Esiste una parte del nostro corpo che pesa più di un kg, è cruciale per i nostri comportamenti, e influenza tutto ciò che facciamo. Potreste pensare al cervello ma se, invece, fosse un altro il principale burattinaio delle nostre vite? Ne parliamo con il dott. Luca Sacchini, medico veterinario specializzato in ‘Igiene ed Ispezione degli alimenti’.
Immaginate di avere appena vinto alla lotteria, di avere mangiato il più gustoso dolce o di aver appena terminato la vostra attività preferita. In tutti questi casi sono presenti delle sostanze prodotte dal cervello chiamate neurotrasmettitori che ci danno felicità, appagamento ed energia: senza di esse non proveremmo queste sensazioni. Ora immaginate di essere stati appena licenziati o di dover sostenere un esame importante: le sostanze chimiche in circolo saranno diverse e ci faranno sentire stressati o ansiosi. Gli alti e i bassi della nostra vita sono influenzati dalle emozioni indotte dai neuro-trasmettitori nel nostro cervello ma nuove scoperte nella fisiologia umana confermano che c’è molto di più dietro ai nostri comportamenti. Tutti abbiamo un “secondo” cervello, un altro organo che influenza allo stesso modo le nostre funzioni mentali e fisiche e che potrebbe essere il collegamento con le patologie del mondo moderno, dall’obesità alle malattie cardiovascolari, forse anche alcune malattie mentali: sto parlando della flora intestinale e delle specie batteriche che colonizzano il nostro corpo.
Come si è arrivati a scoprire il “secondo” cervello?
Tutto inizia nel 1845 con la nascita in Russia di un bambino molto curioso che divenne un uomo incredibile ma quasi dimenticato dalla storia e dalla medicina. Il’ja Il’ič Mečnikov era così affascinato dalla natura che all’età di 8 anni prendeva nota di tutti gli esseri viventi che vedeva nel suo giardino. Divenne uno scienziato molto brillante e scoprì il ruolo dei fagociti nel sistema immunitario, studio che gli fece guadagnare il Nobel nel 1908; il suo lavoro, dopo aver vinto il premio, fu ancor più cruciale nel comprendere i meccanismi della salute umana attraverso una storia di scoperte, morte e auto sperimentazione. Tutti noi abbiamo una cosa in comune: trascorriamo i primi 9 mesi della nostra vita nell’utero materno, un ambiente essenzialmente sterile, dove non esistono altre specie viventi tranne noi. Al momento della nascita veniamo però immersi in un invisibile strato di microbi “amichevoli” provenienti dal canale del parto. Questi batteri si sviluppano fino a divenire un vero e proprio organo invisibile nell’intestino crasso di circa 1,3 kg, lo stesso peso del nostro cervello, chiamato microbiota (con Il termine “microbioma” si intende l’insieme dei geni dell’intero microbiota). L’organo in questione è talmente grande che il 90% delle nostre cellule sono batteriche e solo il restante 10% è composto da cellule umane: siamo effettivamente più batteri che umani. Questo ecosistema di microorganismi nella nostra pancia è vario come quello della Foresta Amazzonica: migliaia di specie, ciascuna con la sua funzione. La nostra salute è incredibilmente dipendente dalla vitalità di questi batteri: essi digeriscono il nostro cibo, producono vitamine e ormoni, reagiscono a farmaci e infezioni, controllano i tassi glicemici e il colesterolo nel sangue. Ciò significa che intervengono in molti processi del nostro corpo funzionando esattamente come un secondo cervello. Mečnikov riuscì a capirlo da solo nel 1892, quando viveva in Francia durante un’epidemia di colera che causò migliaia di morti. Da scienziato, concluse che il miglior modo per studiare questo fenomeno era di bere egli stesso il brodo di coltura del colera. Eccezionalmente non si ammalò e decise di insistere nello studio malattia. Si concentrò sull’agente eziologico del colera al microscopio, scoprì che alcune specie batteriche presenti nell’intestino umano supportavano e stimolavano la crescita del colera mentre altre la prevenivano. Affermò quindi che il microbiota intestinale era essenziale per la salute umana e che il giusto bilanciamento dei microbi nel nostro corpo poteva contrastare una malattia, tutto ciò in un periodo storico in cui l’intestino umano era considerato una riserva nociva di tossine. Alcuni chirurghi umani erano infatti soliti rimuovere intere parti di intestino in pazienti con dolori addominali cronici. Dopo la morte di Mečnikov nel 1916, la sua teoria che i microorganismi intestinali erano positivi per lo stato di salute generale fu per lungo tempo dimenticata.
Come mai tale scoperta non fu più presa in considerazione?
Circa 10 anni dopo, furono scoperti gli antibiotici e cominciarono ad essere sovrautilizzati, divenne comune il taglio cesareo, i regimi dietetici si occidentalizzarono. Iniziò una vera e propria guerra contro i microbi di ogni tipo che trasformò quella fertile foresta pluviale nel nostro intestino in un deserto sterile: le idee innovative di un premio Nobel furono perse nel tempo. Alcune delle implicazioni di quelle scoperte sono state identificate di recente. Al giorno d’oggi, un bambino su tre nasce con parto cesareo e quindi non è sottoposto a quella iniziale copertura batterica presente nel canale del parto ma solo a quella della pelle o dell’ambiente ospedaliero cosa che, secondo alcuni studi, ha contribuito ad un 25% di incremento del rischio di obesità, asma, deficienze immunitarie e malattie infiammatorie dell’intestino in età più avanzata. Fortunatamente di recente si è compreso come si dovrebbe ripristinare la relazione con il microbiota intestinale per la nostra salute ma ancora sottovalutiamo largamente il suo ruolo di “secondo cervello”.
