di Andrea Braconi
La felicità si costruisce nel tempo e non è data dal proprio peso. Serve pazienza e soprattutto lavorare duramente su se stessi. È questo il senso della riflessione di Patrizia Iacopini, responsabile del Centro per i disturbi del comportamento alimentare, nell’introdurci al convegno intitolato proprio “La felicità non ha peso”, in programma sabato 22 settembre nella Sala consiliare della Camera di Commercio di Fermo.
Dottoressa Iacopini, come è strutturata la vostra iniziativa?
“È il primo convegno regionale che abbiamo pensato di poter attivare, con l’ambizione di proseguire anche negli anni futuri, e dare in qualche modo visibilità a queste nuove patologie emergenti e alle possibilità di cura che oggi esistono.”
Patologie che toccano soprattutto le fasce più giovani.
“Attraverso questo evento – che vede protagonisti tutti e tre gli ambulatori istituzionali della regione Marche, quindi noi di Fermo insieme ai colleghi di Pesaro ed Ancona, oltre ad altri esperti – abbiamo pensato di dare maggiormente rilievo ai percorsi riabilitativi, che sono comunque percorsi sia terapeutici, sia psicologici e di tipo nutrizionale, importanti nella cura dei disturbi alimentari. Ed è questa la tematica che affronteremo sabato.”
Uno spazio importante avrà anche la vostra esperienza come Dca di Fermo.
“Verrà affrontata nella seconda sessione, dopo la pausa pranzo. Con gruppi di lavoro monotematici, abbiamo pensato di poter affrontare la parte nutrizionale attraverso le esperienze sensoriali, quella psicologico/psicoterapeutica che facciamo nel nostro ambulatorio, l’aspetto riabilitativo/educativo ed i percorsi in semi residenza, vale a dire nelle attività di diurno, dando anche spazio in plenaria al ruolo delle associazioni dei familiari – quindi l’importanza della famiglia – chiamando diverse realtà non solo marchigiane ma anche di livello nazionale. Sarà infatti presente la presidente della Consult@noi, associazione nazionale Dca. Insomma, vogliamo dare una visione diversa rispetto ai percorsi di cura.”
Ed il titolo da cosa nasce?
“È particolarmente interessante rispetto al fatto che non è il peso della persona che dà la felicità, ma è qualcosa che si costruisce nel tempo. Ed è un duro lavoro per tutti raggiungerla come obiettivo.”
Ci sarà anche la presentazione di una vostra novità, la rivista “L’altraluna”, realizzata da chi frequenta il Centro.
“È veramente un’esperienza fantastica, che speriamo di poter portare avanti nel tempo pensando ad una pubblicazione all’anno attraverso il lavoro delle ragazze e di persone che, in qualche modo, sostengono la nostra idea e la nostra battaglia. Lo faremo con interviste e con l’aiuto di chi mette a disposizione il proprio sapere e le proprie esperienze, aiutando a costruire qualcosa e a vedere l’altra faccia della medaglia di questi disturbi. L’altraluna simboleggia appunto questa modalità del mutare della patologia attraverso diverse facce, un elemento che ho esplicitato nel mio editoriale.”
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