di Andrea Braconi
Un lavoro complesso e durato tre anni, quello inerente il funzionamento dell’UOSeS (acronimo dell’Unità Operativa Sociale e Sanitaria). Un lavoro suggellato con la firma di un protocollo d’intesa tra Area Vasta 4 e gli Ambiti Territoriali XIX e XX, fondamentale per definire due livelli: una porta di accesso unitaria ai servizi e una valutazione del bisogno che veda insieme la componente sanitaria e quella sociale. A questi si aggiunge la presa in carico delle situazioni complesse, come minori a rischio di allontanamento, anziani con malattie gravi o adulti con altre tipologie di problematiche.
Di appuntamento importante ha parlato il direttore Licio Livini. “Nel dicembre 2015 avevamo firmato l’accordo, che oggi lo rinnoviamo rimodulandolo in alcuni passaggi. Ribadisce il lavoro che facciamo tra istituzioni nei confronti dei pazienti che necessitano di risposte assistenziali e cliniche, pazienti che stanno fuori dall’ospedale. È un lavoro di tipo orizzontale, che viene fatto tra servizi sul territorio. È un riferimento che ci siamo dati su una serie di percorsi, di conoscenza e di problematiche legate alla presa in carico di situazioni al di fuori dell’ospedale, attraverso questa unità operativa funzionale”.
“Capita di trovarci di fronte a casi importanti da seguire e dove lo strumento comunale è limitato – ha rimarcato Paolo Calcinaro -. Capita che ci siano anche dei risvolti familiari e sociali di grave impatto. Questa unità, quindi, è molto importante per avere una visione il più unitaria possibile, è uno strumento per affrontare le varie problematiche all’unisono, dando più certezza all’utenza. Una collaborazione fondamentale per far andare avanti i servizi nella migliore maniera possibile”.
Presente all’incontro anche il sindaco di Porto Sant’Elpidio, Nazareno Franchellucci. “Una terminologia, UOSeS, che faceva quasi paura – ha ironizzato il primo cittadino – ma leggere la normativa regionale mi ha fatto capire come questa chiedesse di mettere a sistema un qualcosa che in una realtà come la nostra già avveniva da tempo. Qui si fa un passo in avanti, incardinando il lavoro tra apparato sanitario e sociale, costringendo gli Ambiti vicini ad un dialogo che magari prima non c’era o non era necessario. Invece, adesso questo lavoro deve essere fatto e la UOSeS è chiamata anche a decidere in merito a passaggi molto importanti. Uno strumento moderno, quindi, che ci permette come sindaci e presidenti degli Ambiti di essere costantemente aggiornati e partecipi in quella evoluzione che sta facendo la sanità, tenendo sempre più in collaborazione l’aspetto sociale”.
Responsabili dell’Unità sono Vittorio Scialè, direttore di Distretto, Alessandro Ranieri e Pamela Malvestiti, coordinatori rispettivamente degli Ambiti Sociali XIX e XX.
“Siamo arrivati a dare una messa a sistema e credo che la UOSeS sia il primo organo ufficiale dove siano insieme sia elementi di riferimento del mondo sociale che di quello sanitario – ha sottolineato Scialè – Insieme non solo formalmente, ma anche materialmente. È costituita da persone, anche da operatori tecnici come assistenti sociali, infermiere e sociologa che diventano parte integrante del sistema e che devono lavorare su tre direzioni: la governance dell’integrazione, quindi le regole; l’organizzazione dei sistemi integrati; il quotidiano, vale a dire il caso specifico”.
Un’attività già avviata, con la preparazione per il mese di maggio di tavoli tematici nei quali si discuterà delle prese in carico domiciliari, residenziali e allargate a tutti i settori del bisogno (anziani, minori, disabili, area della salute mentale e area della dipendenza). “Tutti gli operatori sono coinvolti in prima persona – ha aggiunto – per produrre un percorso che dia solidità a questa integrazione”.
Per Alessandro Ranieri impossibile non rimarcare come nel tempo si sia creato un linguaggio comune importante. “Ci incontriamo in maniera frequente e riusciamo così ad utilizzare un linguaggio esperto, di politica pubblica e di progettazione. Dalla sanità noi possiamo prendere la capacità di essere specialisti e determinare qual è il bisogno in maniera dettagliata. La parte sociale, invece, può aiutare la sanità a capire la persona nella sua complessità. Dobbiamo evitare, collaborando, che ci sia disorientamento da parte del cittadino”.
“L’Unità è stata pensata dal legislatore per rendere reale quello che viviamo tutti i giorni. La persona non può essere spezzettata, ma va accolta nella sua interezza” ha aggiunto l’assistente sociale Alberto Cutini.
Voce degli infermieri sul territorio, come l’ha definita Livini, è la dottoressa Mariani. “Quelle che affrontiamo nel nostro lavoro sono situazioni sempre complesse e sempre socio sanitarie. Di questa integrazione parliamo da tanti anni ma siamo riusciti ad attuarla soltanto attraverso questa opportunità, che ci permetterà di creare quelle regole per lavorare insieme avendo sempre come obiettivo i bisogni della persona”.
La sociologa Sabina Paci si è impegnata fortemente in questo percorso. “Insieme ai colleghi e agli assistenti sociali dei due Ambiti siamo praticamente la segreteria operativa di questa Unità – ha spiegato -. Voglio ringraziare la Direzione e gli amministratori comunali per questa grande opportunità: non è stato difficile lavorare insieme ed è chiaro che in questo secondo accordo ci siamo affinati. Crederci ci mette nelle condizioni di lavorare con serenità”.
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