Basato sul romanzo omonimo di Meg Wolitzer e diretto da Bjorn Runge, “The Wife” è stato particolarmente apprezzato dalla critica. “Non c’è niente di più pericoloso di uno scrittore i cui sentimenti sono stati feriti”. L’oratoria è di Joan Castleman, interpretata da Glenn Rose, affascinante ed enigmaticamente discreta moglie dello scrittore di fama mondiale Joe Castleman.
Joan è uno studio sul dolore coniugale, l’inganno, e le sfaccettature del rapporto, che sfociano in una commedia dark divertente e studiata nei dettagli dei comportamenti.
I Castleman sono sull’aereo per la Svezia, pronti perché Joe riceva il premio Nobel. Vengono però pedinati e importunati da Nathaniel Bone (Christian Slater), in parte un fan stalker, in parte un parassita che vuole che Joe collabori con lui su di una biografia. Joe si innervosisce ma Joan più cautamente consiglia un comportamento più diplomatico e distaccato.
Jonathan Pryce è eccellente a raffigurare Joe, vecchio scrittore ingannevole e presuntuoso, fanatico del lusso e della sua reputazione colossale. Max Irons invece interpreta il lunatico figlio di Joe, David, che ha anche lui intenzione di diventare uno scrittore e che ha disperatamente bisogno dell’approvazione di Joe.
Joan è la moglie di Joe, donna molto amata e ammirata dalla cerchia di conoscenze del marito: aiuto e supporto, madre – presto nonna – e moglie affettuosa, apparentemente felice di una vita vissuta all’ombra del tiranno.
Ma è al momento del trionfo per il Nobel di Joe che scuote le cose: seppure tutti sapevano che Joan non scriveva, lei da giovane amava farlo e ambiva anch’essa a divenire scrittrice. E questo episodio fa scattare una tardiva crisi in lei. Alcuni flashback degli anni 50’-60’ mostrano Joan da giovane e ripercorrono un po’ la sua storia, fino a tornare alla cerimonia del Nobel, ambientata negli anni 90’. Il film mostra come le ambizioni letterarie di Joan apparivano sessiste e inadatte per quel luogo e quel tempo.
Quando si legge un romanzo, non si sta solo leggendo un testo ma si stanno consumando prestigio e reputazione dell’artista. Il film è intelligente, divertente e piacevolmente scorrevole.
Eraldo Di Stefano
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