di Paolo Paoletti
Domani, martedì 17 luglio, il territorio fermano vivrà indiscutibilmente un momento storico. I riflettori puntati sull’arrivo del ministro Salvini rischiano però di lasciare nell’ombra il lavoro, il sudore, le difficoltà, i momenti di sconforto ed i successi che i protagonisti dell’istituenda provincia di Fermo hanno dovuto affrontare. Non sono mancati anche tanti ostacoli da aggirare, alcuni dei quali non sono ancora finiti. Se da una parte si celebra il coronamento di un sogno per il Fermano, che va a completare la piena autonomia della Provincia di Fermo, dall’altra, scongiurata la sopravvivenza dell’Ente Provincia stesso, assistiamo alla lenta agonia di una delle realtà che per prima ha rappresentato il baluardo dell’autonomia economica e politica del Fermano: la Camera di Commercio. In questo caso è la politica regionale a voler accentrare tutto in un unico ente, con il rischio del venire meno di una capillarità che, fino ad oggi, proprio nel Fermano, ha fatto la differenza.
Abbiamo voluto sentire l’allora sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio, per conoscere meglio i nomi, gli aneddoti, le difficoltà che hanno portato alla nascita della Questura di Fermo. Il tutto con la supervisione e l’impegno in prima linea della Prefettura che ha sempre lavorato con grande assiduità, per arrivare all’obiettivo. Un dato su tutti: delle tre nuove province (Fermo, Monza/Brianza, Barletta/Andria/Trani) solo Fermo può vantare la sua nuova Questura. Merito dunque di Maria Luisa D’Alessandro e di tutte coloro che l’hanno preceduta, Mara Di Lullo, Angela Pagliuca ed Emilia Zarrilli. Con loro la costante presenza del capo di gabinetto Francesco Martino.
Questione di giorni e Fermo avrà ufficialmente la tanto attesa Questura, lei all’epoca dell’istituzione dellanuova Provincia di Fermo era sindaco, che ricordi ha di quel periodo?
A seguito dell’istituzione della nuova Provincia di Fermo, l’articolo 5 della legge 147 prevedeva l’adozione di uno specifico decreto da parte del presidente del Consiglio dei Ministri, nel quale venivano individuate tutte le procedure per la gestione, da parte di un Commissario, delle risorse destinate all’istituzione degli uffici periferici dello Stato. Allora fu nominato commissario Michele De Feis scomparso recentemente.
Qualche retroscena?
Posso dire che la nomina del commissario De Feis per l’attuazione della nuova provincia è stato un passaggio fondamentale. La scelta di Michele De Feis non fu fatta a caso. Era in pensione, faceva parte di una rosa di nomi indicati dal ministero ed era stato Prefetto a Macerata. Si trattava inoltre di una figura che conoscevo personalmente visto che gli vendemmo una casa, di proprietà della mia famiglia, dove andò ad abitare a Potenza Picena. Ricordo di aver avuto un incontro a quattro occhi con lui per concordare le future mosse per la nascita della provincia ed emerse la grande volontà congiunta di andare avanti e portare a termine l’iter. Dico questo per far capire che le conquiste non accadono per caso ma serve una forte volontà e determinazione. De Feis fu molto determinato a portare avanti l’incarico ricevuto dal Ministro degli Interni.
A quel punto cosa avvenne?
Insieme a De Feis sollecitammo il Presidente del Consiglio dei Ministri di allora, Silvio Berlusconi, e tutto il governo ad emanare questo decreto. Uomo chiave in questa fase fu il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta che emanò i tre decreti per le tre nuove province di Fermo,Monza/Brianza e Barletta/Andria/ Trani. Per Fermo erano previsti tutti gli uffici statali decentrati, inclusa ovviamente la questura, e uno stazionamento di 20 milioni di euro.
E’ possibile risalire alla data della nascita ufficiale della nuova Questura di Fermo sulla carta?
