di Andrea Braconi
“Strano che non mi è stata fatta una domanda sulla mia ricandidatura per le prossime regionali”. Gioca d’ironia il presidente Luca Ceriscioli, proprio di fronte ai vertici del partito fermano tra cui il vice segretario regionale Fabiano Alessandrini. La sua è la consapevolezza di chi ha ben chiaro il radicale mutamento del quadro politico nazionale – e a cascata quello locale – dopo l’8 agosto e la scelta di Matteo Salvini di staccare la spina al Governo.
“Quel giorno – ricorda Ceriscioli alla platea della Festa de L’Unità – sembrava il proclama della vigilia della marcia su Roma, anche nei modi, nello stile e nel linguaggio, ma due settimane dopo il mondo si è ribaltato”.
E alla nascita del nuovo Governo giallorosso è seguita un’apertura – al momento soltanto sotto forma di dichiarazioni “domenicali” – per una possibile alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle in Umbria, all’insegna di un non ancora identificato candidato presidente di stampa civico. Ma sarà soprattutto il lavoro della nuova formazione, quella del Governo guidato da Giuseppe Conte, che condizionerà, in positivo o in negativo, i percorsi dei due partiti, così come condizionerà il ruolo di Ceriscioli.
“Con la rapidità dei cambiamenti che abbiamo già visto nel mese di agosto o facciamo come Zingaretti e usiamo la testa e ci riposizioniamo su quello che accade, oppure tutto diventa più complicato. Sta a noi aggiornare i nostri strumenti per essere efficaci. Il dibattito dovrebbe essere riletto alla luce di questo, al di là dei percorsi e delle alleanze che il partito deciderà. Si possono fare scelte anche più radicali, ma oggi dobbiamo guardare con attenzione quei processi”.
Ceriscioli ha ribadito anche un concetto espresso “quando il Pd era nel suo momento peggiore”: lui nei partiti come strumento di democrazia continua a credere. “Sono nato così e continuo a pensarlo, è scritto nella nostra Costituzione, le democrazie senza i partiti non esistono al mondo. È evidente che dentro questa partita io giocherò a favore di una soluzione che ci permetta di vincere le prossime elezioni, questo è il mio obiettivo: io voglio vincere nelle Marche per poter avere una forza politica che continui a guardare a valori importanti. Il mio sforzo sarà quello di vincere le elezioni e favorire la scelta che metterà nelle condizioni il Pd, il centrosinistra e i suoi possibili alleati di potersi confermare alla guida della Regione Marche”.
Ma è innegabile che il modo in cui il Governo è nato e il percorso che si è creato nella testa degli italiani qualche interrogativo lo abbia lasciato. “Non è una cosa che ha avuto una sua maturazione. Tutta la narrazione fino a ieri dei 5 Stelle era il Pd è il partito di Satana, e noi nei loro confronti avevamo giudizi piuttosto pesanti. Ma quello che si è aperto è stato chiaro, con le scadenze che riguardavano il nostro Paese: c’erano scelte cogenti e impegni importanti da prendere e subito”.
A fare la differenza, ha ribadito, saranno i primi mesi del Governo giallorosso. “L’impostazione che si è data per affrontare il tema spinosissimo dei migranti mi è piaciuta, facendo diventare non più uno sbarco in Italia ma in Europa, con il 10% dei migranti che resta qui e il restante 90% che viene redistribuito, facendo cambiare completamente la prospettiva: non è un problema che l’Europa scarica sull’Italia, ma è un vedere la Comunità europea come una struttura solidale, è un grande patto fra Nazioni mature. E la risposta non era certamente quella di tenere una nave fuori da un porto per due settimane, lasciando la gente in condizioni disumane e poi alla fine sbarcavano tutti. Quella è stata una prova di forza con sentimenti poco nobili. Una scelta che se proiettata anche sull’abbattimento del cuneo fiscale, sulla ripresa degli investimenti, su quelle norme sul sisma, sulla green economy, allora potrà cambiare veramente le cose, con un Governo che nei primi mesi farà vedere per cosa è nato, non contro cosa. Ed è chiaro che questo aiuta molto nella prospettiva regionale”.
L’ipotesi dell’Umbria, quindi, per Ceriscioli è un secondo percorso perché si rompe il tabù delle alleanze per i 5 Stelle. “Si rompe lo schema che ha messo in difficoltà il Partito Democratico negli ultimi 5 anni, e cioè tutti contro il Pd. L’idea è che finalmente si possa giocare su obiettivi e contenuti in un’alleanza anche con chi oggi governa con te ma fino a ieri era da un’altra parte. Questo modifica notevolmente la partita che si giocherà in Umbria e tutto quello che precede il nostro appuntamento è per noi di grande interesse. Certo è che una sconfitta bruciante in Umbria, un testa a testa o un ribaltamento avrà un riflesso molto importante anche nei nostri passaggi. E più questi messaggi da parte del Governo andranno nella direzione giusta, più rafforzeranno il nostro percorso, sia su atti concreti che sul racconto politico che rompe uno schema e apre ad altre opportunità. È un passaggio di consapevolezza a livello di vertice che diventa una consapevolezza a livello di comunità. E una politica che dà risposte è un ottimo viatico”.
Non poteva mancare un accenno all’addio di Matteo Renzi. “L’ennesima scissione all’interno del Pd, l’ennesimo errore. Abbiamo invece un’opportunità, l’abbiamo costruita insieme grazie allo sforzo che ha fatto Zingaretti, che aveva altre idee rispetto a quello che poi è avvenuto: lui ha fatto veramente il segretario, cercando di tenere tutti uniti nella scelta che più aggregava il gruppo dirigente. Ci siamo anche riuniti con quella parte della Sinistra con la quale avevamo fortemente litigato fino a ieri e gli va dato merito di questo. Non possiamo buttare via questa opportunità, non ce lo possiamo permettere, ma più che per noi per il Paese, che guarda ad una ripartenza dei fondamentali economici come lavoro e pensioni, che guarda ai servizi, che guarda alla sanità per la quale, voglio ricordarlo, era già scritto nero su bianco un taglio. Dobbiamo giocare questa partita, il percorso sta andando bene e dobbiamo farlo per tutti gli italiani”.
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