Gazzè, standing ovation:
notte magica allo Sferisterio

MACERATA - Il cantautore romano, vestito come un profeta dello spazio, ha presentato il suo ultimo lavoro Alchemaya incentrato sull'origine della vita, accompagnato dall'orchestra sinfonica. Nella seconda parte i brani più famosi di 20 anni di carriera, chiusura con "Una musica può fare" che ha scatenato il pubblico

 

 

di Marco Ribechi

(foto di Andrea Petinari)

Sold out, applausi e standing ovation. Così lo Sferisterio di Macerata ha risposto a Max Gazzé per il suo spettacolo Alchemaya, un evento quasi unico nel suo genere visto che dopo il debutto nella capitale alle terme di Caracalla sarà replicato solo al Teatro Antico di Taormina e all’Arena di Verona.

Max Gazzè allo Sferisterio

Una grande esclusiva per lo Sferisterio che torna ad affermarsi come contenitore ideale per spettacoli di qualità, dove il pubblico non fa mai mancare la sua risposta positiva. Un progetto musicale coraggioso e ambizioso quello del cantautore romano che ieri ha calcato il palco dell’arena insieme a un’orchestra sinfonica di 60 elementi diretta dal maestro Clemente Ferrari e con la partecipazione della strepitosa pianista sudcoreana Sun Hee You. Concerto diviso in due atti: la prima parte riservata alla presentazione del nuovo album Alchemaya, dove canzoni e letture si alternano tentando di “risvegliare le coscienze”, come dice lo stesso Gazzè, e offrire una visione sul senso e l’origine della vita. La seconda parte è stata invece dedicata alla reinterpretazione dei grandi successi di oltre 20 anni di carriera.

 

Il palco di Alchemaya

Di poche parole, vestito come una sorta di sacerdote del futuro, Gazzé ha voluto dare spazio solo alla musica e ai testi per presentare l’album della maturità, che sicuramente segna se non una cesura col passato almeno una nuova ricerca musicale e interiore. Una materia non facile con cui confrontarsi poichè già affrontata in maniera esemplare dal Banco del Mutuo Soccorso con il capolavoro progressive Darwin, Dai CSI di Giovanni Lindo Ferretti e dal maestro Franco Battiato. Gazzè, seppur contornato dalla pienezza del suono dell’orchestra, a tratti da pelle d’oca, mantiene nella voce il suo stile pop riuscendo con successo a fondere tematiche e stili musicali molto eterogeni. Da segnalare anche la forte presenza del sintetizzatore, tratto distintivo della produzione di Gazzè e nello spettacolo perfettamente integrato nella musica orchestrale. I brani di Alchemaya derivano da un profondo studio effettuato con il fratello Francesco (presente in arena e autore dei testi), su manoscritti antichi e misteriosi come quelli Qumran, ossia i rotoli ritrovati sul Mar Morto su cui gli studiosi sono ancora al lavoro. Moltissimi anche i riferimenti alla Bibbia e al gruppo ebraico degli Esseni. Uno spettacolo complesso quindi impossibile da capire al primo ascolto ma che ha però proprio nei suoi aspetti di unicità la sua attrattiva principale.

Al termine della prima parte Gazzè si rivolge al pubblico ancora frastornato: «Adesso eseguiremo brani che tutti possono cantare, vi invito a scaldarvi l’ugola» e parte con il pezzo sanremese La leggenda di Cristalda e Pizzomunno. Con Il timido ubriaco e Il solito sesso iniziano timidamente i primi accompagnamenti a ritmo del battito delle mani che si fanno sempre più fragorosi e insistenti con il crescendo dell’orchestra. E’ con Ti sembra normale che il concerto si trasforma di nuovo: gran parte del pubblico inizia ad alzarsi in piedi e a ballare, l’atmosfera ovattata è solo un ricordo, l’ascolto attento ha ora lasciato spazio alla condivisione e all’allegria. Qualche minuto di romanticismo con Mentre Dormi per poi far esplodere l’emozione con Cara Valentina che i presenti continuano a cantare dopo l’esecuzione costringendo il maestro e far ripartire l’orchestra. Non sono mancate in chiusura La vita com’è e Sotto Casa seguite dal trionfo assoluto con Una musica può fare, salutata da vari minuti di applausi con l’arena tutta in piedi ad osannare l’artista tra le grida “Bravo Max”.


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