di Giorgio Fedeli e Paolo Paoletti
Un piano organizzato, con tanto di simulazione di effrazione della finestra dell’abitazione di Montegiorgio dall’esterno, quando in realtà i tre malviventi, due italiani e una bulgara, erano riusciti tramite un sotterfugio a procurarsi le chiavi di casa della signora Maria Biancucci giorni prima. Sì perché il primo dei due uomini aveva di recente intessuto dei rapporti con la famiglia Biancucci. E questo gli ha permesso di arrivare a duplicare una chiave della porta d’ingresso. Ma per far sembrare la rapina non premeditata, hanno rotto una finestra della residenza Biancucci. E dopo pochi minuti si è consumata la tragedia.
Questi i risvolti delle indagini sul tremendo fatto di sangue costato la vita, l’11 marzo scorso, alla 79enne Maria Biancucci, e che hanno portato all’arresto, si diceva, di due uomini, uniti tra loro da un rapporto di parentela (il primo è lo zio del secondo) e di una donna compagna del primo dei due uomini.
I dettagli sono stati illustrati questa mattina in procura, con una conferenza stampa presieduta dal procuratore Alessandro Piscitelli, che ha supervisionato le indagini condotte dal sostituto procuratore Francesca Perlini. E intorno loro, la schiera di militari dell’Arma che, grazie a una sinergia e una professionalità senza pari, sono riusciti a chiudere il cerchio sull’omicidio Biancucci. Per il comando provinciale di Ascoli (che ha condotto le indagini dal momento che all’epoca dei fatti non era ancora stata istituita il comando fermano), il tenente colonnello Pompeo Quagliozzi, in rappresentanza anche del comandante provinciale Ciro Niglio, il maggiore Nicola Gismondi, comandante del Nucleo investigativo dell’Arma di Ascoli. E con loro, il maresciallo maggiore Andrea De Biasio del Norinv, che si è occupato delle indagini sul dna.
Per Fermo e il Fermano il comandante provinciale dell’Arma, il tenente colonnello Antonio Marinucci, che ha portato i saluti del comandante provinciale di Ascoli, Ciro Niglio, e il capitano della compagnia di Montegiorgio, Gianluca Giglio.
A loro i ringraziamenti dei magistrati, oltre che ai carabinieri della polizia giudiziaria e ai militari della stazione di Porto Sant’Elpidio. Sì perché oltre che interprovinciale in termini di investigazioni, le indagini si sono ramificate sul territorio, dalla frazione di Alteta di Montegiorgio, dove si è consumata la tragedia, a un bancomat di Porto Sant’Elpidio.
Ma torniamo a quella rapina sfociata in omicidio. E che oggi vede tre arresti con i due uomini che dovranno rispondere concorso in omicidio e concorso in rapina, mentre la donna di concorso in rapina.
Rapina, appunto, cruenta, con l’anziana donna legata al letto, tanto da procurarle la morte. A metterla a segno L.D. pregiudicato fermano, suo nipote 35 enne, P.S. di Offida, e una donna bulgara 48enne Z.I. legata sentimentalmente al pregiudicato.
Questa mattina negli uffici della Procura di Fermo sono state ricostruite, si diceva, dal procuratore Piscitelli che ha supervisionato e dal sostituto procuratore Perlini che ha coordinato le indagini, affiancati dai carabinieri, le dinamiche che hanno portato all’arresto prima di uno dei tre autori del colpo, e poi degli altri due soggetti coinvolti. Indagini quanto mai complesse e portate avanti in modo esemplare tanto da arrivare e ottenere prove schiaccianti nei confronti dei tre rapinatori.
Decisive sono state le analisi della Sezione Biologia del Ris di Roma sui reperti raccolti sulla scena del crimine dal personale specializzato del Nucleo Investigativo. E’ stato infatti isolato un profilo genetico maschile ignoto, individuato sia sul nastro utilizzato per immobilizzare le caviglie della signora Biancucci, sia sotto le unghie della vittima. Le successive indagini hanno consentito di accertare che l’effrazione della finestra, si diceva, era in realtà stata una vera e propria messa in scena, realizzata dall’interno dell’abitazione in quanto i malviventi erano già entrati grazie ad una copia delle chiavi del portone principale che si erano procurati qualche giorno prima con un sotterfugio.
IL PRELIEVO AL POSTAMAT DI PORTO SANT’ELPIDIO
Dopo i primi sopralluoghi è emerso come dall’abitazione della signora Biancucci erano state sottratte due tessere bancomat emesse da Poste Italiane e intestate alla vittima ed anche uno dei due pin abbinati. Nelle prime ore della mattinata successiva il codice è stato utilizzato dai malviventi per effettuare un prelievo di 600 euro presso uno sportello Postamat di Porto Sant’Elpidio.
IL PRIMO ARRESTO
Il minuzioso esame del rilevantissimo traffico telefonico acquisito sulle celle a copertura della località in cui il delitto era stato commesso ha consentito di isolare due utenze che in circostanze temporali assolutamente compatibili con quelle dell’esecuzione dell’omicidio si erano contattate tra loro per un brevissimo lasso di tempo, entrambe intestate alla stessa persona, una donna incensurata. L’esame dei filmati acquisiti su alcune telecamere ubicate sulle strade vicine alla località del delitto, hanno inoltre premesso di individuare una Lancia Y in uso ad un soggetto pregiudicato residente a Fermo sul conto del quale, dopo più approfonditi accertamenti, è stato possibile rilevare l’esistenza di un forte legame con la donna intestataria delle due utenze emerse dai tabulati di cella.
