“Il recente riconoscimento dell’area di crisi per il distretto delle pelli – calzature del Fermano-Maceratese ha segnato un passaggio epocale per il nostro territorio. Aldilà di un ingiustificato trionfalismo per tale riconoscimento, che peraltro è stato ottenuto attraverso la determinazione di un industriale del settore che ha trovato ascolto nell’allora governo del paese, la crisi del settore calzaturiero documenta come una globalizzazione sleale governata dal capitalismo finanziario ha provocato un cambiamento strutturale della complessiva situazione socio-economica del nostro territorio in quanto tale comparto era determinante”. Inizia così la riflessione socio-economica del presidente della fondazione San Giacomo della Marca, Massimo Valentini. Una riflessione a tutto campo, la sua,
In un contesto in cui l’unica possibilità di rimanere sul mercato è data da una capacità costante di innovazione in tutti i segmenti della gestione aziendale si è innestato un veloce processo di polarizzazione tra due gruppi di imprese. Da una parte chi ha subito la crisi non comprendendola e quindi non accettando la sfida al cambiamento, portando ad un progressivo sfinimento la situazione aziendale sino alla chiusura oppure ad una sopravvivenza senza alcuna prospettiva. Dall’altra un gruppo di imprese di vari settori che accettando tale sfida ha mantenuto e spesso migliorato il proprio posizionamento sul mercato.
Se andiamo ad osservare queste imprese locali in salute la caratteristica fondamentale è una capacità di innovazione collegata alla partecipazione a varie forme di collaborazioni, anche informali, in reti sia locali che extralocali, sia di imprese che di altri attori sociali ed istituzionali. L’aspetto fondamentale della collaborazione come driver di sviluppo è anche documentato dal recente rapporto su “Sussidiarietà e…Pmi per lo sviluppo sostenibile” in cui si evince che gli accordi cooperativi sono alla base delle migliori performance ottenute dalle imprese collaborative, che tale fenomeno della collaborazione è concentrato soprattutto al Nord del Paese con buone performance anche nel Centro, che beneficiano di tali migliori performance soprattutto le piccole imprese, che il settore più indietro nelle collaborazioni rispetto ad altri è quello del tessile e abbigliamento. Osservando la situazione locale non possiamo comunque non cogliere che anche in questo nuovo scenario la struttura delle Pmi rimane un baluardo fondamentale per le caratteristiche di sostenibilità economico-sociale che ci viene universalmente riconosciuta da chi entra in contatto con il territorio. L’impresa integrata nel territorio è determinante nel preservare ed incrementare tali caratteri di sostenibilità che sono oggettivamente volano di sviluppo anche per altri settori. La sostenibilità pertanto non può ridursi solo ad un imperativo morale ma è la condizione per il nuovo sviluppo di cui abbiamo bisogno. Alla luce di queste considerazioni il riconoscimento dell’area di crisi – scrive il presidente Valentini – può essere una grande opportunità per quel segmento di imprese dei vari settori che stanno innovando e che hanno bisogno di un supporto per sostenere progetti di sviluppo sostenibile. Solo questa tipologia di imprese in collaborazione con gli attori sociali e istituzionali che riconoscono l’enorme valore sussidiario della loro presenza possono essere i capofila di una nuova rinascita del distretto Fermano-Maceratese. Di tutto ciò parleremo al prossimo convegno del 20 settembre a Fermo”.
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