di Andrea Braconi
Ogni paziente ha una sua malattia. Ogni paziente ha bisogno di una terapia farmacologica che non può essere identica a quella di un altro. E questa, per il dottor Pietro Scendoni, è l’ambizione per il futuro della medicina, con una visione che deve essere incentrata sulla multidisciplinarità.
“Nel dirlo potrei essere visionario – ci spiega – ma se non è questo l’obiettivo il nostro sistema sanitario non regge e già ne stiamo vedendo le crepe. Ci si perde in tanti esami, accertamenti e visite specialistiche, ma manca la messa in rete di tutto questo. La medicina di base stessa perde di efficacia se non entra in questa visione. Oggi manca un regista, ci sono tanti solisti bravi ma se manca uno capace di mettere in sintonia tutti, il meccanismo non risulta efficace come invece potrebbe essere. Attenzione però: questo regista non deve essere per forza una singola persona, ma di volta in volta deve emergere in base alla specialità che predomina nel percorso del paziente. Ecco perché serve un discorso gestionale innovativo, l’unica strada che io vedo percorribile per mantenere il welfare che abbiamo oggi. Parliamo di orchestra? Allora per far uscire l’armonia serve assolutamente questo”.
La nostra riflessione con Scendoni nasce a poche ore dall’inizio della XXXIX Tornata degli Studi Storici dell’Arte Medica e della Scienza, organizzata dallo Studio Firmano e che si terrà venerdì 14 e sabato 15 settembre nel capoluogo provinciale.
“Lo Studio Firmano, al cui interno ci sono medici, avvocati, biologi e tante altre figure che ruotano intorno alle scienze e alle conoscenze – prosegue – dai tempi di Mario Santoro è impegnato su questo fronte. Quest’anno l’iniziativa si è arricchita di un simposio di medicina contemporanea per esprimere il senso che la storia della medicina non è cultura dell’antichità, ma è storia e propulsione per il futuro”.
Dottore, la scorsa settimana in occasione della presentazione alla stampa dell’iniziativa, lei aveva testualmente affermato: “La medicina del futuro non può prescindere dal passato”.
“Quello che diciamo oggi è già storia domani. Nella mia relazione, ad esempio, incentrata su una patologia importante come l’artrite reumatoide, si affronterà l’evoluzione dal punto di vista dell’inquadramento diagnostico e della terapia. Dal passato si costruisce il futuro, le varie discipline mediche sono andate nell’iper specializzazione ma non si può prescindere da ciò che è stato. Per una visione globale del paziente devo mettere insieme le varie specializzazioni. Nella medicina del 2018 il sistema sanitario non regge più questa iperspecializzazione in termini di costo se non c’è un coordinamento ed un approccio multidisciplinare al paziente. È questa, quindi, la sfida futura.”
E a tutto questo si ispira, appunto, il vostro simposio.
“Proprio alla multidisciplinarità, che è poi lo spirito della medicina di precisione che già da anni si decanta ma che si deve calare nel sistema sanitario attuale. Si tratta di una medicina incentrata sul paziente in cui vari specialisti, figure mediche e professionali girano intorno a lui coordinati da un sistema. Anche la farmacologia del futuro sarà incentrata su questo.”
Possiamo affermare che lo Studio Firmano, ancora una volta, farà la storia della medicina.
“Sì, ma il rammarico è che sia poco conosciuto a Fermo e nel Fermano, ma molto noto a livello internazionale .Non a caso verranno alcuni nomi top della storia della medicina.”
Cos’altro caratterizzerà il programma della due giorni?
“Ci sarà una parte storico medica, non solo filosofica, ma nella tavola rotonda del sabato si parlerà anche della formazione dei nuovi medici, che dovrà cambiare. Nel simposio di venerdì pomeriggio ci saranno più specialisti che partiranno da un ambito storico per poi posizionarsi sull’attualità, spingendoci verso il futuro. Ci saranno cardiologi, endocrinologi, ematologi, reumatologi che parleranno di malattie come la gotta, la cardiomiopatia, i linfomi, di come era l’approccio nel secolo scorso, com è adesso e come potrà essere in futuro.”
Tutto questo lo avete riassunto nel termine olistico.
“L’olistico spesso è interpretato come medicina alternativa, ma non è questo: significa omnicomprensivo, con una visione a 360 gradi che però un solista, pur ottimo, non può avere. Serve un direttore d’orchestra. È questo il messaggio che sulla medicina di precisione tentiamo di far passare.”
Il suo esempio precedente sui nuovi medici si lega all’allarme lanciato dal direttore Livini su una possibile mancanza di queste figure fondamentali.
“Come formare nuovi medici, la necessità di riaggiornare la formazione, riprogrammare le necessità di professionisti che serviranno nel prossimo futuro: di tutto questo noi parleremo insieme a personalità del mondo della medicina. Oggi paghiamo lo scotto di un calcolo errato del bisogno di medici e medici specialisti. Abbiamo una carenza di medicina d’urgenza o di pediatri, per fare qualche esempio. Lavorare in multidisciplinarità potrebbe far risparmiare risorse, che oggi si spendono invece per varie valutazioni. Questa è una nuova sfida per il sistema sanitario, riprogrammando l’intervento sul paziente. Sono passati 40 anni dalla nascita dell’attuale sistema sanitario nazionale, le conoscenze sono immense, le tecnologie sono immense, ma la gestione è rimasta la stessa. Spendiamo molti soldi, ma l’efficacia probabilmente non è quella che ci si attende. Bisogna lavorare nell’impostazione gestionale della cosa.”
Sono numerose le realtà che continuano a credere nella vostra iniziativa, a riprova della necessità di una rete tra soggetti istituzionali per entrare ancora di più nella dimensione della conoscenza.
“Indubbiamente sì. Il nostro intento è quello di coinvolgere tutti nella riflessione del modo gestionale. Il nostro sistema sanitario è invidiato da tutti, ma se non ripensato ed adeguato verrà superato da altri. Per 30 anni siamo stati al top del sistema sanitario mondiale, ma adesso scricchioliamo e dobbiamo mettere mano soprattutto alle modalità di lavoro.”
Guardare al futuro della medicina attraverso la storia, convegno a Fermo (VIDEO)
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