In un’era ormai lontana da ogni forma di tabù legato alla sessualità, diventa fondamentale la conoscenza dei rischi che si corrono. Tra questi ci sono le malattie sessualmente trasmesse come l’Hpv o Papilloma Virus umano (che colpisce sia la donna che l’uomo), forma di cui in questi anni si parla molto per la sua diffusione ma anche per l’introduzione del relativo vaccino. Approfondiamo il tema con la dott.ssa Gina Tombolini, specialista in ginecologia ed ostetricia.
Che cosa è esattamente l’Hpv?
E’ un virus che causa un’infezione molto diffusa, trasmessa prevalentemente per via sessuale anche se, non necessariamente, in seguito ad un rapporto sessuale completo. Infatti viene facilmente trasmessa tra uomini e donne e fra partner dello stesso sesso, anche in assenza di penetrazione. Non possiamo escludere vie indirette di infezioni, dato che il virus si è trovato anche nella bocca e sotto le unghie. Si è visto che circa l’80% della popolazione sessualmente attiva contrae l’HPV almeno una volta nella vita.
Quali sono le conseguenze?
In genere questa infezione non provoca nessuna alterazione e si risolve da sola grazie al nostro sistema immunitario nell’arco di qualche mese o anno. In una minoranza di casi, meno dell’1%, delle donne infettate con un tipo dell’HPV oncogeno, l’infezione può essere causa di: lesioni preneoplastiche e neoplastiche del collo dell’utero (più frequente), dell’ano e dell’orofaringe. A questo proposito bisogna specificare che le ripercussioni patologiche sono legate al tipo di ceppo virale con cui si viene a contatto. Finora sono stati identificati più di 200 tipi di HPV, distinti e classificati in base al rischio di trasformazione neoplastica. Possiamo parlare di ceppi ad alto rischio oncogeno cioè che si sono rivelati i principali responsabili dell’evoluzione tumorale e ceppi a basso rischio che possono provocare lesioni genitali non neoplastiche tipo le verruche ed i condilomi in sede genitale oppure extra genitale a livello del naso, bocca o laringe. Tornando alle modificazioni causate dall’infezione dell’HPV e dalla sua persistenza a livello del collo dell’utero, si vede come vengono a formarsi prima delle lievi modificazioni delle cellule, rilevate dall’esecuzione del Pap Test, modificazioni che possono regredire spontaneamente o possono evolvere, raramente, verso lesioni più gravi dette anche di alto grado fino alla neoplasia. Il meccanismo biologico della progressione non è ancora perfettamente conosciuto. Ribadisco però che la progressione a carcinoma è comunque un evento raro. Un altro concetto importante sono i tempi necessari per la progressione, tempi che risultano molto lunghi. Si parla dai 4 ai 10 anni per arrivare da una displasia lieve ad un carcinoma invasivo. Per finire si ribadisce e si sottolinea il fatto che lo sviluppo di un tumore è un processo lento e, contrariamente a quanto si pensi, non tutti i passaggi sono necessariamente irreversibili. Questo è particolarmente vero per i tumore della cervice. Gli altri tumori associati all’Hpv, quali i carcinomi anali, vaginali e vulvari ed il tumore dell’orofaringe, sono molto più rari, possono intervenire in età ancora più avanzata rispetto al carcinoma cervicale.
Come si arriva alla diagnosi?
La strategia di base per l’individuazione precoce delle lesioni da Hpv è l’esecuzione del Pap Test e dell’HPV test. Non entro nel dettaglio di un tema oggi molto ricorrente relativamente al fatto di eseguire come test di screening prima il Pap Test o l’Hpv test. Importante, invece, è ribadire il concetto che il Pap Test, un esame di facile esecuzione, deve essere eseguito ad una certa cadenza per evidenziare la presenza o meno di lesioni preneoplastiche o neoplastiche. L’esecuzione del test del Papilloma virus metterà in evidenza la sua presenza mentre la tipizzazione virale ci consentirà di sapere se si tratta di ceppi a basso o ad alto rischio. Nella progressione delle indagini, in caso di anomalie, si procede con la colposcopia, esame ambulatoriale, che ci permette di individuare eventuali alterazioni a livello della cervice uterina attraverso la visualizzazione con un microscopio dei tessuti. Se fosse necessario, in questa sede si può ricorrere anche a biopsie mirate per ottenere risposte più approfondite. Perciò il controllo costante e l’esecuzione di questi test ci permettono di fare prevenzione e poter scoprire in tempo situazioni anomale.
