Fermana e Padova domenica
prossima ricorderanno Elvio Matè

RICORDO - In occasione della partita di Serie C tra canarini e veneti verrà commemorato il calciatore fermano, dal 1947 al 1978 bandiera dei biancoscudati in Serie A come giocatore, per poi diventarne allenatore. Targa e foto celebrativa per i dirigenti padovani da parte del Comune di Fermo e dalla figlia Susanna

1 maggio 1960, stadio Recchioni: da sinistra Nenad Dolic e Aurelio Scagnellato, capitani di Fermana e Padova (Matè è allenatore in seconda).

FERMO – In nome dell’apprezzato giocatore e allenatore, i doni verrano consegnati dal sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, e da Susanna Matè, figlia di Elvio, ai dirigenti del Padova. A riceverli ci sarà forse il vice presidente dei biancoscudati, Edoardo Bonetto, per coincidenza, anche lui ex giocatore della Fermana, ma in tempi molto recenti (2003/04 in serie C1).

L’idea è nata tempo fa da alcuni vecchi amici di Elvio, nonchè tifosi canarini di lungo corso, pensando al legame di amicizia che si creò tra le due società negli anni cinquanta e sessanta, nonché e alle due amichevoli che il Padova giocò a Fermo nello stesso periodo, la prima con Matè capitano e la seconda come vice dell’allenatore Nereo Rocco (foto in alto).

RITRATTO DI ELVIO MATÈ

Matè con la Fermana nel 1939/40, quando si giocava con lo stemma fascista sul petto

Elvio Matè è il più prestigioso calciatore fermano. Nasce sul Colle Sàbulo nel novembre 1921 e inizia la sua carriera calcistica in quello che è stato il primo e più famoso vivaio della Fermana: i “Pulcini di Hajos”, così chiamati dal nome dell’allenatore (l’ex nazionale ungherese Arpad Hajos) che nel 1934/36 guidava contemporaneamente sia la prima squadra che le giovanili.
Matè approda in prima squadra nel 1939/40, poi durante l’interruzione bellica è uno dei giocatori più ambiti da schierare nelle partite amichevoli della Coppa Patrizi oppure contro le squadre di militari.

Terminata la guerra, nel 1945 viene tesserato subito dalla ricostituita Victoria-Fermana in serie C, poi nel 1945/46 è in prestito alla Pro Sesto in serie B dove matura. Torna a Fermo, è titolare nel 1946/47 in C dove, benché mediano, colleziona 11 gol: è capocannoniere davanti all’allenatore-giocatore Kossovel (8) e al futuro bomber Renato Paci (5).

Nel 1947 Matè approda al Padova in B dove conquista subito il pubblico; scrivono di lui: «È un mastino, con la palla tra i piedi ha idee chiare e fa ciò che sa fare meglio, lasciando le finezze tecniche a chi ha piedi adeguati. Il suo rendimento è altissimo e quando il tecnico gli affida un compito, la sua dedizione è totale. Il pubblico sa riconoscere l’abnegazione e il senso del sacrificio, lo eleva a beniamino e lui ripaga con sudore e fatica».

Matè gioca tutte le partite segnando anche cinque reti e il Padova conquista la promozione in Serie A. Nei quattro campionati di A seguenti, Matè colleziona 126 presenze e realizza un gol; non salta una partita: fisico di ferro, disciplina, vita irreprensibile da atleta, sono le doti che gli danno continuità di rendimento e che trasmetterà ai suoi giovani quando allenerà.

Altre tre stagioni in B, disputa l’ultima partita della carriera il 12 giugno 1955 quando il Padova, allenato per il secondo anno da Nereo Rocco, torna di nuovo in A. Complessivamente ha disputato 230 partite in 8 campionati (di cui 126 in Serie A) con la divisa del Padova ed è tra i primi dieci come numero di presenze nella storia della società euganea.

Da sinistra, Elvio Matè e Nereo Rocco

Comincia la carriera di allenatore al Padova come secondo di Nereo Rocco, all’epoca uno dei migliori interpreti del “catenaccio”. Con loro due in panchina il Padova risale in A e nel 1957/58 ottiene subito uno storico terzo posto dietro a Juventus e Fiorentina, ad oggi ancora il miglior piazzamento della storia biancoscudata.

A causa di una lunga squalifica che colpisce Rocco, per 22 giornate Matè è allenatore titolare dei biancoscudati in A. Poi il tecnico triestino se ne va (vincerà una Coppa dei Campioni con il Milan) e Matè diventa a più riprese allenatore della prima squadra, dal 1962/63 in serie B al 1971/72 in C (in totale 117 volte in panchina, due stagioni in B, tre in C).

13 aprile 1950 al “Recchioni”: da sinistra i capitani di Padova (Elvio Matè) e Fermana (Bruno Agostini)

Grazie a Matè si crea un legame di amicizia tra la società canarina e quella biancoscudata che verrà due volte a disputare amichevoli al “Recchioni” (1950 e 1960, la prima terminata 3-3, la seconda 2-3 per i veneti, in entrambi i casi in occasione per la trasferta degli euganei a Bari) e che nel corso degli anni manderà a Fermo in prestito validi giocatori (tra i tanti ricordiamo Mirko Costa, Mario De Martin, oppure Vittorio Scantamburlo che molti anni più tardi, da osservatore, scoprirà Alex Del Piero).
Matè ha allenato anche il Clodia Sottomarina, la Mestrina, che nel 1973/74 porta in C, e l’Adriese.

Nel 1976 la precoce scomparsa del figlio maggiore Sergio è un duro colpo che segna la sua vita. L’anno dopo (1978/79) è l’ultimo al Padova.

Mister Matè (a destra) in panchina al Recchioni assieme al presidente Paolo Belleggia nel 1980/81

Nell’estate 1979, a 58 anni, Elvio torna a Fermo con la moglie Minetta e la figlia Susanna dopo ben 32 anni di permanenza a Padova, e inizia a collaborare col settore giovanile della Fermana assieme a Ronny Parlatoni (allenatori della prima squadra erano i vari Bozzi, Grasselli e Orazi) allenando Allievi e Pulcini, che nel 1981 vincono un torneo provinciale.

Lasciata la Fermana, Matè inizia una più continuativa collaborazione con la Firmum, società specializzata nel calcio giovanile, allevando e formando nel campo di via Respighi generazioni di giovani e restando nel cuore di tutti. Muore l’8 febbraio 1995 a 73 anni.

Oggi la figlia Susanna ci tiene a ricordare i ferrei principi di vita che Elvio ha trasmesso ai figli e a tutti i giocatori che ha allenato, anzi forse sarebbe meglio dire che ha educato.
Gli è stato dedicato il “Memorial Elvio Matè”, torneo di calcio giovanile a Fermo.

La tradizione calcistica si è trasmessa in famiglia al cugino Savino, che poi negli anni ’50 era custode del campo sportivo Bruno Recchioni, al nipote Franco, anche lui giocatore della Fermana nel 1956, nonché ai nipoti Gianni Cisbani (fratello del senatore Giorgio), portiere della squadra De Martino della Fermana nel 1963/64, a Fabio Di Ruscio, in gialloblù nel 1966/67, infine al pronipote Simone Matè, tifoso, anche lui giocatore nella Firmum e oggi allenatore di giovani.

Paolo Bartolomei

 


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