Festeggiamenti da stadio a Fermo dopo la notizia dell’approvazione
di Paolo Bartolomei
(si ringrazia per le immagini Manilio Grandoni)
15 anni fa, il 19 maggio del 2004, nasceva la Provincia di Fermo. Grande soddisfazione a Roma per la delegazione di circa duecento fermani giunti con pullman e altri mezzi a Palazzo Madama per seguire le fasi della votazione. C’erano Alberto Palma presidente Carifermo e da sempre impegnato nei vari passaggi per la nascita della nuova provincia fermana, i componenti del comitato popolare guidati da Luigi Vitali, diversi giornalisti e tanti appassionati. E ancora quasi tutti i politici locali, gli ex sindaci Fabrizio Emiliani (che aveva dato il primo impulso all’iter nel 1982) e Ettore Fedeli (che nel 2000 ritrovò le delibere originali dei comuni di dieci anni prima), il sindaco di allora Saturnino Di Ruscio, il presidente del consiglio comunale Nello Raccichini, i promotori delle proposte di legge (in testa Francesco Zama e Fabrizio Cesetti), Franca Romagnoli consigliere regionale. Tutti col fiato sospeso fino all’ultimo minuto per i numerosi tentativi ostruzionistici . Ma alla fine fu una giornata indimenticabile per Fermo e il territorio circostante. quasi tutti i politici locali il sindaco di Fermo,
Piazza del Popolo di Fermo la sera del 19 maggio 2004 (Foto Manilio Grandoni)
Alla stessa ora a Fermo si assistette a scene come se ci fosse stata una vittoria calcistica, non molto diverse da quelle della promozione in B della Fermana di cinque anni prima. Caroselli di auto, petardi e folla e anche tifosi canarini che si radunavano nella piazza centrale in attesa del ritorno della “squadra” da Roma. L’arcivescovo Franceschetti fece suonare le campane. Le immagini che pubblichiamo e i titoli dei giornali sono più che eloquenti.
A quindici anni di distanza si può dire che la provincia si è ormai consolidata, anche con l’istituzione di quasi tutti gli uffici statali. La formazione di una identità territoriale ha fatto importanti passi avanti. Dopo il recente declassamento di tutte le province ad enti di secondo livello (2014, legge Delrio, incostituzionale) il dibattito politico proprio di questi giorni potrebbe portare tra un anno alla riparazione di tale errore col ritorno delle province ad enti di primo livello e la elezione diretta del consiglio provinciale, come richiesto dalla Costituzione.
Foto di gruppo a Roma subito dopo l’approvazione del Senato
UNA VICENDA LUNGA 144 ANNI
Ripercorriamo a grandi linee come si è arrivati alla legge 147/2004.
La storia è costellata da tante iniziative e comincia nel 1860 quando fu soppressa la provincia di Fermo, entità politica che esisteva da duemila anni, anche se sotto forme diverse (andando a ritroso: delegazione apostolica, dipartimento napoleonico, signoria, comitato fermano, contea vescovile, marca fermana, ducato, regione picena).
1860 CANCELLAZIONE DELLA PROVINCIA DI FERMO
La massima estensione della Marca Fermana (epoca longobarda), durata circa un secolo (dal 983 al 1080 dC) quando andava dal Monte Conero fino al fiume Sangro.
Settembre 1860: arrivano i piemontesi che annettono le Marche all’Italia in via di formazione. Tutte le province vengono confermate con stessi confini e capoluoghi. A Fermo è nominato presidente il cavalier Domenico Monti e prefetto Vincenzo Salvoni.
Dicembre 1860: a sorpresa il Decreto Luogotenenziale n.4495 Di Savoia-Carignano-Minghetti unisce le tre province di Fermo, Ascoli e Teramo. L’intenzione esplicita di Cavour e del Re è quella di creare una “saldatura” a cavallo del vecchio confine di due stati. Quella implicita è di punire politicamente Teramo per l’insorgenza e Fermo per la vicinanza al Papa.
Il capoluogo è posto ad Ascoli che si trova al centro geografico della nuova, vasta, circoscrizione, e allo stesso tempo dà maggiori garanzie patriottiche al nuovo governo.
