di Andrea Braconi
Un mese dedicato alla donna, per parlare di patologie che si possono manifestare congiuntamente come depressione e menopausa. A darne le spiegazioni ai microfoni di Radio Fermo Uno è stata Mara Palmieri, direttrice dell’Unità Operativa di Salute Mentale dell’Area Vasta 4, intervistata insieme alla psicologa Maria Sibilla Iacopini dalla speaker Jessica Tidei.
“A me piace dare l’immagine della menopausa molto più leggera rispetta a quella percepita – ha specificato in apertura di trasmissione la stessa Palmieri – da considerare come un passaggio fisiologico nella vita di una donna, un periodo di modificazioni fisiologiche e di cambiamenti generali, vissuto in maniera molto soggettiva, considerando che non ci sono sintomi uguali per tutte”.
Ogni donna, infatti, ha una propria modalità di vivere questo periodo, che dipende dalla propria predisposizione genetica, dalla storia personale, dagli stili di vita, da fattori psicosociali e dall’ambiente socio-culturale. “È un periodo in cui la donna deve affrontare la perdita della propria fertilità. Oltre che da un punto di vista fisico, uno dei sintomi più presenti è quello psicologico affettivo: circa il 50% delle donne accusa alterazioni dell’umore, irritabilità, insonnia che possono generare disagio sia personale che relazionale”. Parliamo, ha sottolineato Mara Palmieri, di un periodo che va dai 4 agli 8 anni, considerando premenopausa, menopausa e postmenopausa.
E un accento è stato posto proprio sulla premenopausa, quando cioè hanno inizio le alterazioni ormonali. “È considerata una finestra di vulnerabilità per la donna, dove si evidenziano sintomi depressivi. Il rischio di sviluppare questi sintomi non è però più alto rispetto ad altre situazioni e possiamo dire che non c’è quindi una depressione da menopausa. Ci sono dei fattori di rischio che dobbiamo prendere in considerazione, si accentuano di più alcuni tratti, ma non possiamo parlare di patologia. Certamente si può anche ricorrere ad un supporto psicologico e la collaborazione tra servizi può essere importante per costruire una rete d’intervento di tipo preventivo”.
Di fronte ad una situazione di difficoltà, ha proseguito la direttrice, c’è ancora la mentalità comune di dire “ce la devi fare da sola”. “Ma sono parole vuote in una persona che sta male, anzi, suscitano ancora di più angoscia. Molto importante è fare una diagnosi differenziale per arrivare ad un’eventuale terapia, farmacologica o psicologica, che dipende dal livello di entità della sintomatologia”.
Questo, per la donna, è già un periodo di vita in cui persistono fattori di stress come cambiamenti di carriera, fine di relazioni, invecchiamento, malattie organiche e fattori psicosociali. “Possono concorrere ad aumentare la probabilità di mettere in evidenza alcuni sintomi depressivi che vanno individuati. Per questo dobbiamo assolutamente considerare che alcuni sintomi della menopausa si possano sovrapporre ad altri sintomi depressivi. Quando alcuni di essi sono particolarmente persistenti, allora dobbiamo pensare ad un disturbo depressivo”.
Mara Palmieri, nel corso del suo intervento, ha fatto riferimento a quella che viene definita depressione maggiore. “È caratterizzata da alcuni segni (come atteggiamento di chiusura, diminuzione di interesse per le attività quotidiane, aumento o perdita di peso, insonnia o aumento di sonno, mancanza di energia, sentimenti di autosvalutazione o colpa eccessiva che nei casi più gravi può assumere connotazioni deliranti). Serve uno specialista che sappia individuare e valutare la gravità dei sintomi. Inoltre, la qualità di vita è importante, della persona ma anche della famiglia. Ci sono cure antidepressive molto ben tollerate e che, soprattutto, non vanno ad impattare su effetti collaterali, come l’aumento di peso. Scegliamo quindi farmaci che non hanno effetti che vadano a potenziare i sintomi della menopausa”. Detto di una terapia che possa essere anche di tipo psicologico, Palmieri ha spiegato come nella sintomatologia più lieve della menopausa una terapia estrogenica possa essere sufficiente, così come integratori che aiutino ad alleggerire questa sintomatologia di tipo psicologico.
C’è poi da affrontare la questione del disturbo disforico premestruale. “È un disturbo che presenta alcuni sintomi che iniziano nella settimana precedente il ciclo, iniziano a migliorare entro pochi giorni dall’insorgenza della mestruazione per ridursi la settimana successiva. I sintomi sono sbalzi d’umore, irritabilità, rabbia, aumento dei conflitti interpersonali, ansia, diminuzione interesse, difficoltà di concentrazione, modificazione dell’appetito: sono sintomi più marcati rispetto alla sindrome premestruale che, da questo punto di vista, risulta essere più leggera”.
La parola è poi passata alla psicologa Iacopini che ha posto nuovamente l’attenzione sul fatto che la menopausa rappresenti un momento transitorio. “I retaggi culturali hanno connotato questa fase con una certa drammaticità e noi donne viviamo con difficoltà quanto invece è, appunto, una transizione. Spesso nel parlarne si incorre nel rischio di semplificare e banalizzare. Solo di recente la menopausa è diventata oggetto di studio in tutti i suoi aspetti, secondo una prospettiva multidisciplinare”.
La dottoressa Iacopini ha sottolineato come già nell’antichità tutto venisse spiegato e indagato in funzione dell’utero. “Ci si focalizzava solo sugli organi sessuali e sulla loro funzione, la rappresentazione delle donne era tra feconde e sterili, con la menopausa associata al concetto di malattia, concetto in voga almeno fino alla metà del XVIII secolo. È stata anche considerata come una sorta di variante dell’isteria. Nel tempo è stato dato poco spazio ad aspetti psicologici e sociali, ma oggi è importante non sottovalutare i bisogni e i disagi percepiti, cercando di ascoltare e comprendere queste difficoltà. L’equilibrio psicologico è fondamentale, una buona capacità introspettiva della donna e l’aiuto degli specialisti coinvolti in questa fase possono fare la differenza. La stessa donna deve sentirsi capace di affrontare questo periodo, senza essere una vittima passiva”.
“Deve essere aiutata a ristrutturare l’immagine di sé che è in cambiamento – ha concluso la direttrice Palmieri -. Per qualcuna questo è automatico, per altre no”.
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