Scuola a Casette, la verità di don Gino:
«Avevate già deciso di chiudere»

SANT'ELPIDIO A MARE - Il parroco di Casette d'Ete, proprietario dell'edificio che ospitava la scuola infanzia, chiuso dall'Amministrazione comunale, racconta la sua versione in una lettera aperta: "Mi hanno chiesto di produrre le analisi di vulnerabilità sismica in 24 ore"

don Iginio Marcelli e il sindaco Alessio Terrenzi, vicini qualche settimana fa alla festa per i 50 anni del Casette d’Ete Calcio

Sull’infuocata questione della scuola infanzia di Casette d’Ete, improvvisamente chiusa dopo una segnalazione anonima che chiedeva chiarimenti sulla sicurezza dell’edificio, ora parla lui. Don Iginio Marcelli, per tutti don Gino, risponde con una lettera aperta alle due comunicazioni inviategli dal comune la scorsa settimana (il 10 e 13 settembre). La prima gli chiedeva di produrre immediatamente le carte relative alla vulnerabilità sismica dell’immobile, di proprietà parrocchiale, la seconda gli annunciava che, mancando i requisiti, la struttura non sarebbe più stata utilizzata come scuola.

“Stando a un riposo forzato, non potendo convocare una pubblica assemblea, voglio proclamare la mia verità e le mie domande. Penso sia mio dovere. Non si tratta di cose personali, ma della nostra comunità di Casette che ho amato e servito” esordisce il sacerdote, che nota come tutto sia iniziato dall’ormai famosa lettera anonima arrivata in Comune il 5 settembre a nome dei genitori. “Lettera che ha dubbia provenienza – secondo il parroco – perchè i genitori di questa scuola non la conoscono, su cui l’Amministrazione non ha indagato e non so a chi abbia inviato la risposta di quanto richiesto. Mistero. Nella prima lettera mi vengono chieste informazioni sull’esito delle indagini di vulnerabilità sismica, con risposta da rimandare in 24 ore precise. Perchè un tecnico le prepari occorre tempo. Doveva essere chiesto non il 10 settembre, ma molto prima. Chi doveva procurare questi documenti per le altre scuole, si è dimenticato che da un anno questa non è più scuola parrocchiale, ma comunale? O questa scuola è un figlio non ancora riconosciuto, o c’è da pensare che non si sia fatto niente neppure per le altre scuole. Chiesto tale documento, il Comune ha un mese di tempo per farlo vedere, intanto le scuole cominciano”.

“Un altro motivo per non aprire la scuola di Casette è che la Avendo, ditta che distribuisce la mensa, non ha trovato il forno e 4 fuochi, nè tavolo da lavoro, ma muffa e sporcizia – continua la lettera di don Gino – I fornelli e il forno, mai usati l’anno passato, non servono perchè il pasto è cotto altrove. Senza forni, che stavano al centro, ora c’è una stanza libera e comoda per distribuire i pasti. Il tavolo, se deve darlo la parrocchia, bastano 2 ore per il trasporto. Se deve darlo il Comune, a cui l’anno scorso l’Avendo l’ha chiesto, anche questo resta mistero. Se ci sono sporcizia e muffa è segno che da giugno a settembre nessuno ha pulito. Non tocca alla propretà. Tutti, a casa, prima di apparecchiare puliamo la stanza. E’ bene precisare che se il numero dei bambini è sempre lo stesso, un conto è servirli in 4 mense, un conto è servirli in 3 posti. Si risparmia il trasporto e le persone che servono. Prima di dare ragione, sarà meglio riflettere e cercare soluzioni ai problemi”.

Il passaggio più interessante della lettera è probabilmente la domanda che don Iginio pone a tutti: “Se non si era deciso di chiudere questo edificio, come mai dal 1 settembre, quando devono essere in servizio personale e insegnanti, non si è fatto niente nelle aule e nella mensa per tenere tutto pronto per la partenza? Se non c’è era desiderio di chiudere, come mai qualche voltura non è stata ancora effettuata? Da Enel Energia l’11 agosto è arrivata l’ultima fattura intestata ancora Scuola materna-Parrocchia Ss. Redentore”.

“Nella stessa lettera del 10 settembre si chiedono le condizioni di sicurezza sul lavoro – continua il parroco – Tutti sanno che questo dipende dal datore di lavoro e non dal proprietario. Inoltre si chiedono chiarimenti su due lavori, bagno per disabili e servo scala, da effettuare dal proprietario. Il proprietario ha la pratica in corso, ha effettuato bonifico al comune per il ritiro del progetto di euro 4.555. E’ stato fatto un accordo verbale per attendere l’esecuzione, perchè non essendoci disabili, il servo scala ostacolerebbe il passaggio a piedi dei bambini. Nel contratto è scritto che se non effettua il lavoro il proprietario, lo farà il Comune detraendo dall’affitto. Così si può stare più che tranquilli!”

Per chiudere, don Gino denuncia la disparità di trattamento: “Ai genitori che chiedono se nelle sedi adibite a scuola, dove vanno i loro figli, ci sono i documenti per la sicurezza sismica, si è risposto che per legge, fra un mese, sarà evidenziato. Ma a scuola ci vanno ora. Al sottoscritto sono state concesse 24 ore per preparare il suo, ai genitori un mese per vedere il loro? Se un genitore iscrive un figlio a questa scuola, si può, senza prima sentire chi ha fatto l’iscrizione, portarlo dove c’è spazio? E il rischio e il disagio per il bambino che per il viaggio deve alzarsi prima? Ogni giorno c’è la paura per l’andata e il ritorno. E se un bambino si sente male durante la scuola, è la stessa cosa andare a Casette o Castellano? E il colloquio genitori docenti è la stessa cosa qui o altrove? Tante altre domande, ma bastano queste per riflettere e capire”.


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