di Andrea Braconi
L’Area Vasta 4, come tutti gli anni, è pronta per la distribuzione del vaccino antinfluenzale. A darne conferma sono Giuseppe Ciarrocchi, direttore del Dipartimento di Prevenzione, e Rossana Belfiglio, responsabile dell’Unità Operativa Semplice Epidemiologia e Promozione alla salute.
Prima di incontrare una delegazione di medici di medicina generale in rappresentanza della categoria, momento fondamentale per stabilire le modalità di una distribuzione che verrà fatta a partire da venerdì 8 novembre, i due dottori hanno voluto spiegare i dettagli dell’azione programmata, a partire dall’utilizzo di un vaccino tetravalente, che contiene tutti e 4 i ceppi di virus influenzali. “Parliamo dei 2 sierotipo A e dei 2 sierotipo B – sottolinea Ciarrocchi – che garantiscono un’efficacia di copertura molto alta essendo attiva quella variante B che prima mancava nel trivalente che utilizzavamo”.
Per gli ultra settantacinquenni, invece, verrà utilizzato un vaccino adiuvato trivalente. “Complessivamente le dosi a disposizione saranno circa 30.000, di cui 12.000 per gli ultra 75enni e quasi 19.000 per il resto della popolazione. Le categorie a cui viene offerta la vaccinazione sono diverse, da tutti i soggetti di età superiore ai 65 anni alle categorie a rischio di qualsiasi età inferiore ai 65”.
“Sicuramente – afferma la dottoressa Belfiglio – facciamo riferimento a lavoratori dei servizi pubblici essenziali, tra cui quelli sanitari, così come a chi lavora nelle stalle a contatto con gli animali, senza dimenticare le donne in stato di gravidanza”.
Una campagna di vaccinazione, tiene a precisare Ciarrocchi, che deve essere fatta con la massima attenzione perché le copertura vaccinali della popolazione fermana permangono ancora a livelli bassi. “Abbiamo negli oltre 65enni una copertura che si aggira di poco sopra al 50%. Questo avviene perché l’influenza non è ancora percepita come una malattia che può dare delle complicanze anche gravi. La percezione del rischio è ancora bassa, uno pensa che sia una malattia che si autolimita come di fatto è, poi si guarisce e tutto finisce lì. In realtà non è così: l’influenza può complicarsi (una delle più importanti e temibili conseguenze è la polmonite) e portare addirittura alla morte. Infatti, secondo i dati resta una delle principali cause di decesso nella popolazione anziana. Compito dei medici, quindi, è di informare e stimolare queste persone”.
Vaccinazione che, secondo i responsabili dell’Area Vasta 4, dovrebbe essere fatta a tutti. “Più uno è fragile, più deve ricorrere al vaccino. E ricordiamo che sono rarissime le controindicazioni alla somministrazione del vaccino antinfluenzale, perché si tratta di un vaccino inattivato” commenta Ciarrocchi. “Se lo facciamo a pochi l’efficacia diminuisce perché la circolazione del virus aumenta, mentre in una popolazione completamente vaccinale lo stesso virus si blocca. Quindi, più alziamo le coperture e più il risultato della campagna vaccinale sarà positivo. Tra le misure fondamentali, inoltre, c’è la necessità di lavarsi le mani in particolare nelle strutture sanitarie”.
“In alcuni casi un soggetto immunodepresso, come il paziente che fa chemioterapia, non risponde come una persona sana – aggiunge Belfiglio -. In specifiche situazioni occorre vaccinare anche i contatti familiari e più stretti di questa persona, proprio per creare una barriera”.
Alla domanda sul perché, a differenza degli altri vaccini, nel caso dell’influenza sia necessario farlo ogni anno, Ciarrocchi è perentorio. “L’insuccesso vaccinale può esserci, ma non ci sono controindicazioni. È il virus che ha una variabilità molto elevata. Durante la stagione estiva sta negli animali, magari dall’altra parte del globo, e si trasmette attraverso le migrazioni degli uccelli. E nell’animale il virus muta molto rapidamente. Per preparare un vaccino antinfluenzale occorrono circa 3 mesi, si studiano i virus che sono stati isolati e identificati. Ma da marzo a novembre/dicembre possono esserci piccole mutazioni, proprio a causa di questi passaggi, e il vaccino può risultare poco efficace. Sappiamo già che nel futuro non si produrrà più il vaccino utilizzando uova, considerando che nel mondo si preparano miliardi di dosi. Il sistema sta cambiando e verranno prodotti sulle cellule umane. Una produzione che sarà molto più veloce e l’efficacia sarà sempre più alta”.
E sulle voci di una possibile maggiore aggressività da parte del virus, Ciarrocchi spiega come tutto sia legato alla sua mutazione. “Se rimane stabile gli anticorpi ce li portiamo dietro, ma se questo cambia non abbiamo difese e ci imbattiamo in qualcosa di nuovo”.
Ma il vaccino, ribadisce, era e resta efficace. “L’insuccesso vaccinale, che è comunque raro, può dipendere anche dallo stato della persona, ognuno di noi risponde in maniera diversa e quindi l’efficacia non è mai del 100%. Ma resta comunque alta: se io somministro a 100 persone questo vaccino sono sicuro di proteggerne un numero che si avvicina molto al 90%”.
Trentamila, quindi, saranno le dosi in distribuzione nel Fermano, con la possibilità di un riordino in caso di risposta significativa da parte della popolazione, come auspicato dai due medici. “È la stessa cifra degli anni precedenti basata sul consumato – evidenzia Belfiglio -. Il picco influenzale quest’anno potrebbe arrivare prima, avendo già registrato qualche caso come invece non era avvenuto negli anni precedenti. Solitamente il periodo più delicato è quello tra gennaio e febbraio”.
Ai nati nell’anno 1954, conclude Ciarrocchi, saranno inoltre destinati altri due tipi di vaccini. “Il primo è quello antipneumococcico, importante perché previene la polmonite, come detto una delle complicanze gravi dell’influenza. Viene fatto in un’unica somministrazione e può essere richiesto al nostro Dipartimento o al medico di medicina generale. Da noi, e solo a noi, i nati nel 9154 possono richiedere il vaccino contro l’herpes zoster, il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio. La Regione lo offre gratuitamente e lo facciamo con chiamata attiva”.
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