di Andrea Braconi
“Non si tratta di una passerella, conosco già i problemi”. Come promesso, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto la sua prima uscita da leader del nuovo Governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Problemi – ha ribadito in occasione dei vari incontri avuti sia sul versante laziale che su quello marchigiano – analizzati con attenzione insieme agli amministratori locali.
“La ricostruzione non si può realizzare in un anno o due – ha ribadito il premier -, occorrerà tempo ma in questo momento dobbiamo accelerare questo processo per superare le criticità, a partire dalle istanze per le domande inerenti la ricostruzione privata che procedono troppo lentamente”.
Varie le cause. “Spesso si tratta di secondo case, con proprietari che non sono interessati alla ricostruzione. Spesso sono dovute a procedure burocratiche e complesse che rallentano questo processo”.
E nel mese di dicembre scadranno i termini per la presentazione delle domande per i danni lievi. “Chi è interessato deve affrettarsi – ha precisato Conte -. Un’ulteriore proroga rallenta, paradossalmente, la prospettiva di una ricostruzione e per poter accelerare dobbiamo definire il perimetro della ricostruzione, chi è interessato e chi no. D’ora in poi il Governo non è intenzionato a dare ulteriori proroghe”.
Altra priorità, ha aggiunto il presidente, sarà quella di elaborare un modello normativo unico, da utilizzare in tutte le occasioni, come richiesto da anni da chi, purtroppo, si è ritrovato a gestire le conseguenze delle terribili scosse di terremoto tra l’agosto 2016 e il gennaio 2017.
“Devo dire che il presidente Conte ha manifestato un’attenzione particolare per il nostro territorio – ha affermato Romina Gualtieri, sindaco di Monsampietro Morico, presente all’incontro di Castelasantangelo sul Nera – e ha dichiarato che costituirà una task force che seguirà passo passo tutte le procedure. Come sindaci abbiamo chiesto attenzione per il cuore dell’Italia, cosa che purtroppo finora non c’è stata. La nostra voce unanime è che da tre anni stiamo attendendo che qualcosa cambi, perché gestire con l’ordinario qualcosa di straordinario è drammatico. Abbiamo chiesto al presidente di impegnarsi sotto il profilo della sburocratizzazione, perché non è possibile che servano ventidue passaggi prima che si vada all’affidamento dei lavori: questa è una vera e propria umiliazione, che crea danni enormi”.
Accolta dagli stessi amministratori la notizia di uno stop alle proroghe per i danni lievi. “È ora che si riparta, altrimenti saremo sempre a rincorrere la problematicità. Bisogna muoversi perché questi territori sono gioielli che rischiano di perdere il loro valore”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Adolfo Marinangeli, sindaco di Amandola. “Se questo viene collegato con il personale da assegnare ai Comuni per la velocizzazione delle pratiche, compresa quella accennata dal premier, che ha detto di essere d’accordo nel tramutare le B in una Scia di inizio attività, quindi un’autocertificazione da parte del tecnico, questo vorrebbe dire automaticamente svuotare la burocrazia e far partire i lavori. In questo modo non avrebbe più senso dare le proroghe, altrimenti di rinvio in rinvio non si partirà mai”.
Un incontro positivo, quindi, anche per una visione più ampia manifestata da Conte. “Lui pensa ad una ricostruzione agganciata anche ad un progetto sulla montagna” ha concluso Marinangeli, che ha ripreso il concetto in occasione del suo intervento. “Il terremoto non ha fatto altro che accelerare il fenomeno dello spopolamento già in atto, quindi ricostruire senza un progetto economico dietro serve a poco. Non serve recuperare una casa o dieci, una scuola o dieci, serve avere un progetto solido dietro per far rivivere queste zone”.
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