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Urologia, un anno con il dottor Yehia: “Crescono i pazienti da altre province e fuori regione”

FERMO - Il primario di Urologia elogia il suo staff e sciorina i numeri del 2017: dal Maceratese 25 pazienti, per il Fabrianese da un solo paziente si è passati a 9, per il Civitanovese da 4 a 55 e per l'Anconetano da 2 a 82

di Andrea Braconi

foto e video di Simone Corazza

Come primario del reparto di Urologia dell’Ospedale Murri di Fermo, Mahmoud Yehia è in carica dal primo marzo 2017. Un anno intenso del quale il dirigente traccia un bilancio estremamente positivo. E a parlare sono soprattutto i numeri: 810 ricoveri, 837 interventi e, soprattutto, una grande capacità attrattiva nei confronti di bacini diversi da quello Fermano. Dal Maceratese, i 18 pazienti del 2016 sono aumentati a 25, per il Fabrianese da un solo paziente si è passati a 9, per il Civitanovese da 4 a 55 e per l’Anconetano addirittura da 2 a 82. E poi Pesaro, Fano, Senigallia, Jesi e Camerino-San Severino, dove dallo zero iniziale si è passati rispettivamente a 3, 1, 5, 8 e 3 pazienti. Cifre che hanno più che compensato un lieve calo registrato dalla nostra provincia (da 564 a 498), da San Benedetto del Tronto (da 37 a 32) e da Ascoli Piceno (da 22 a 14). Riflettori accesi su Fermo anche da parte di regioni limitrofe, come l’Abruzzo e l’Umbria.

“Venire qui è stata una sfida dopo 18 anni di esperienza ad Ancona” spiega il dottor Yehia, che ancora conserva quell’entusiasmo che lo aveva spinto verso il Murri, consapevole di trovare una situazione di alto livello garantita nel tempo dai dottori Lalanne e Galosi. “C’è stata un’accoglienza calorosa a tutti i livelli – ricorda – dalla direzione dell’Area Vasta a quello che poi è diventato il mio staff. E ho avuto la possibilità di lavorare con tranquillità”.

UN REPARTO D’ECCELLENZA

“In un anno ho fatto 5 giorni di ferie – sottolinea il primario -. Questo per rendersi conto che l’attività è aumentata in maniera esponenziale, non necessariamente grazie a me. Probabilmente la gente si è resa conto che nel reparto di urologia di Fermo ci sono delle eccellenze a tutti i livelli: dai medici agli infermieri, dal personale paramedico agli anestesisti. I numeri parlano di un lavoro eccellente, la risposta della popolazione è stata positiva, dal Fermano come da fuori e da altre province. La gente qui ha la tranquillità di poter essere curata in maniera adeguata come a casa propria.”

IL RAPPORTO CON L’EQUIPE

“Accanto a me c’è un’ottima squadra. C’è il dottor Cordari, che in mia assenza fa le facenti funzioni, come in passato con Lalanne e Galosi. Non potevo che confermarlo, è una persona sulla quale faccio grande riferimento sulla parte organizzativa, amministrativa e assistenziale. A seguire il dottor Tucci, il dottor Ettanini, il dottor Donatelli e due giovani: il dottor Catanzariti e la dottoressa Tombolini, arrivata da poco. Con queste persone riusciamo a dare degli ottimi servizi, perché il lavoro urologico è un lavoro immenso: è una branca chirurgica, una branca medica, una branca di prevenzione, di follow up, di diagnosi. Noi trattiamo diverse patologie, non ci occupiamo solo di chirurgia. Facciamo anche diagnosi e controlli post intervento in maniera regolare e periodica. Questo richiede tanto lavoro e tante persone. Oltre ai 19 posti letto che condividiamo con Otorinolaringoiatria, abbiamo anche attività ambulatoriali con visite specialistiche urologiche, cistoscopie per i tumori della vescica, ecografie con biopsie, esami urodinamici, esami andrologici e uroflussometrie”.

LA PREVENZIONE

“Sposiamo molto il discorso della prevenzione, è importantissimo per salvaguardare la salute di tutti noi. Io dico sempre che ci si deve controllare quando non si sente niente. Facciamo anche incontri con la popolazione, in associazione con altri colleghi. In un anno ne abbiamo fatti diversi, gli ultimi due a Fermo e Porto San Giorgio. Facciamo diagnosi precoce del tumore alla prostata: la patologia prostatica è la prima in un maschio, quindi tante persone si devono controllare. Ad oggi la prevenzione è un elemento fondamentale ed è una situazione semplice: basta fare il prelievo del sangue ed una visita. Certo, bisogna fare la misurazione rettale, ma non è che sia un esame invasivo. Si scende con l’età se c’è una certa familiarità con questa patologia; io consiglio di farsi controllare a 45, anzi, anche a 40 anni. Perché se diagnosticate per tempo, queste cose si possono curare.”

COSA E DOVE MIGLIORARE

“Sicuramente, avendo un numero considerevole di pazienti in lista di attesa (situazione questa che riguarda tutti gli ambienti), una necessità è quella di avere più spazio nelle sale operatorie, più posti letto nel reparto e più personale. Io sono qui per lavorare, metto la passione in questo lavoro. Sicuramente quella fermana è un’amministrazione eccellente, c’è un dialogo continuo e porte aperte sempre a tutte le ore con il dottor Livini e tutto il suo staff. Ci sono però problemi reali che riguardano la sanità fermana, quella regionale e quella nazionale, che quindi toccano tutti.”

 

 


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