facebook twitter rss

L’altraluna, una rivista aperta
per andare oltre il sintomo

FERMO - Il racconto di Filippo Romagnoli, educatore professionale, e Jessica Lamponi, psicologa volontaria, protagonisti dell'avventura editoriale nata all'interno del Centro per i disturbi del comportamento alimentare

di Andrea Braconi

L’altraluna non è una rivista qualunque. È il frutto di un’ampia condivisione, di un confronto costante, di punti di vista che, giorno dopo giorno, sono arrivati ad incrociarsi. Ma è soprattutto un obiettivo pienamente raggiunto, l’ennesimo, da parte del Centro per i disturbi del comportamento alimentare di Fermo.

Filippo Romagnoli, educatore professionale, e Jessica Lamponi, psicologa volontaria, sono le due anime di questo progetto editoriale che è stato ufficialmente presentato in occasione del convegno regionale “La felicità non ha peso”, svoltosi nel capoluogo di provincia, e che avrà un ulteriore momento di visibilità venerdì 28 settembre a Macerata, all’interno del programma allestito per la Notte Europea dei Ricercatori.

Filippo, che tipo di progetto è il vostro?

“È un progetto editoriale che è culminato con la realizzazione di una rivista, un progetto durato un anno e partito nel settembre 2017. È stato ideato con un gruppo formato da utenti ed operatori del centro. Ma è una rivista che, comunque, ha cercato di andare oltre il sintomo. Quindi, con l’obiettivo di non legare la malattia e le difficoltà legate alla sintomatologia, ma piuttosto di valorizzare tutta la parte vitale degli utenti, anche allargandoci alle realtà del territorio.”

Quali realtà?

“Nel corso di questi incontri del giovedì abbiamo invitato ciclicamente artisti, giornalisti, sociologi e personalità espressione della società civile. Essendo un progetto così lungo, hanno circuitato circa una dozzina di utenti che si sono un po’ alternati. La cosa più significativa è stato il grado di partecipazione e del riconoscersi intorno a questo progetto.”

Jessica, è stato un percorso lungo, caratterizzato da un confronto costante, a volte anche aspro. Ma sempre molto propositivo.

“Assolutamente sì. La caratteristica principale della rivista è stata proprio quella di condividere uno scopo e un progetto: dare spazio alle nostre passioni, ai nostri interessi, alla nostra capacità espressiva. Questo ha portato più volte a doversi confrontare su alcuni temi che hanno generato anche dinamiche intergruppo molto sentite. Più volte infatti, durante le riunioni, ognuno dei ragazzi ha portato dei punti di vista e e si è confrontato con gli altri. Questo è già difficile nell’ambito della patologia dei disturbi alimentari, ma nel prosieguo del lavoro questa capacità si è andata sempre più affinando e ha portato a momenti di condivisione, che ci hanno permesso di capire come trovare il punto di vista comune e, quindi, la soluzione più adeguata.”

 

“Cura completa, figure integrate e ambiente dedicato”: il Dca in prima linea contro i disturbi alimentari

Disturbi alimentari, Livini elogia il servizio: “Fermo pronta a candidarsi per la residenzialità”

“Non è il peso della persona che dà la felicità”: il Dca e l’altra faccia dei disturbi alimentari


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti