Giovanni Paolo II in Duomo a Fermo
di Paolo Bartolomei
FERMO – Alle ore 9.30 del 30 dicembre 1988 l’elicottero del Vaticano, decollato mezz’ora prima da Castel Gandolfo, atterra allo stadio comunale di Fermo. Karol Wojtyla scende tra centinaia di bambini che sventolano le bandierine bianco-giallo e si inginocchia, baciando la terra. Comincia così una giornata memorabile per Fermo e la sua Arcidiocesi metropolitana.
Tra due ali di folla lunghe tre chilometri, il Papa, a bordo dell’auto blindata, si reca in Duomo percorrendo viale Trento, via Roma, viale XX Settembre, viale Vittorio Veneto.
Dopo aver attraversato l’arco sotto al Palazzo del Governo, sede municipale, prima di girare verso sinistra per imboccare la salita di via Mazzini che conduce al Girfalco, chiede all’autista di fermarsi, si alza in piedi affacciandosi dalla decappottabile e saluta le migliaia di fedeli che stipano Piazza del Popolo; è questo il primo contatto, senza lo schermo dei vetri oscurati e blindati dell’auto, con la maggioranza della gente che lo aspetta.
Il Pontefice appena sceso dall’elicottero allo stadio “B.Recchioni”, qui insieme all’arcivescovo di Fermo, Cleto Bellucci
Terzo bagno di folla sul Piazzale del Girfalco (che qualcuno oggi vorrebbe intitolato a Giovanni Paolo II) prima di entrare in cattedrale, accompagnato dall’arcivescovo metropolita di Fermo, Mons. Cleto Bellucci, in presenza di molti altri vescovi, alcuni cardinali, del sindaco di Fermo, Francesco De Minicis, e di tante altre autorità in rappresentanza delle istituzioni civili.
«Questo tempio è il cuore dell’antica e illustre Ecclesia Fermana» dice il Santo Padre dall’altare del Duomo in un lungo discorso imperniato sull’importanza della famiglia nella società. Prima di congedarsi invita tutti «a levare gli occhi verso la nostra Madre Amatissima» dice, riferendosi a Santa Maria, a cui è dedicata la cattedrale fermana.
Davanti all’ingresso del Duomo tra i vescovi marchigiani. Alla sinistra il sindaco di Fermo, Francesco De Minicis
La seconda parte della visita si svolge al Centro neocatecumenale “Servo di Jahvè” di Porto San Giorgio dove, nella maxi-tenda da oltre duemila posti allestita per l’occasione, in presenza di migliaia di neocatecumeni, Giovanni Paolo II celebra una messa prima di “imporre le mani e consegnare il crocefisso dei catechisti itineranti” a cento famiglie che di lì a poco partono in missione. «Sono proprio felice di essere qui con voi!» sono le ultime parole di Karol Wojtyla prima di congedarsi.
Papa Giovanni Paolo II si era recato nella nostra regione per la prima volta l’8 settembre 1979 per una visita pastorale a Loreto. Dopo la visita a Fermo (la quinta nelle Marche), il 9 settembre 1995 Papa Wojtyla era ancora a Loreto per il pellegrinaggio dei giovani d’Europa, quindi il 3 gennaio 1998 ha portato conforto alle popolazione terremotate dell’alto Maceratese. Quindi è tornato nelle Marche altre volte, sempre a Loreto; l’ultima visita nell’estate del 2004, nove mesi prima di morire.
I PAPI E FERMO
Il primo papa venuto in visita a Fermo risulta essere stato Urbano II nel 1195, l’ultimo prima di Wojtyla è stato di certo il marchigiano Pio IX nel 1857.
Sono due invece i vescovi di Fermo diventati poi pontefici: prima il senese Francesco Todeschini-Piccolomini (Pio III: 1503 – 1503), quindi il ben più noto Felice Peretti, marchigiano (Sisto V: 1585-1590).
Da annoverare anche Giovanni Siccone (Papa Giovanni XVII: 1003-1003) che non era stato vescovo a Fermo, ma era nato a Rapagnano “Castello dello Stato e Diocesi di Fermo” come si legge in una lapide presente nella chiesa di San Giovanni Battista di Rapagnano che ricorda i natali locali del pontefice e che è stata oggetto di studio.
Il saluto dell’arcivescovo metropolita fermano in cattedrale
La visita del Papa sulla stampa locale
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