Però Teramo, che ha appoggi influenti sia in sede locale che a Napoli e a Torino, durante le trattative del periodo della Luogotenenza napoletana riesce subito a sganciarsi. Invece Fermo, che non è aiutata da nessun personaggio influente e che, soprattutto, nelle stanze torinesi si muove tardi, male e con presunzione, non ottiene subito il ripristino della situazione precedente ma solo vaghe promesse. Il ministro dell’interno Minghetti scrive: «Visto che di Teramo non se ne fa altro, le cose di Fermo si accomodano», ma questa assicurazione resterà lettera morta anche negli anni in cui il politico bolognese diventerà capo del governo.
Con l’esclusione di Teramo da questa fusione, Fermo si trova inclusa in una provincia col capoluogo non più centrale ma fortemente decentrato nell’estremità sud-ovest, mentre all’epoca la maggior parte della popolazione e del reddito catastale risulta stare dalla parte opposta, cioè nel circondario di Fermo.
1876 PRIMA INIZIATIVA PARLAMENTARE
1876: spostamento del capoluogo da Ascoli a Fermo, lasciando le due province unite
Dopo quindici anni di iniziative di vario genere, politiche e non, arriva la proposta di legge dei deputati Bartolucci-Godolini (di S.Elpidio a mare) e Gigliucci (di Fermo) che non punta più a dividere la nuova provincia in due, ma semplicemente a spostare la sede del capoluogo a Fermo. Anche se è appoggiata da un esponente politico di primo piano a livello nazionale, Depretis, Parlamento e Governo decidono di rinviare la decisione ad una più ampia e generale riforma delle circoscrizioni territoriali, che però non si svolgerà mai più.
Giuseppe Giammarco
I PRIMI COMITATI POPOLARI
Dopo tante vicende, tutte di secondo piano, arriviamo al 1945 quando, subito dopo la fine della guerra, si costituisce un comitato per ricostituire la provincia. Presidente il prof. Giuseppe Giammarco, sulmonese, primo sindaco di Fermo dopo la guerra.
5 luglio 1945. Ordine del giorno del Comune di Fermo per chiedere il capoluogo.
1947. Tutti i comuni del circondario deliberano la ricostituzione dell’ente, separato da Ascoli.
1957 SECONDA PROPOSTA DI LEGGE ALLA CAMERA
Danilo de’ Cocci
È presentata dai deputati Francesco Concetti (di Falerone) e Danilo de’ Cocci (di Porto S. Giorgio), entrambi DC. I confini di questa provincia sono gli stessi della vecchia pre- 1860, e quindi anche dell’odierno circondario giudiziario (non vi rientrano Amandola e Montefortino, invece sono incluse Grottammare, Ripatransone, Cossignano, Massignano e Cupra). È approvata dalla commissione e calendarizzata alla Camera, ma non arriverà mai a discussione e votazione.
Agosto 1957. Muore il prof. Giammarco, il comitato per la provincia trova nuovi appassionati trascinatori in Primo Marilungo, fermano e successivamente in Abramo Mori, amandolese ma fermano di adozione.
Francesco Concetti
Anni ‘50-’60. L’inserimento della parte sud della provincia di Ascoli nella Cassa del Mezzogiorno, da cui viene escluso il Fermano, accentua ancor più tra le due ex-province il divario socio-economico che i cento anni di unione forzata voluta dal decreto Minghetti non hanno mai colmato.
Anni ’70. Poiché nascono le regioni, sembra che le province debbano sparire ed essere sostituite dai comprensori, enti più piccoli (ad es. al posto della provincia di Ascoli ne erano previsti tre: Fermo, San Benedetto e Ascoli) e con diverso funzionamento.
Invece le province resteranno e, anziché i comprensori, nascono le associazioni intercomunali, ancora più frammentate (cinque in provincia AP).
1982: INIZIA L’ITER CHE PORTERÀ ALLA RICOSTITUZIONE DELLA PROVINCIA
Fabrizio Emiliani
Un gruppo di studio voluto dal sindaco di Fermo, Fabrizio Emiliani, formato da Renzo Del Gobbo, Tom Fattenotte e da Carlo Mancinelli, tutti dirigenti comunali, studiano una diversa perimetrazione di una nuova Provincia di Fermo, un po’ più piccola rispetto a quella soppressa nel 1860 e prevista nella proposta di legge del 1957: i confini corrispondono alle nuove Associazioni Intercomunali del Fermano e alla Comunità Montana.
