di Alessandro Giacopetti
Un nuovo incontro finalizzato a far conoscere e ampliare l’Accordo Agroambientale d’Area della media e bassa valle dell’Aso si è svolto nella mattinata di oggi alla sala Lussu a Marina di Altidona. Presenti alcuni agricoltori aderenti al progetto, rappresentanti delle istituzioni e tecnici. Cinzia Guarnieri e Nicola Lucci ricoprono il ruolo di facilitatori: “L’Accordo Agroalmbientale d’Area che vede il Comune di Altidona come ente capofila, è composto da oltre 100 agricoltori del territorio. Intende diminuire i lati negativi dell’impatto ambientale dell’agricoltura sulle acque del fiume Aso, puntando proprio alla tutela delle acque. Arriverà fino al 2022 e nell’ultimo anno sono subentrate nuove aziende”, spiegano Lucci e Guarnieri.
“Oggi vogliamo far capire agli attori del territorio cosa è l’Accordo. Per farlo lanciamo un sito e una pagina Facebook dedicati. All’interno una sorta di timeline e documenti utili, insieme al logo che identificherà l’Accordo, perché è importante comunicarne le novità. Per il singolo agricoltore aderire all’Accordo significa dare qualcosa in più al suo prodotto e all’ambiente in cui vive. Inoltre, a livello commerciale, permette di distinguere chiaramente quel prodotto”. concludono i facilitatori Cinzia Guarnieri e Nicola Lucci.
L’incontro è stato aperto dal sindaco di Altidona Giuliana Porrà, alla presenza di alcuni rappresentanti dei Comuni ed enti coinvolti. Nell’ambito di una ricerca dell’Università Politecnica delle Marche, correlata all’Accordo, il professor Davide Neri ha anticipato che “i risultati li daremo in una giornata specifica organizzata a gennaio. Oggi parliamo di coltura delle piante a basso impatto ambientale, in modo biologico, all’interno delle normative vigenti. Biologico inteso come biodiversità. Non esiste l’erba buona o l’erba cattiva – ha spiegato Davide Neri – perché nei campi c’è un mondo ricco di specie da gestire e controllare. Per farlo, il diserbo chimico può essere evitato in Valdaso”.
Con l’aiuto di slide e immagini il professor Neri ha aggiunto: “Supermercati e grande distribuzione stanno spingendo il Bio ma per far entrare un prodotto in questo spazio occorre rispettare alcuni parametri. Ciò ha portato ad un aumento delle superfici coltivate a Bio in Italia. Le Marche hanno circa 2000 operatori Bio e si trovano nella media nazionale, in una ideale classifica tra regioni italiane: foraggio, prati e pascoli sono i terreni più coltivati. A livello europeo l’Italia è il paese che produce più mele Bio – ha aggiunto Neri, prima di portare alcuni esempi dal resto del mondo. – In Giappone hanno puntato sul cambio di colorazione della mela: quando è nel sacchetto ha un colore e quando la si porta fuori ne prende un altro. Inoltre hanno messo degli adesivi sul frutto stesso che fa comparire a contrasto il nome del produttore. Questo perché hanno capito che la mela non è solo cibo, ma rappresenta anche la cultura di un territorio”, ha concluso Davide Neri.
Nel corso dell’incontro è stato presentato il sito web dell’Accordo, che nella home page segnala i 13 Comuni coinvolti, le 110 aziende agricole aderenti, i 9000 ettari coinvolti. Poi ci sono in 3 sezioni con tutti i documenti e le novità. Presente anche una timeline delle tappe dell’Accordo e il logo che lo rappresenta: una schematizzazione della Valdaso comprendente colline, pianura e l’Aso al centro, con il sole all’orizzonte. Attiva da due settimane anche una pagina Facebook.
In rappresentanza della Regione Marche, l’agronomo dottor Mauro Tiberi ha parlato del monitoraggio che sta partendo per controllare se le attività che l’agricoltore aderente fa e per le quali prende il finanziamento da parte dell’Unione Europea è efficace. Ad esempio la metodologia di confusione sessuale, che evita all’agricoltore stesso di fare il trattamento insetticida. Vanno quindi monitorati i risultati sia a livello di singole aziende che di macroarea.
L’Accordo vede insieme i Comuni di Altidona, Campofilone, Carassai, Montalto delle Marche, Monte Rinaldo, Monte Vidon Combatte, Monterubbiano, Moresco, Ortezzano, Pedaso, Petritoli, assieme a Presidio Slow Food, Gal Piceno e Legambiente.
Presenti anche rappresentanti del patto d’area di Montelabbate in provincia di Pesaro, inseriti in un altro accordo agroambientale con poco più di trenta agricoltori, per uno scambio di conoscenze e competenze. “Siamo agricoltori che producono eccellenze che vanno certificate, – spiega Luciano Baroniciani – etichettandole con un marchio cui sono abbinati vantaggi per l’ambiente e per la salute del consumatore. Lavoriamo sulla pesca, il vino, l’olio e soprattutto il miele, curando l’apicoltura. Non solo una pesca bella e sana, quindi, ma anche buona. Tutto questo si fa lavorando bene in campo ma anche frequentando corsi per aggiornarsi e saper affiancare altre competenze a quelle agricole. Ad esempio quelle informatiche per raccogliere e comunicare le informazioni attraverso un sito, account sui social, caselle di gradimento su Facebook, o gruppi WhatsApp”, fa sapere Luciano Baronciani della delegazione di Montelabbate.
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