Apparecchi fissi o mobili, tradizionali o trasparenti, fino alle moderne mascherine invisibili. L’ortodonzia oggi offre un’ampia gamma di strumenti e tecnologie per curare le malocclusioni dentali. Un tema col quale milioni di persone, ad ogni età, hanno a che fare.
Ad illustrare le principali tecniche è il dottor Marco Cardinali, direttore della Santa Apollonia Clinic di Sant’Elpidio a Mare. “In sintesi, le malocclusioni sono anomale posizione dei denti, o scorretti rapporti tra la parte superiore ed inferiore. Possiamo individuare due macrosettori: l’ortodonzia nell’adulto e nel bambino, con differenze notevoli dal momento che nell’infante, in fase di crescita, si possono modulare e ripristinare i corretti rapporti ossei”.
Nel bambino si consiglia la prima visita tra i 5 ed i 6 anni, periodo in cui arriva il primo molare definitivo. “E’ l’età giusta in cui effettuare ortodonzia intercettiva, per comprendere la causa ed il tipo di malocclusione e la terapia necessaria per risolvere il problema – precisa il dottor Cardinali – Le ragioni possono essere molteplici, talvolta occorre coinvolgere altri professionisti, come logopedista ed otorino, qualora vi sia imprecisa deglutizione. Per la diagnosi – continua il medico – si parte da un’osservazione del paziente ed una valutazione dei parametri occlusali e funzionali. Labbra, lingua, modalità di respirazione sono aspetti da valutare. Servono poi le impronte per tutti i calcoli del caso, un’ortopantomografia, per vedere se denti ci sono o no o si presentino anomalie. Altro esame utile è la teleradiografia latero laterale, che consente ulteriori misurazioni. Completata la fase di studio, si sceglie il trattamento”.
La tecnologia moderna offre diverse opportunità ed una sempre maggiore attenzione all’aspetto estetico. Molto diffusi gli apparecchi con bracket trasparenti e filo invisibile, che non si notano, se non a distanza ravvicinata. In crescita l’applicazione di mascherine invisibili all’arcata dentale. “Occorre prima una corretta diagnosi, poi l’inserimento di queste mascherine, che hanno in genere una durata di circa un mese, prima di essere cambiate – spiega il dottor Cardinali – Si prende l’impronta dei denti, si scannerizza, un software elabora le mascherine necessarie. Il rischio è il fai da te, una tendenza pericolosa. Si sta diffondendo l’abitudine di acquistare in negozio il prodotto elaborato attraverso un software, per poi applicarlo autonomamente in casa. Ma tagliando il ruolo del medico, si rischiano danni seri. La tecnologia aiuta, ma non può bypassare il controlllo, perchè occorre capire quale sia il movimento necessario per riportare i denti in una corretta posizione”. Non ci sono grandi differenze, a livello di tempistica, tra apparecchio e mascherine invisibili, anche se quest’ultime richiedono in genere tempi leggermente superiori.
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda l’igiene orale. “E’ frequente che il paziente arrivi ai controlli senza aver curato adeguatamente la pulizia nel periodo in cui porta l’apparecchio. Il rischio è che dopo tanti sforzi per ricostituire un’arcata perfetta, si debbano poi trattare carie ed altri problemi. E’ quindi molto importante prendersi cura dell’igiene orale”.
Al termine del trattamento ortodontico vengono rilasciati al paziente apparecchi di contenzione. “Servono a mantenere il risultato ottenuto, per evitare che i denti tornino a muoversi e si ripresentino le imprecisioni appena corrette – spiega Cardinali – E’ fisiologico, non significa affatto che un trattamento sia stato errato. I denti si muovono nel corso della vita, è fisiologico dato che le ossa tendono a rimpicciolirsi. Tecnicamente questo processo si chiama mesial drift. La maschera di contenzione va portata sempre in fase notturna”. Il dentista sfata anche un luogo comune piuttosto diffuso: “Molti pensano che i denti del giudizio spostino gli altri. E’ una leggenda popolare smentita scientificamente”.
Ma quali sono le domande più frequenti quando occorre mettere un apparecchio? “Le richieste più diffuse dei pazienti – risponde Cardinali – riguardano il tempo di durata del trattamento, che varia in modo significativo da caso a caso. Le mamme chiedono sempre per quante ore i figli debbono portare apparecchi mobili, quelli che adoperiamo per iniziare, nella stragrande maggioranza dei casi. La risposta è che vanno portati 18-20 ore al giorno, al massimo si può togliere in orario scolastico e durante i pasti. Spesso chiedono se l’apparecchio provochi dolore. Il mobile non dà alcun fastidio. Quello fisso può fare un po’ male nei primi giorni, facilmente trattabile con un semplice antinfiammatorio”.
Santa Apollonia Clinic è in via Angeli, 38 a Sant’Elpidio a Mare (FM).
Per info: 0734 859028 www.santaapolloniaclinic.it
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