di Andrea Braconi
foto di Simone Corazza
Farmaci innovativi per ridurre la mortalità, oltre che la progressione e l’incidenza delle complicanze. Creazione di una rete tra professionisti per poter invece agire tempestivamente. È intorno a questi due elementi che si è sviluppato il congresso regionale sul cosiddetto diabete mellito, organizzato dall’Associazione Medici Diabetologi – Società Italiana di Diabetologia, svoltosi oggi a Villa Bonaparte di Porto San Giorgio (LEGGI QUI). “Non dobbiamo lavorare per comparti stagni, altrimenti non ne veniamo fuori” rimarca a Cronache Fermane la dottoressa Elena Tortato, presidente dell’AMD Marche e responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale Diabetologia dell’Area Vasta 4 di Fermo.
Dottoressa Tortato, che caratteristiche ha questa malattia?
“Il diabete mellito è una patologia cronica che ha la tendenza all’evoluzione, sia perché c’è un aumento dell’aspettativa di vita, sia perché sono aumentati i fattori di rischio. C’è una vera e propria esplosione della malattia diabetica che impatta socialmente sotto due punti di vista: riducendo la vita del paziente con complicanze gravi e aumentando costi del sistema sanitario nazionale.”
Quindi, è sempre più necessario un elevato livello di attenzione.
“Assolutamente sì, tanto che è stato fatto un piano a livello nazionale, redatto nel 2013 dal Ministero, essendo la patologia, come detto, dilagante e con complicanze serie.”
E in quest’ottica qual è l’obiettivo del vostro congresso?
“Io l’ho basato soprattutto sulle complicanze croniche che sono ancora frequenti e gravi, colpendo diversi organi. Possono infatti verificarsi malattie cardiovascolari, nefropatie, retinopatie e neuropatie. Ad esempio, il diabete è la causa più frequente di cecità, di amputazione non traumatica dell’arto, così come fra le cause principali dell’insufficienza renale terminale. In più, un grosso rischio è quello delle malattie cardiovascolari: il paziente diabetico ha un rischio di 2/3 volte superiore rispetto ad altri soggetti di andare incontro ad ictus o infarto.”
Esiste un modo per arginare questi rischi?
“Al convegno abbiamo parlato di farmaci innovativi che hanno portato benefici in termini di riduzione della mortalità ma anche di riduzione dell’insorgenza e della progressione di alcune complicanze, soprattutto quelle cardiovascolari e le malattie renali. Altro concetto di questo convegno è che, per migliorare la qualità della vita dei pazienti, è necessaria comunque una diagnosi precoce ed una terapia tempestiva. Per rendere fattibile ciò, è necessaria l’integrazione tra tutti i professionisti coinvolti nella cura. Essendo una malattia multiorgano, il diabetologo da solo fa poco e ha invece bisogno della collaborazione del cardiologo, del neurologo, del nefrologo e via dicendo. Questo per creare un percorso multiprofessionale con al centro la persona diabetica che deve partecipare in maniera attiva. Solo la rete può migliorare la qualità della cura.”
Avete già programmato altre attività per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema?
“Per iniziare, sono molto soddisfatta della giornata odierna a cui hanno partecipato oltre 100 congressisti; a metà novembre avremo la Giornata Mondiale del Diabete e faremo un’attività di informazione alla popolazione. ”
Il diabete mellito e le sue complicanze: il congresso regionale a Villa Bonaparte
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