40 comuni anziché 43 e circa 165mila abitanti anziché 190mila; include Amandola e Montefortino, ma non comprende più Montefiore, Massignano, Cupra, Grottammare e Ripatransone, ormai gravitanti su San Benedetto.
Novembre 1982: tutti i comuni compresi in questa diversa perimetrazione esprimono un nuovo parere favorevole per l’istituzione della provincia; è il secondo dopo quello del 1947.
1983 TERZA PROPOSTA DI LEGGE ALLA CAMERA
La presentano gli on. Gianni Cerioni (di Jesi), Franco Foschi (Recanati), Francesco Merloni (Fabriano), Giuliano Silvestri (S. Benedetto), tutti DC.
Abramo Mori dopo il “no” del referendum per la riunificazione di Fermo con Porto S. Giorgio, in una caricatura di Interlenghi.
A differenza della proposta di legge Concetti-De’ Cocci del 1957, i confini di questa proposta non sono più gli stessi della provincia pre-1860 (ricalcati ancora oggi dal circondario giudiziario di Fermo) ma quelli delle associazioni intercomunali, così come stabilito un anno prima dal gruppo di studio del sindaco Emiliani.
C’è un problema: dopo il 1970, oltre alle delibere di tutti i comuni, è necessario anche il parere favorevole della Regione, che invece nel nostro caso manca. Per questo motivo la pdl Cerioni non può approdare nemmeno in aula. I maligni sostengono che si sarebbe trattato solo di una mossa propagandistica della DC per le elezioni del giugno 1983.
1986. Il comitato guidato da Abramo Mori, nel frattempo diventato un personaggio popolare, riesce ad organizzare, tra tante polemiche, un referendum consultivo per la riunificazione di Fermo con Porto S. Giorgio. Il nuovo comune supererebbe la soglia dei 50mila abitanti, invece vincono i no (15517 contro 14646).
La legge n.142 del 1990 che riforma profondamente gli enti locali riapre uno spiraglio: tra le tante cose, essa concede delega al governo per l’istituzione di nuove province.
1990 IL PARERE DELLA REGIONE MARCHE
Pietro Diletti
1989. Tutti i quaranta comuni deliberano (per la terza volta) a favore della nuova provincia.
1990. Con le delibere di tutti i comuni, il consigliere regionale fermano-amandolese Pietro Diletti (PSDI) può presentare la richiesta del necessario parere in Regione. Lo fa due volte perché il consiglio regionale nel frattempo termina il proprio mandato. Diletti riferisce di averlo presentato da solo poiché non volle firmarlo nessun altro dei cinque consiglieri regionali del Fermano.
Tra emendamenti e trabocchetti, il consiglio regionale tarda nella concessione del parere. Allora alcuni dei quaranta sindaci si presentano in regione sfilando con la fascia tricolore; tra questi c’è anche Fabrizio Cesetti, neo-sindaco di Massa Fermana. La mossa è vincente: il 20 novembre 1990 la Regione (presidente Giampaoli) approva il parere, appena in tempo per il termine ultimo imposto dalla legge 142/90.
Diletti racconta: «Ho dovuto compiere, da solo, un’opera di convincimento personale con ogni consigliere per portare a casa il risultato; ci remavano quasi tutti contro, sia i partiti di maggioranza che di opposizione. Purtroppo anche la compagine politica fermana non era compatta e, tranne poche eccezioni, sembrava poco interessata».
1989-1992 QUARTA INIZIATIVA PARLAMENTARE
Questa volta è un disegno di legge presentato dai senatori Giorgio Cisbani (PCI) fermano, Alessandro Fontana (DC) bresciano e Giulio Orlando (DC) originario di Martina Franca ma fermano di adozione. Il ddl, forte delle delibere dei comuni e del prescritto parere regionale, supera gli esami di tutte le commissioni parlamentari ed è pronto per la votazione.