Ci sono percorsi di cura?
Al momento non esistono terapie farmacologiche per eradicare il virus dall’organismo. Per quanto riguarda le lesioni tipo verruche e condilomi perineali si può ricorrere a creme ad azione antivirale o immunomodulatrice, in genere efficaci. In alternativa è possibile procedere con trattamenti chirurgici locali quali laserterapia, diatermocoagulazione e crioterapia. Per le lesioni precancerose del collo dell’utero si ricorre all’asportazione chirurgica (conizzazione), pratica che garantisce ottimi risultati senza inficiare le funzioni riproduttive della donna.
E in ambito di prevenzione cosa si può fare?
La prevenzione primaria avviene mediante vaccinazione e costituisce oggi la via più sicura per combattere il rischio da infezione da HPV. I vaccini attualmente disponibili sono tre: Bivalente, Quadri valente e, dal 2017, il Nona-valente. Il bivalente, (attualmente il più usato) è diretto contro i tipi ad alto rischio 16 e 18. Il Quadri valente protegge dai tipi ad alto rischio 16 e 18 e protegge anche dai ceppi a basso rischio 6 ed 11. L’ultimo arrivato il Nona valente , è una evoluzione del precedente e protegge dai ceppi 16,18, 6,11, fino ai ceppi ad alto rischio 31, 33, 45, 52, 58. Da ricordare che l’azione dei vaccini è preventiva e non terapeutica e si esplica mediante la produzione di anticorpi. Essi sono costituiti da “involucri“ vuoti, cioè non contengono né il DNA (materiale genetico) né altre proteine del virus. Sono quindi non infettanti e non oncogeni. Studi recenti ci indicano come la protezione vaccinale sia sicuramente di 9 anni e solo con ulteriori studi si vedrà se possa essere per più anni. Quindi ribadendo che il vaccino previene l’infezione, la sua efficacia sarà massima in chi non ha avuto ancora rapporti sessuali. L’efficacia in donne che hanno già avuto rapporti sessuali è minore perché è maggiore la probabilità che abbiano già un’infezione in atto. Esse saranno comunque protette dagli altri tipi di ceppi contenuti nel vaccino. Sapendo che l’efficacia diminuisce con il crescere dell’età in Italia esso è offerto attivamente e gratuitamente alle ragazze che hanno compiuto gli 11 anni. La campagna vaccinale viene eseguita presso l’ufficio di Igiene Asur da personale addetto. Dal 2017 la vaccinazione anti HPV è offerta attivamente e gratuitamente anche ai maschi nel dodicesimo anno di vita. Questo perché negli uomini l’HPV agisce diversamente rispetto a quanto accade nella donna: i maschi sono costantemente esposti all’infezione a tutte le età e sono considerati un serbatoio permanente del virus. Anche dopo i 26 anni si può decidere di fare la vaccinazione ma bisogna essere informati che potrebbero esserci vantaggi minori (che comunque esistono) e si debbono sempre effettuare i controlli. Per chi non rientrasse nella campagna di prevenzione gratuita per l’età, il vaccino si può acquistare in farmacia e può essere introdotto all’ufficio di Igiene Asur o dal proprio medico di famiglia.
Ci sono controindicazioni?
Trial clinici condotti prima dell’autorizzazione in commercio hanno evidenziato un ottimo profilo di sicurezza. Le reazioni più comuni sono di tipo locale: dolore, indurimento, rigonfiamento, iperemia in sede di iniezione. A livello sistemico a risoluzione spontanea e di breve durata si può avere febbre cefalea e mialgia. Qualche rara volta tachicardia posturale ortostatica. Anche questo argomento è comunque sotto stretta e continua sorveglianza. Vista la notevole importanza della vaccinazione per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero ci si auspica una risposta sempre più alta da parte della popolazione.
La dott.ssa Gina Tombolini visita all’Istituto Medico Palmatea. Per informazioni e appuntamento consultare il sito www.palmatea.it o chiamare lo 0734 53627
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