Come è stata riscoperta ?
Un parallelismo interessante può essere fatto attraverso la storia di un topo. Quando i topi vengono colonizzati da un protozoo chiamato Toxoplasma gondii accade una cosa molto intrigante, essi perdono la loro naturale paura dei gatti e, a differenza dei topi sani, si comportano come se ne fossero attratti e come potete immaginare ne diventano molto più facilmente prede. Questo microorganismo prende il controllo della mente di questo animale e ne cambia radicalmente gli istinti, le pulsioni naturali e di conseguenza i modi in cui si comporta e agisce. Se ci addentriamo più a fondo nella giungla batterica del nostro intestino possiamo osservare delle cose non meno incredibili: il nostro cervello e il nostro ventre sono fisicamente e biochimicamente connessi in diversi modi. La connessione fisica è data dal nervo vago che manda segnali in entrambe le direzioni: è interessante notare che se il vago fosse tagliato, il nostro intestino funzionerebbe comunque anche privo della connessione con il cervello, proprio come se avesse una sua autonomia. Secondariamente, il nostro cervello è costituito da centinaia di miliardi di neuroni che mandano continuamente segnali per dire al nostro corpo come comportarsi ed agire e l’intestino ne ha altrettanti. Inoltre, il microbioma è un centro nodale del nostro sistema immunitario, ciò significa che un problema che lo coinvolge può causare una reazione immunitaria nel corpo che finisce per alterare la salute stessa del cervello. Per finire, molti dei neurotrasmettitori di cui abbiamo parlato che sono in circolo durante delle attività appaganti o piacevoli sono prodotti dall’intestino: un esempio è la serotonina, un antidepressivo naturale, per il 90% prodotta proprio in quella sede e solo per il 10% dal cervello. Ecco perché le specie batteriche presenti possono influenzare i nostri riflessi e il nostro modo di agire. Nell’uomo l’attività motoria dell’ileo terminale e le proprietà fisiologiche e biomeccaniche della giunzione ileo-colica contribuiscono senza dubbio ai gradienti batterici ileo-colici. Si possono trovare nel colon concentrazioni di 1× 1012 CFU/ml, prevalentemente di batteri anaerobi, grazie alle bassissime concentrazioni di ossigeno, come Bacteroides, Porphyromonas, Bifidobacterium, Lactobacillus e Clostridium, con un rapporto di 100-1.000:1 con gli aerobi.
Sarà possibile attraverso il trattamento del microbiota prevenire le patologie croniche?
Una delle sfide del futuro è mirare al trattamento del microbiota per prevenire le patologie croniche. Recenti studi dimostrano come, per esempio, le varietà di grassi ingeriti nell’arco della vita possono cambiare radicalmente il tipo di batteri che decidono di risiedere nel nostro intestino e lasciar proliferare alcune specie batteriche a discapito di altre può migliorare la memoria, la reazione e i livelli di stress. In aggiunta a ciò, sono state compilate liste di alimenti che possono agire come prebiotici, ovvero stimolare la crescita di batteri “buoni” del nostro intestino. Diventa importante quindi non solo capire come alimentarci ma anche come alimentare quei microorganismi che colonizzano il nostro corpo, anzi le future strategie di trattamento di alcune malattie croniche incluse quelle cerebrali dovranno necessariamente prendere in considerazione il microbiota intestinale. Lo stesso Mečnikov lo teorizzò prima di tutti. Quando si sposò sua moglie si ammalò molto presto di tubercolosi e morì, questo portò lo scienziato in uno stato di depressione tale da indurlo ad assumere un’overdose di oppio a cui sopravvisse. Risposatosi, la sua seconda moglie si ammalò di una mortale febbre tifoide. Stavolta Mečnikov si iniettò l’agente eziologico di una malattia trasmessa da zecche e sopravvisse ancora. Successivamente iniziò lo studio del microbiota quando decise di trasferirsi a Parigi per lavorare al prestigioso Istituto Pasteur, dove ipotizzò che il giusto equilibrio dei microbi dell’intestino poteva opporsi efficacemente alle malattie e pubblicò una serie di studi e lezioni che descrivevano come raggiungere questo equilibrio e prolungare la propria vita. Mečnikov morì in Francia, nel 1916 all’età di 71 anni, paese e periodo storico in cui l’aspettativa di vita era di circa 40 anni. La guerra – incidentale o no – che il mondo ha dichiarato ai batteri nell’ultimo secolo ha portato ad una vera e propria estinzione di alcuni ceppi e ad un’epidemia di “piaghe” moderne. Dovremmo, come esseri umani, riparare la nostra relazione con i microorganismi ed utilizzarli per prevenire e trattare alcune malattie croniche perché tutti abbiamo il potenziale e le possibilità di seguire le orme di Mečnikov. Non solo dovremmo riscoprire le sue teorie scientifiche perse nel tempo ma anche adottare il suo desiderio di condurre una vita sana, riducendo l’uso di antibiotici quando non è necessario, scegliendo un regime alimentare adatto al nostro stile di vita e che favorisca il proliferare di quelle specie batteriche con cui ci troviamo a convivere.
Il dott. Luca Sacchini, medico veterinario specializzato in ‘Igiene ed Ispezione degli alimenti’ riceve per appuntamento al n. 328 8487029
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