di Andrea Braconi
Alle ore 10, puntuale, il suono delle campane della Chiesa di San Francesco è tornato a riverberarsi tra i vicoli del centro storico di Fermo. E in quello stesso momento il sindaco Paolo Calcinaro si è affacciato nel piazzale antistante, in anticipo di mezz’ora rispetto all’orario programmato per la riapertura di uno dei luoghi di culto più importanti della città e del centro Italia. C’erano le autorità da accogliere, a partire dal commissario straordinario per la ricostruzione Piero Farabollini (LEGGI L’INTERVISTA), ma c’era soprattutto da parte sua la necessità di percepire il sentimento dei tanti concittadini accorsi.
“Recuperare San Francesco non è solo recuperare la chiesa di una parrocchia, ma è recuperare un qualcosa a cui tutti i fermani sono molto legati” ha tenuto a ribadire lo stesso sindaco al termine della celebrazione officiata da monsignor Rocco Pennacchio. E proprio all’arcivescovo è toccato il compito di riaprire quel portone serrato immediatamente dopo le terribili scosse del 2016.
Prima il taglio del nastro, poi l’ingresso con gli occhi in verticale ad ammirare tutta la bellezza di questo luogo edificato dai Frati minori a cavallo tra XIII e XIV secolo. “Vi dò il benvenuto in questa chiesa ritrovata, una delle più significative, che ci viene riconsegnata nel suo splendore” ha affermato Pennacchio nel ringraziare tutte le autorità militari e civili presenti, oltre ai tanti fedeli seduti in ogni angolo.
Gli stessi frati (presenti l’ex parroco Padre Enrico e l’attuale reggente Padre Francois), custodi per tanti secoli di questo luogo, hanno voluto ringraziare la comunità di San Francesco che non ha mai perduto la speranza e ha pazientemente atteso la riapertura. E accanto ad un ringraziamento corale, con una menzione speciale per i Vigili del Fuoco rappresentanti nell’occasione dal comandante Fazzini, hanno auspicato come un luogo così importante della storia francescana, cristiana, culturale e storica possa continuare ad essere rifugio e riferimento attraverso celebrazioni, confessioni e preghiere.
“Oltre a tanti drammi – ha aggiunto il sindaco Calcinaro – il sisma ha portato anche un qualcosa di positivo, perché in questa riapertura dei luoghi simboli noi fermani possiamo riscoprire quanta bellezza abbiamo nella nostra città. A certe cose iniziamo a pensare quando vengono a mancarci, diamo per scontato che ci siano sempre. Voglio ringraziare tutti per il lavoro fatto dal luglio 2017 perché questa chiesa adesso può parlare da sola, con la sua storia, la sua bellezza e la sua importanza”.
A portare i saluti del prefetto Vincenza Filippi, il capo di gabinetto Francesco Martino, che ha posto l’accento sui ricordi dei tragici momenti succedutesi nel 2016 e che hanno colpito l’intera provincia. “Sono stati momenti nei quali la Prefettura ha avuto un ruolo di coordinamento” ha ricordato lodando l’operato di tutte le Forze dell’Ordine e dei Corpi dello Stato, compresa la Protezione Civile. “Non si è trattato di grande scossa ma di tante scosse forti che hanno messo sotto stress il sistema emergenziale, ma abbiamo lavorato in sinergia con tutti i 40 Comuni, anche con quelli fuori dal cratere. E ogni giorno che c’è una riapertura di una chiesa come di una singola abitazione privata quello diventa un momento di gioia”.
Qualche mese fa l’assessore regionale Fabrizio Cesetti aveva partecipato alla riapertura di diversi luoghi di culto, da Amandola a Francavilla, da Montappone a Monsampietro Morico. Momenti che ha voluto condividere nuovamente con l’arcivescovo, affermando come sia evidente il merito del suo impegno e di tutta la Curia per il recupero di spazi fondamentali per la comunità provinciale. “L’apertura di una chiesa è un fatto molto rilevante, è il luogo dove la comunità si ritrova. Questo è un segnale di fiducia per quella ricostruzione che deve far tornare i nostri territori al loro splendore. Ma è anche l’occasione per le istituzioni per riflettere su uno snellimento delle procedure per accelerare questo processo”.