Nel corso delle indagini si è riusciti ad acquistare un campione biologico, riconducibile a un pregiudicato fermano, da cui è stato estrapolato il profilo genetico presso i laboratori dei Ris di Roma. Il dna ottenuto corrispondeva a quello rinvenuto sia sul nastro utilizzato per immobilizzare le caviglie che a quello sotto le unghie della vittima. Visti gli esiti delle analisi Ris l’autorità giudiziaria ha disposto il fermo del pregiudicato fermano L.D. catturato lo scorso 18 luglio.
GLI ULTIMI DUE ARRESTI DEL 16 GENNAIO
Le incessanti indagini, grazie anche alle rilevanti informazioni fornite da L.D. , hanno consentito di individuare un particolare veicolo, una Opel Tigra che, la notte dell’omicidio, seguiva il mezzo dell’indagato, ripreso dalle telecamere anche dopo il prelievo presso lo sportello postamat mentre si allontanava da Porto Sant’Elpidio. Il proprietario e utilizzatore del secondo veicolo è stato identificato in P.S. nipote 35enne di L.D. e residente ad Offida. La sua conformazione fisica risultava assolutamente compatibile con quella del soggetto ripreso la mattina del 12 marzo mentre eseguiva il prelievo di denaro presso il postamat di Porto Sant’Elpidio utilizzato il tesserino della vittima.
L’analisi dei filmati relativi agli appostamenti anomali della Lancia Y di L.D. e lo studio minuzioso del traffico di cella e le dichiarazioni di rilevante gravità rilasciate sia da L.D. che da P.S., hanno consentito di identificare anche il terzo complice, che aveva effettivamente ricoperto il ruolo di autista ed accompagnatore di L.D. e P.S. a bordo della lancia Y 10 nel viaggio che aveva come destinazione l’abitazione della vittima, per poi recuperarli previo segnale telefonico al termine del colpo. Il terzo complice è stato identificato in L.Z. donna 48enne di origini bulgare legata sentimentalmente a L.D.
Grazie ai gravissimi indizi raccolti dai militari negli ultimi mesi, l’autorità giudiziaria ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in rapina aggravata. L’arresto degli ultimi due elementi della piccola banda criminale è avvenuto lo scorso 16 gennaio. Per la giustizia e l’Arma caso chiuso, non ci sono ulteriori rami di indagine che partono dal fatto di sangue di quell’11 marzo 2018.
Ma se tutto nasce come una rapina, perché tanta brutalità? Tanta ferocia costata la vita a Maria Biancucci? “I tre aveva pianificato il colpo ma evidentemente non si aspettavano di trovare la donna in casa” la risposta del procuratore Piscitelli. Il procuratore, nell’aprire la conferenza stampa ha elogiato il lavoro dei militari dell’Arma, e del sostituto Perlini per poi passare la parola proprio al pm: “La prima fase di indagini è stata essenziale – spiega Perlini – con la raccolta di tutti gli elementi utili alle indagini. E in questo debbo ringraziare i carabinieri. Mi riferisco alle immagini di videosorveglianza, alla conoscenza del territorio, alle posizioni dei telefoni cellulari e, ovviamente anche e soprattutto al dna analizzato successivamente dai Ris. Da lì siamo arrivati al pregiudicato e, successivamente, al secondo uomo. Dalle dichiarazioni forniteci, molto dettagliate, siamo arrivati anche alla donna (che non è ancora stata sottoposta a interrogatorio”. Insomma dichiarazioni a catena che hanno consentito di chiudere il cerchio investigativo”.
“Da subito c’è stato un lavoro assolutamente minuzioso su tutto il territorio – spiega Quagliozzi – sono stati censiti impianti di videosorveglianza presenti in zone ritenute ‘sensibili’. Poi abbiamo ottenuto qualcosa dalle parole del primo uomo fermato. Il quadro a questo punto è chiaro, abbiamo concluso le indagini con grande soddisfazione nostra e della procura che ci ha coordinato in maniera impeccabile, e soprattutto per la soddisfazione dei familiari di quella povera donna. E’ stato un fatto premeditato, sono andati sul posto per compiere un reato predatorio e non si aspettavano la presenza della donna. Si tratta di un concorso in reato a cui non ci sono altri episodi da correlare”. Quagliozzi che aggiunge: “Alla donna siamo arrivati tramite contatti telefonici tra il primo arrestato, il suo compagno, e lei. Sia quando lei li ha accompagnati sul posto sia quando le è arrivato il segnale per andare a prenderli. Il compagno le mandava dei messaggi. E lei ha fatto anche da ‘palo’. Tutto è partito da un accordo tra le parti”.
“Sono davvero felice dell’esito delle indagini – ha aggiunto il tenente colonnello Marinucci – porto i saluti del comandante Niglio. Questo è il frutto di una proficua collaborazione tra i comandi di Ascoli e Fermo. Collaborazione e sinergia che di certo, con l’istituzione del comando provinciale di Fermo non si è affievolita, anzi si è rafforzata e continua. E questo caso ne è l’esempio”.
Omicidio Biancucci, svolta nelle indagini: una donna e un uomo in manette
Omicidio di Maria Biancucci: c’è un arresto, decisive le tracce di dna
Rapina finisce in tragedia, donna trovata morta legata al letto, il figlio: ‘Me l’hanno ammazzata’
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati