di Andrea Braconi
La cura fai da te è sempre errata, soprattutto su un fronte molto caldo come quello delle allergie, la cui crescita esponenziale è legata all’inquinamento dell’aria e ai cambiamenti climatici in atto. È questo il punto centrale della conversazione con la dottoressa Simonetta Calamita, otorinolaringoiatra con un master di specializzazione in allergologia pediatrica. “Il paziente deve uscire dallo studio avendo capito la causa del problema perché oggi, con una corretta diagnostica, riusciamo a fare questo” spiega.
Il 40% della popolazione è affetta da rinite allergica, una patologia piuttosto emergente in particolare nel periodo tra primavera ed estate, che colpisce vie aeree come naso e gola ma anche gli occhi, provocando sintomi simili a quelli di un comune raffreddore. “C’è stato un crescente aumento dopo le piogge dei mesi scorsi che hanno determinato uno spostamento della pollinosi e pertanto ci siamo trovati davanti ad una grossa ed inaspettata concentrazione di allergeni nell’aria”.
La Calamita, nel corso dei suoi studi, ha sempre manifestato un particolare interesse per il tema. E proprio i bambini, spiega, sono i più soggetti a questo tipo di problematiche. “La prima porta d’ingresso è il naso ed è il primo organo ad essere bersagliato dai pollini e dalla rinite allergica. Pertanto molto spesso comuni raffreddori non vengono diagnosticati come invece spesso accade come raffreddori di rinite allergica. Il paziente ha difficoltà a respirare, in qualche caso si sente chiuso in gola, ha prurito al naso, ha una serie di starnuti e lacrimazioni ma molto spesso l’allergia può esordire con una tosse stizzosa che può essere preludio dell’asma”.
Diverse possono essere le cause, in primis i pollini e sicuramente graminacee e parietali, “i famosi Bartali e Coppi dell’allergia”, come li definisce la dottoressa. “Non dimentichiamo le allergie alle ambrosie, alle betulle e al cipresso, con quest’ultimo che rappresenta una patologia emergente perché purtroppo sta impollinando nelle Marche molto di frequente e in periodi piuttosto lunghi”.
Oltre ai pollini si sommano le spore di funghi in ambienti umidi e gli acari della polvere, purtroppo, sempre secondo la Calamita, in crescente aumento anche a causa dell’ipercoibentazione delle case che non permette uno scambio d’aria.
Altra caratteristica della rinite allergica è che si tratta di una patologia ereditaria. “Molto spesso c’è una familiarità, insorge durante l’infanzia e anche dopo i 20 anni, ma le sue ripercussioni se non opportunamente diagnosticata si subiscono per tutta la vita. Spesso non ne siamo consapevoli, capita di fare diagnosi ad un paziente dai 50 anni in su che ha sempre considerato una tosse o una bronchite asmatica come tali, ma spesso la causa è proprio l’allergia. Per questo è molto importante che venga diagnostica correttamente e al più presto. Sarebbe opportuno fare prove allergiche anche nei primi anni di età. È pur vero che l’allergia può modificarsi con la crescita, ma se si documenta in età adolescenziale si riesca a fare un discorso di prevenzione primaria, con l’allontanamento dell’allergene dalla mucosa”.
La diagnosi, quindi, come punto di partenza imprescindibile. “Si rischia di prendere farmaci inutili o fare ad esempio aerosol che, anzi, peggiorano l’allergia. Il trattamento della rinite cambia in base alla gravità e alla sua classificazione: può essere lieve, moderata, intermittente o persistente, e le terapie sono differenti. L’unica specifica è l’immunoterapia, i cosiddetti vaccini. Oggi facciamo un’immunoterapia sublinguale anche in piccoli pazienti: sono cure allopatiche che somministriamo sotto la lingua o a livello del naso o attraverso un cerottino che poniamo sulla pelle, allergenici che tendono a far aumentare le difese immunitarie verso quell’allergene verso il quale non hanno alcuna immunocompetenza”.
E se, quindi, nei casi più gravi può essere consigliata e somministrata questa immunoterapia anche sublinguale, in quelli più blandi può essere prescritta una terapia farmacologia. “Dobbiamo però ricordare che l’effetto dei farmaci cessa alla loro sospensione. Pertanto, quando prescrivo farmaci per allergie quali antistaminici o decongestionanti nasali non curo perfettamente l’allergia, ma rimuovo i sintomi. Sono farmaci che mi aiutano a risolvere in quel momento il problema, ma la malattia allergica tende sempre a peggiorare”.
Si tratta, in sostanza, di imparare a conoscere l’allergia di cui si soffre attraverso una diagnosi corretta per fare una prevenzione specifica, di tipo primaria e secondario. “Non è giusto curarsi un raffreddore o una rinosinosite batterica quando invece è rinite o rinosinusite allergica. L’otorino questo riesce a valutarlo. E se procediamo con una terapia chirurgica ma non capiamo la causa del problema, le recidive possono essere molto frequenti, numerose ed intense. Come otorino mi approccio tantissimo alla chirurgia della rinosinusite, facciamo interventi con l’endoscopio riuscendo a pulire bene il naso, ma bisogna sempre capire la causa della problematica. E questo è doveroso sia nei piccoli pazienti che negli adulti”.
Un trattamento più specifico, perciò, allevia i disturbi e migliora l’allergia. “Il Decreto Aria (Allergic Rhinitis and its Impact on Asthma), emanato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci esorta ad individuare il prima possibile la rinite prima che diventi asma”.
C’è un’ultimo ma non secondario aspetto che la dottoressa Calamita evidenzia: l’importanza di un’alimentazione corretta. “Mangiando alcune cose possiamo peggiorare la rinite allergica e la nostra esofagite allergica. Rivolgersi ad un otorino con competenze allergologiche permette di fare subito una diagnosi corretta, individuare l’allergene responsabile e curare la causa della malattia, senza assumere indiscriminatamente per mesi e mesi una terapia farmacologica che potrebbe essere non idonea”.
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