Non è necessaria l’approvazione dell’aula perché ai sensi della legge 142/90 è possibile l’istituzione di nuove province direttamente con decreto legislativo del Consiglio dei ministri.
6 settembre 1991: manifestazione dei quaranta sindaci a Roma davanti a Palazzo Chigi. La Polizia però sequestra lo striscione e disperde i manifestanti.
Marzo 1992: alla riunione decisiva del Governo (VII e ultimo di Andreotti) c’è finalmente anche Fermo assieme a Biella, Lecco Lodi, Prato, Rimini, Verbania e Crotone. Questa volta è fatta.
Invece all’ultimo minuto viene inserita e approvata – al posto di Fermo – Vibo Valentia benché nemmeno calendarizzata.
I “rematori contro” hanno vinto ancora e le polemiche infuriano, i maligni questa volta se la prendono con Forlani.
Luigi Vitali
Occorre ricominciare da capo e sembra ormai tutto perduto perché “tangentopoli” sta travolgendo la politica italiana.
Ad iniziativa dell’instancabile cavalier Luigi Vitali, che ha preso il posto del compianto Abramo Mori, scomparso nel dicembre 1992, si forma un più ampio comitato popolare che entra in contatto con quelli di altre città con analoghe istanze, ad esempio Monza. Per un certo periodo prende forma anche un secondo comitato, presieduto dall’ing. Filippo Fratalocchi, cavaliere del lavoro elpidiense, nel quale ci sono imprenditori e professionisti.
1999 QUINTO TENTATIVO PARLAMENTARE E L’AGGANCIO CON MONZA
Fabrizio Cesetti
L’on. Fabrizio Cesetti (DS-L’Ulivo), questa volta unico firmatario, presenta alla Camera la proposta di legge (n.6447/99) che però si insabbia subito: le delibere dei comuni e il parere regionale sono spariti e mai arrivati alla commissione parlamentare competente. Mistero. Come se non bastasse, la presidente Russo Jervolino vuole tutte copie autentiche. Sembra l’ennesimo fiasco.
Ettore Fedeli
Il sindaco di Fermo Ettore Fedeli non dispera e con alcuni collaboratori compie l’impresa di rintracciare in tutti i comuni gli originali delle delibere vecchie di dieci anni prima. Le copie autentiche, anche del parere della Regione, arrivano a Roma e la Jervolino il 23 gennaio 2001 è costretta a far ripartire Fermo che – grazie ad un intenso lavoro di squadra nel frattempo compiuto a tutti i livelli – viene “agganciata” alla provincia Monza-Brianza che ha il forte appoggio della Lega Nord di Bossi e al cui traino riesce ad accodarsi anche Barletta.
Sarà la svolta decisiva.
Luciano Magnalbò
Giugno-luglio 2001. La proposta di legge Cesetti, essendo stata approvata dalle commissioni parlamentari con un testo base, può essere ripresentata alla Camera nella successiva legislatura (la XIV) dal recanatese Italo Tanoni (Margherita) e dal fermano Francesco Zama (FI). Contemporaneamente anche al Senato il pesarese Stefano Bastianoni (Margh.) e il maceratese Luciano Magnalbò (AN) presentano due identici disegni di legge. Saranno poi tutti riuniti.
29 OTTOBRE 2003: LA CAMERA APPROVA
Alla Camera viene nominato un unico relatore (il leghista Schmidt) per tutte e tre le province: è un’intuizione vincente perché in questo modo Fermo è “blindata” assieme a Monza la cui approvazione è scontata. Difatti la sera del 29 ottobre 2003: “La Camera approva”.
Foto di gruppo davanti allo scalone di Palazzo Montecitorio la sera del 23 ottobre 2003, subito dopo la prima approvazione, quella della Camera dei Deputati
19 MAGGIO 2004: L’APPROVAZIONE DEL SENATO
Manca ancora il voto al Senato, dove Fermo può contare sul senatore Luciano Magnalbò (AN) che fin dagli inizi della vicenda ha dimostrato un forte impegno, appoggiato dal viceministro all’economia Mario Baldassarri (AN), entrambi maceratesi.
