di Andrea Braconi
Sei nuovi cardiomonitor, che si aggiungono ad altri 3 già in dotazione dell’Ospedale “Murri” di Fermo. Ancora una volta la Fondazione Carifermo dimostra – concretamente – la propria attenzione per le istanze del territorio, in particolare quelle inerenti il mondo della sanità. Una scelta che ha ottenuto il plauso e il ringraziamento da parte dei vertici dell’Area Vasta 4, a partire dal direttore Licio Livini.
“Oggi ci troviamo a siglare un’altra donazione da parte della Carifermo, un ente molto vicino ai nostri bisogni sanitari, che ne ha già fatte tante e che continua su questa strada. E quando in un realtà come la nostra la solidarietà e l’altruismo, oltre che la sensilibilità, diventano principi comunitari credo che la comunità stessa acquisisca più forza. È una dimostrazione di vicinanza rispetto ad organizzazioni come la nostra, che non sempre riescono a fronteggiare tutte le situazioni. Ecco perché è importante il supporto dei privati. E qui ci troviamo in un contesto geografico e di popolazione molto rispondente alle sollecitazioni che arrivano”.
Fondazione Carifermo che – e sono sempre parole del direttore Livini – resta la numero uno in fatto di donazioni. “In questi anni si è instaurato un rapporto estremamente cordiale, corretto e franco. Oltre che al presidente Palma, un ringraziamento va anche al nostro personale attraverso il quale possiamo dare risposte di qualità e complete. E se qualcuno pensa di volere strumentalizzare e creare problemi anche quando non ci sono, a noi non interessa, andiamo avanti e continuiamo a lavorare sempre con il solito impegno” ha aggiunto, togliendosi qualche sassolino dalle scarpe rispetto ad alcune recenti polemiche sulla gestione dell’Area Vasta 4.
Di intervento significativo per un reparto cruciale ha parlato proprio il presidente Alberto Palma, per l’occasione accompagnato dalla segretaria Francesca Fortunati. “Mi è stata rappresentata l’esigenza di aggiornare la strumentazione e la capacità di sorveglianza sull’andamento di pazienti particolari. Ho sottoposto ai miei organi la possibilità di questa donazione e ho visto oggi con soddisfazione che si è realizzata”.
Un Palma piuttosto emozionato quello che ha ripercorso i vari passaggi, soprattutto perché il luogo della presentazione alla stampa (presente anche Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco) è esattamente corrispondente all’ala originaria del Murri che fu opera di suo nonno. “È stato quasi 100 anni fa, e mi fa piacere vedere che ancora funziona e funziona bene. Noi non manchiamo mai, nei limiti del possibile, di agevolare le dotazioni di questa struttura che è l’ospedale unico della zona territoriale. Lo facciamo nella consapevolezza che le difficoltà dell’ente Regione non sempre permettono di soddisfare certi miglioramenti che sono, invece, se non necessari quantomeno opportuni. Questo ospedale continua a funzionare e siamo lieti di poter contribuire a migliorarlo”.
Dal primario Stefano Angelici, oltre ai numeri del reparto (più di 1.500 ricoveri e 10.000 prestazioni nell’anno 2018), è arrivata una riflessione sulle profonde modificazioni in atto. “Il mondo che ci circonda sta cambiando, ci sono variazioni ambientali, nella società, nelle strutture, nei pazienti e nel nostro concetto di salute. Per dare risposte a queste metamorfosi uno dei baluardi è la medicina interna”.
Sfruttando un paragone di stampo calcistico, Angelici ha parlato di un centrocampista che va dalla difesa all’attacco, che fa assist e che all’occorrenza sa essere specialista della situazione più complessa. “Medicina interna ha tante necessità e deve anche rispondere ad nuova emergenza che è quella dell’instabilizzazione durante il ricovero. Ci sono anche pazienti che arrivano dal Pronto Soccorso o da altri reparti che hanno necessità di essere più stabilizzati. Per questo vogliamo ringraziare la Fondazione, sempre sensibile nell’intercettare le nostre richieste, insieme alla direzione ospedaliera e al nostro personale”.
“Abbiamo donazioni di privati – ha voluto aggiungere la dottoressa Fiorenza Padovani – ma la Fondazione è la più presente e la più solerte. Le attrezzature donate sono fondamentali ed indispensabili, l’evoluzione è talmente rapida che se non avessimo un sostegno di esterni non riusciremo a mantenere il passo. Monitorare continuamente ci consente di avere una visione sui parametri essenziali e ci torna utile anche a livello di performance”.
A spiegare il funzionamento il dottor Francesco Astorri, affiancato dalla caposala Tania Miconi. “Si tratta di monitor multiparametrici – ha detto -. Sempre di più incominciamo ad avere pazienti instabili e così in tempo reale abbiamo tutti i parametri e possiamo agire tempestivamente. È un nuovo salto di qualità reale, anche perché sono dotati di wi-fi e possono essere spostati. Si interfacciano con una centrale e attraverso un ripetitore ci riportano tutti i dati. Importante è il ruolo e il supporto dell’ingegner Elisa Bitti, una figura chiave in questo percorso”.
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