di Alessandro Giacopetti
Due musei, una nuova sede: sono il museo di Scienze Naturali “Tommaso Salvadori” e il museo polare Silvio Zavatti. La nuova sede è quella di palazzo Paccaroni, lungo in corso di Fermo, di fronte alla chiesa di San Filippo Neri, ora trasformata in sala esposizioni e convegni. Il primo raccoglie una preziosa collezione di uccelli naturalizzati di valore storico-scientifico. Iniziata dall’ornitologo, nativo di Porto San Giorgio, Tommaso Salvadori nel 1845 venne accresciuta fino al primo decennio del Novecento.
Il museo polare Silvio Zavatti, invece, è il primo museo in Italia dedicato ai popoli artici e agli esploratori polari. Fondato nel 1969 a Civitanova Marche, permette al visitatore di viaggiare idealmente tra orsi, volpi artiche, renne, trichechi, foche e balene. Il museo polare e la biblioteca polare fanno parte dell’Istituto Geografico Polare fondato a Forlì dallo stesso Zavatti e che nel 1993 fu acquistato dal Comune di Fermo. Dalla sua collocazione presso villa Vitali è ora riallestito al secondo piano di palazzo Paccaroni, gestito come prima, dalla cooperativa Sistema Museo che cura i Musei di Fermo. L’inaugurazione di oggi è stata suddivisa in due momenti. Il primo in Camera di Commercio con gli interventi delle autorità.
Francesco Trasatti, vicesindaco e assessore a Cultura e Turismo è partito dalle motivazioni alla base dello spostamento: “l’idea di inserire in un progetto organico le varie sedi museali della città è qualcosa che parte da lontano nel tempo. Dalla stesura del nostro programma elettorale. Il sisma ha accelerato questo progetto diventando di fatto uno stimolo”.
Sulla stessa linea Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, che ricorda: “nel giro di 4 giorni andiamo a completare la nuova configurazione della musealità fermana. Nel giro di qualche centinaio di metri ora sono racchiusi i musei cittadini. Se prima la visita di un turista poteva limitarsi al percorso dalla piazza del Popolo al Girfalco, ora arriva fino al Corso ampliandosi a San Filippo Neri e ai musei scientifici. La prossima tappa – ha anticipato Paolo Calcinaro – fondamentale per la città sarà la riapertura di palazzo dei Priori da qui a un paio di mesi”.
Numerose le autorità politiche civili e militari presenti in una sala consiliare della Camera di Commercio gremita, tra cui il direttore e l’ex direttore del Museo Polare, gli ex sindaci Ettore Fedeli e Nella Brambatti. Numerose anche quelle che si sono succedute negli interventi tra cui Mons Pietro Orazi, per l’Arcidiocesi di Fermo, il Prefetto S.E. Maria Luisa D’Alessandro, il senatore Giorgio Fede e Primo Tacchetti per l’ente camerale. Quest’ultimo ha ricordato “che la Camera di Commercio sia nata proprio a palazzo Paccaroni dove si sono svolte le prime riunioni di Giunta e Consiglio”.
Annunziata Lanzetta, funzionario del Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) per l’unità di crisi, ha coordinato il trasferimento dei beni da Villa Vitali a palazzo Paccaroni. “Lo abbiamo fatto in coordinazione con il Nucleo Tutela dei Carabinieri – ha detto Lanzetta, riferendosi poi al lavoro dell’amministrazione comunale – ci vuole coraggio dopo un terremoto a creare situazioni di cambiamento. Fermo è stata capace nel dopo-sisma di creare situazioni per emergere e farsi notare, anche grazie al fatto che il grande patrimonio storico-artistico presente le permette di essere un museo a cielo aperto”.
Antonella Nonnis in rappresentanza di Legambiente Marche ha ricordato che “Fermo è uno dei pochi comuni che ha permesso un repentino spostamento e messa in mostra delle opere”. Per Sauro Longhi, rettore dell’Università Politecnica delle Marche “rinforzare i musei scientifici apre una finestra sul mondo e offre la possibilità a molte persone di scoprire il mondo della scienza. Il museo polare è frutto di quanti hanno avuto la capacità di scoprire quello che abbiamo attorno”.
Guido di Donfrancesco è uno dei componenti dell’Unità Tecnica Antartide e si occupa del progetto Ricerca, Innovazione Tecnologica e Protezione Ambientale (UTA-RIA) all’interno dell’ENEA. “Dal 1985 è stata impiantata una base molto tecnologica sulla costa dell’Antartide chiamata Concordia che gestiamo assieme ai francesi. 7/8 anni fa abbiamo conosciuto il Museo Polare Zavatti. Noi per legge finanziamo attività di ricerca in Antartide, anche se è oramai noto che studiare un solo polo non ha senso. Vanno infatti studiati insieme, polo Nord e Sud, ecco il legame con il museo Zavatti, relativo all’Artide. E’ importante capire i danni che stanno subendo questi ambienti e per questo dobbiamo continuare a studiarne i cambiamenti”.
Una emozionata Silvia Illuminati, referente scientifico dell’Istituto Zavatti, ha ringraziato quanti hanno permesso l’apertura della nuova sede definita molto bella, per poi far partire un collegamento video con ricercatori attualmente alla Stazione Dirigibile Italia a Ny Alesund, nelle Isole Svalbard, a nord della Norvegia. “il museo rappresenta il racconto di un sogno e della passione di Zavatti per l’ambiente polare e i popoli artici – ha detto Silvia Illuminati agiungendo che – la nuova veste mantiene lo spirito di Zavatti, conformandosi a quello che ha scritto dopo essere stato a contatto con gli ambienti freddi. Si interessò prima al polo sud poi a quello nord. Le sue esplorazioni risalgono agli anni 50 e 60. La prima volta fu nel 1958. Fu tra i primi a pensare di costruire una base in Antartide. Poi il suo interesse spostato al polo nord dove ha fatto 4 spedizioni innamorandosi dei popoli artici e trasferendosi con loro anche per periodi di 4 mesi. Seppur soffrendo problemi di alimentazione, di freddo, di nostalgia per l’Italia – ha spiegato Silvia Illuminati – era così affamato di ricerca scientifica che cercava di raccogliere più dati possibile. Rileggendo i suoi diari capiamo che il museo è l’eredità che Zavatti lascia ai giovani”. Al termine degli interventi è stata la stessa Silvia Illuminati a guidare le autorità nelle varie sale del museo soffermandosi sugli aspetti più importanti dell’allestimento.
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