Manifestazione davanti al casello A14 in coincidenza con il passaggio del Giro d’Italia
I numerosi atti dilatori fanno rinviare di giorno in giorno la calendarizzazione e quando il 14 maggio è approvata solo Monza, sembra che il Senato voglia rimandare le altre due province a dopo le elezioni amministrative del giugno 2004, quindi di fatto all’autunno, sganciandole dalla “locomotiva” Monza con tutti i rischi connessi (era l’unica che davvero interessava alla Lega Nord).
Invece in extremis (era l’ultimo giorno utile per votare prima dello stop per le amministrative) l’indimenticabile seduta serale del Senato di mercoledì 19 maggio 2004 che alle ore 20,35 sancisce definitivamente la nascita della Provincia del Fermano dopo tanti tentativi dilatori messi in atto soprattutto dal senatore ascolano Ciccanti con la proposizione di una valanga di emendamenti, tutti simili ed artefatti, e, quella stessa sera, con decine di richieste di verifica del numero legale che provocano molte interruzioni della seduta, al punto da far temere che non si sarebbe arrivati alla votazione per la chiusura serale. Tentativi tutti fronteggiati e vanificati dalla sapiente regia del presidente di seduta, Roberto Calderoli.
Simpatica vignetta apparsa sulla stampa e che ironizzava sul senatore ascolano Ciccanti il quale aveva assicurato di riuscire a fermare la nascita della nuova provincia.
Alcune ore prima della votazione si era svolta davanti all’uscita autostradale di Fermo-Porto S. Giorgio un’ampia ma pacifica manifestazione popolare che bloccò per alcuni minuti il traffico anche sulla strada statale 16 e che ebbe risonanza perché si svolse in contemporanea con il passaggio del Giro d’Italia.
L’ATTUAZIONE DELLA PROVINCIA
11 giugno 2004: il presidente della Repubblica Ciampi promulga la legge n.147/2004, istituiva della provincia di Fermo, assieme alle diverse leggi per Monza e Barletta.
7 dicembre 2004: il ministro dell’interno Pisanu nomina i commissari incaricati di attuare le tre leggi. Per Fermo è il prefetto in pensione Michele De Feis, residente a Potenza Picena che nel 2008 fa nascere la prima istituzione provinciale: la Camera di Commercio.
Dicembre 2004: l’Unione industriali del Fermano, esistente da circa 30 anni, diventa Confindustria Fermo con piena competenza territoriale.
2005: l’Erap (ex IACP) di Fermo si trasforma da comunale in provinciale e ad esso è attribuita competenza generale su tutti i comuni della nuova provincia e non solo Fermo.
2006 (Governo Prodi II): la legge finanziaria per il 2007 prevede che l’istituzione delle nuove tre province sia congelata, ma prima dell’approvazione della finanziaria tale articolo viene cancellato e si va avanti.
2008: nasce l’Archivio di Stato di Fermo, già esistente dal 1959 ma come sede distaccata di Ascoli. Sorgono le direzioni provinciali di Poste, Inps e Agenzia Entrate.
Febbraio 2009: il consiglio provinciale di Ascoli, dopo mesi di polemiche, resistenze e ostruzionismi, approva la divisione del patrimonio, dei mutui e del personale.
Giugno 2009, gli elettori dei 40 comuni votano il primo presidente e relativo consiglio provinciale di Fermo. Fabrizio Cesetti batte il candidato del centro-destra, Saturnino Di Ruscio, che è anche sindaco di Fermo sin dal 2001.
1 settembre 2009: al posto di De Feis si insedia il primo, vero prefetto di Fermo, Emilia Zarrilli, che attiverà la Prefettura.
2018: con l’istituzione di Questura e dei comandi provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco l’attuazione della Provincia arriva al suo completamento, in attesa che torni ad essere ente di primo livello (elezione diretta del consiglio provinciale) dopo il declassamento a secondo livello dal 2014 ad opera della Legge Delrio, incostituzionale, e che prima o poi sarà riformata.
Francesco Zama e Saturnino Di Ruscio
Delegazione dei sindaci a Roma alcuni anni prima
Da sinistra Raccichini, De Feis, Di Ruscio, Vitali e Palma
La nuova provincia nata nel 2004
Fotogallery di Manilio Grandoni
Alvaro Cesaroni, Nello Raccichini, Roberto Vallasciani e altri
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