considera la decisione del governo di liberarlo un tradimento intollerabile. Ma il dovere è dovere, così riunisce un gruppo di soldati scelti (tra cui Jesse Plemons, Jonathan Majors, Timothée Chalamet e Rory Cochrane) e parte per accompagnare il capo e la sua famiglia (Q’Orianka Kilcher, Adam Beach, Xavier Horsechief e Tanaya Beatty): il viaggio si rivelerà però un’esperienza di apprendimento per il capitano. Il gruppo si imbatte infatti nella sfortunata Rosalee, ancora tremante e col cadavere di suo figlio in braccio, e Blocker prende la decisione esecutiva di scortare la donna in salvo. Questa presenza offre al capitano la possibilità di mostrare il suo lato compassionevole e altera i rapporti tra i Cheyenne e i soldati. L’esistenza di un nemico comune – quei Comanches (la cui aggressione offende sia Blocker che Yellow Hawk) – crea un’alleanza cauta e tattica che prefigura una più ampia risoluzione delle differenze.

 

Nonostante tutta la violenza e la durezza, questo può facilmente ritenersi il film più bello di Cooper, anche grazie al direttore della fotografia Masanobu Takayanagi che si diverte nel sedurre lo spettatore con viste selvagge. La loro bellezza aumenta gradualmente, passando da boscaglie sparse e burrascose a lussureggianti catene montuose, mentre il viaggio avanza e l’umanità ritorna in Blocker. La penetrante gestione di questa trasformazione da parte di Christian Bale costituisce una delle performance migliori della sua carriera. Blocker è un uomo semplice, talora quasi uno stereotipo, che ha imparato a prendere ordini. Il suo lavoro è uccidere, e tutte le uccisioni lo hanno indurito. Ma sotto i baffi è una persona di coscienza e la bellezza di “Hostiles” sta proprio nel mostrare che talvolta, anche le persone apparentemente irriducibili, cambiano.

 

di Giuseppe Di Stefano


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