Poi l’atteso intervento di Farabollini, il cui incarico scadrà a fine anno. “Ogni volta che si riesce a riaprire un edificio, sia esso una chiesa o una scuola, significa che si sta percorrendo una via difficoltosa ma che deve dare il senso della speranza e di raggiungimento di un obiettivo, che è anche quello di tornare a vivere in questi luoghi e del farlo in sicurezza sismica. Per questo dobbiamo avere la forza e il coraggio di chiedere alle istituzioni di poter essere sicuri nelle nostre case e nei nostri edifici. Purtroppo siamo ancora lavorando in termini di emergenza, ma questo non può essere in una zona particolarmente delicata come l’Appennino”.
Settantamila edifici e 3.000 chiese danneggiate, centinaia di scuole distrutte: è il bilancio, estremamente sintetico, degli effetti del sisma che ha spinto il commissario a ribadire come il percorso vada affrontato con la collaborazione e la condivisione da parte di tutti, dal singolo cittadino alle istituzioni centrali”.Non dobbiamo mai perdere la fiducia e noi ce la stiamo mettendo tutta”.
Delle caratteristiche degli interventi necessari per il recupero della Chiesa di San Francesco ha parlato il direttore dei lavori Massimo Conti, che ha spiegato come a seguito di un’indagine con il georadar sia stata individuata sotto al pavimento una serie di stanze che, ha affermato l’ingegnere, “spero si possano portare alle luce”. Ha invitato i presenti ad osservare le colonne, che sorreggono il peso della chiesa, e sulle quali sono stati fatti interventi importanti, come le iniezioni di 40 sacchi di malta per ognuna, e ha anche illustrato le peculiarità della rete posizionata nella parte alta, distribuita lungo tutta la superficie della chiesa e sorretta da cavi di acciaio, per arrivare alla notizia del ritrovamento nel sottotetto di affreschi originali francescani, dei quali si ignorava l’esistenza.
L’intervento commissionato dall’Arcidiocesi di Fermo, finanziato con 300.000 euro grazie all’ordinanza 32 del 2017 del Commissario straordinario per la ricostruzione, è stato eseguito dalla Krea Costruzioni e ha visto come progettista architettonico Michele Cruciani.
“L’intervento dell’ingegner Conti ci ha fatto capire come dietro la riapertura di una chiesa ci sia un lavoro immenso per recuperare e migliore le condizioni di sicurezza – ha aggiunto monsignor Pennacchio -. Il merito di un lavoro solerte e rapido nei limiti del possibile è tutto nelle persone che nella Curia si occupano di questo, in particolare la dottoressa Monelli e il geometra Catalini dell’Economato. Noi siamo riusciti a riaprire tutte le chiese citate prima senza aver assunto una persona in più e, quindi, lavorando con le stesse risorse. Mi verrebbe da dire che fino ad ora abbiamo scherzato, la ricostruzione infatti incomincia adesso: è imminente infatti la pubblicazione di un ordinanza che comporterà una prova potente delle capacità come Diocesi di essere un soggetto attuatore e di dimostrare che si può ricostruire, senza suscitare perplessità o scandali, come anche il Vangelo oggi ci ha ricordato”.
Infine l’augurio alla comunità di godere di questo tempio che rappresenta un nuovo inizio, non solo architettonico ma anche pastorale. “Tra pochi giorni si costituirà un’unità tra quattro parrocchie: San Francesco, Sant’Alessandro, Santa Lucia e San Domenico. Questo significa lavorare insieme su tanti versanti e anche sulla condivisione. Cogliamo, quindi, questa occasione per ricominciare non chiusi in noi stessi, ma aprendoci a tutti gli altri”.
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