di Andrea Braconi
foto e video di Simone Corazza
Determinato, sorridente ma anche pronto a rispondere alle richieste del personale, Renato Bisonni si è immerso dal primo maggio scorso in quel ruolo di primario di Oncologia che, per ovvie ragioni, “resta carico di responsabilità” ma che permette anche di avere un’ulteriore prospettiva dopo l’esperienza maturata sul campo come medico. “Unione e coesione sono le parole chiave di questo reparto – ci spiega – con tutto il personale che lavora con una mission chiara e determinata”.
Così, in una giornata meno frenetica delle altre (“Ma qui c’è sempre da lavorare molto, siamo la seconda struttura a livello regionale come numero di pazienti, che si attestano a circa 1.000 l’anno” afferma il primario), abbiamo visitato il reparto, proiettandoci anche oltre le pareti del “Murri”.
IL PUNTO DI (RI)PARTENZA
“Tanto lavoro è stato fatto dal mio predecessore, il dottor Giustini – tiene a precisare Bisonni -. Oggi abbiamo 45-50 day hospital più 12 visite di controllo al giorno. Siamo aperti dal lunedì al venerdì per le terapie, mentre il sabato siamo aperti per il completamento delle cure o cure di supporto. A questo aggiungiamo l’Hospice di Montegranaro con i suoi 10 posti letto. Con il nuovo ospedale di Campiglione, ovviamente, ci aspettiamo di avere un reparto più grande con più spazi. Ricordo, inoltre, che la nostra Oncologia da più di vent’anni svolge il servizio di Senologia Clinica, unico per le Marche sud e coordinato magistralmemte dal dottor Luigi Acito, decano del nostro reparto. Abbiamo pazienti anche provenienti dalle province di Ascoli Piceno e Teramo.”.
TRA CURA E ACCOGLIENZA
Importante per l’attuale primario suddividere tra cure e accoglienza del paziente.
“Per quello che riguarda le cure, il nostro è sempre stato un centro all’avanguardia, questo è rimasto e spero rimarrà nel tempo. Abbiamo sempre avuto pazienti che si sono rivolti con fiducia a noi e continuiamo lungo questo percorso. Abbiamo sempre il ‘day hospital’ pieno di pazienti ma questo purtroppo è normale. Avevamo un po’ di difficoltà nell’accoglienza, ci siamo fatti aiutare da un’associazione di volontariato come l’Anpof. Abbiamo necessità di spazi, la direzione ne è al corrente e ha sviluppato un grosso progetto che ci aiuterà molto a risolvere il problema”.
La strategia, dal maggio scorso, è quella di aggiungere lentamente alcuni aspetti e di modificarne altri, per diventare sempre più simili alle altre oncologie delle Marche, in primis quella di Ancona.
“Cerchiamo di omologare l’Oncologia di Fermo a quelle del territorio, in modo tale che spostarsi da qui non cambia nulla. Facendo questo il paziente rimane vicino casa sua, vicino ai suoi affetti, non deve fare tante chilometri. Perché nelle cure oncologiche – rimarca – è importante fare tutto in prossimità. Poi ci sono delle cure speciali, e lì abbiamo Torrette o tutti i vari presidi che ci garantiscono di poter fare tutto nelle Marche. Possiamo veramente rimanere qui e avere la certezza che tutto ciò che andremo a fare sarà assolutamente identico a ciò che avremmo fatto in un altro posto vicino a noi, o anche più lontano”.
LE COMPETENZE
Oltre al primario, l’Oncologia di Fermo vede la presenza di 6 medici. “Ogni medico si occupa di un campo specifico – aggiunge Bisonni -. Non c’è più la figura del medico che conosce tutto e si occupa di tutto, ma ognuno di questi ha sviluppato nel tempo delle expertise e le mettiamo in campo. Vogliamo dare la possibilità ai nostri malati di essere certi che il medico che si occuperà di loro è un esperto di quella materia. A questo si aggiungono 10 infermiere, con una coordinatrice, e 2 Oss che fanno da tramite tra i vari reparti. Oltre a questo abbiamo la psico-oncologa, una figura importante per questo reparto che non tutti i reparti di Oncologia delle Marche hanno. I pazienti sono veramente contenti di questo apporto psicologico, con la presenza di qualcuno che sa cosa dire e sa trovare le parole giuste in questo momento complicato della vita”.
LA REALTÀ DELL’HOSPICE
Nell’ottica di garantire la presa in carico totale del paziente, prosegue Bisonni, nel 2009 è stato istituito un Hospice a Montegranaro (leggi articolo). “È una realtà estremamente importante per i pazienti che volgono verso la fine della malattia e della loro vita – sottolinea la coordinatrice Maria Rosaria Borriello -. Qui trovano le cure necessarie, l’amore, l’accoglienza. Abbiamo, in tutti questi anni, cercato di dare il meglio della qualità assistenziale che potevamo dare.
Una struttura certificata nel 2012, sia a livello europeo che nazionale e regionale.
“Adesso è stata rifatta la valutazione e abbiamo appena prodotto tutti i documenti, con la Commissione che si è espressa positivamente ed è in arrivo la determina”. Determina che, per pura casualità, arriva proprio durante la nostra intervista:“Siamo contenti – conclude la Borriello – perché significa che quello che stiamo facendo lo facciamo bene, cercando di aiutare i pazienti e anche le famiglie di queste persone che soffrono. Questo è l’Hospice e questo vorrei che rimanesse sempre”.
PRIMA LA PERSONA
Altro elemento importante è l’accoglienza del paziente, che viene fatta tramite l’Anpof, presieduta da Michela Vitarelli. “Oltre ad avere reso piu accogliente questo ambiente, conoscendo bene le problematiche oncologiche essendo stati essi stessi malati o parenti di malati – spiega Bisonni – queste persone sono riuscite a dare quel quid in più che rende il servizio assolutamente di qualità”. E tra le varie iniziative meritevoli c’è anche quella dell’estetista. “Danno quella parte importante che i pazienti chiedono sempre di più, vale a dire la cura della persona, a partire anche dai massaggi e musicoterapia, cose che rendono più accettabili questi momenti difficili che tutti i nostri pazienti devono sopportare”.
LE COLLABORAZIONI CHE VERRANNO
“Stiamo stabilendo un protocollo d’intesa con gli Ospedali Riuniti di Ancona – conclude Bisonni – in cui stringiamo molto i rapporti e facciamo veramente rete, mettendo tutto nero su bianco. Dopo l’estate avremo un ambulatorio di genetica oncologica che, dopo Torrette, sarà solo a Fermo. Se ne occuperà la dottoressa Michela Del Prete, che è stata formata proprio su questo. In questo modo non viaggeranno i malati verso Ancona, ma solo la documentazione sanitaria e le provette”.
Altro accordo in itinere è quello di una rete per gli studi clinici, con la Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona che potrà contare sulla rilevante collaborazione del centro di Fermo, inoltre in corso l’attivazione di una rete sui tumori rari con il Centro Universitario Anconetano. “Questo ci farà fare un salto di qualità importante. I rispettivi direttori si sono già incontrati per stringere questi rapporti, non c’è ancora niente di scritto ma ci sono accordi che tra persone serie è come se fossero scritti”.
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