Si certo. Fondamentale fu l’accordo raggiunto il 5 ottobre 2006 proprio a Fermo. Oltre al commissario De Feis, al sottoscritto allora sindaco, erano presenti anche il direttore generale del ministero degli Interni, il vice presidente della provincia di Ascoli e la rappresentanza della Polizia di Stato. In quell’occasione fu deciso unanimemente di strutturare la nuova Questura presso il palazzo dell’ex centro studi di Polizia di Stato. Venne firmato un documento che sanciva ufficialmente che quella sarebbe dovuta diventare la sede della Questura e della sezione provinciale della Polizia Stradale. L’importo dei lavori era di 9 milioni di euro: 7 milioni li metteva il commissario prefettizio, 784 mila la Regione Marche tramite fondi del terremoto del 1997 e la parte residua la Polizia di Stato. Dopo questo passaggio fondamentale venne presentato, dall’ingegnere incaricato da De Feis, il progetto preliminare. A quel punto la palla passò all’amministrazione che guidavo e al consiglio comunale di Fermo. Si doveva infatti dare avvio ad una variante di destinazione d’uso che prevedesse il passaggio di quello stabile da un uso scolastico a spazio idoneo ad ospitare gli uffici dello Stato. Era il 12 febbraio 2008 quando il consiglio comunale di Fermo adottò la variante di destinazione d’uso per consentire l’insediamento della nuova Questura e della polizia stradale. Questi furono gli atti fondamentali.
Da allora però sono passati più di dieci anni? Che cosa è successo nel frattempo?
Nel 2009 con il termine dell’incarico di De Feis e l’istituzione della Provincia di Fermo iniziò anche tutta la campagna contro il ruolo delle province italiane, la vicenda relativa ai loro costi e tutto il resto che conosciamo bene. Ci fu pertanto un rallentamento generale. La ripresa dell’iter per la nuova Questura è dovuta all’impegno in prima linea della Prefettura che negli ultimi anni è stata determinante per far ripartire ed accelerare il procedimento anche superando diverse difficoltà non facili.
Siamo dunque arrivati ai giorni nostri?
E’ proprio il caso di dire, tutto è bene quel che finisce bene. Posso dire che quello di martedì sarà un momento storico per il territorio perché oggi come oggi possiamo dire di avere la vera provincia.
Bhè insomma, se da una parte c’è stata questa conquista dall’altra assistiamo alla condanna, ormai quasi certa salvo colpi di scena, della Camera di Commercio di Fermo che fu all’epoca il primo vero simbolo della nuova indipendenza ottenuta e del servizio alle imprese al territorio. Anche quella fu una battaglia vinta e venne con grande entusiasmo da tutti. Una provincia che perde i pezzi?
Se da una parte possiamo dire che il territorio ha raggiunto un obiettivo fondamentale che consolida la nostra provincia dall’altra si è avviato uno smantellamento delle camere di commercio. Paradossalmente quelli che erano i nostri elementi di forza sono diventati la nostra debolezza. Si era voluta la provincia di Fermo per ridare una forza economica al territorio ed oggi assistiamo alla volontà di creare una camera unica regionale. Purtroppo il territorio alterna fasi in cui l’economia è più forte della politica e viceversa. Ora stiamo vivendo l’esatto contrario in cui è la politica a dominare sull’economia.
Da ex sindaco di Fermo come vivrà la giornata di martedì?
Non posso che essere particolarmente contento. Si chiude questo processo che dà dignità a questo territorio. Nella speranza che le forze politiche e imprenditoriali del territorio stesso si attivino per bloccare l’iter per la camera di commercio unica e mantenere la Camera di Commercio di Fermo, senza soluzioni intermedie che portano poco niente. Più si accorpa più si rende inefficiente il sistema.
IL DOCUMENTO DELLA RIUNIONE DEL 5 OTTOBRE 2006
IL CAMBIO DI DESTINAZIONE APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE NEL 2008
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