di Andrea Braconi
I dubbi sull’affaire ex stazione Santa Lucia li aveva già esternati domenica scorsa, in occasione dell’assemblea pubblica tenutasi al Museo Miti. Un intervento deciso quello di Giuseppe Buondonno, segretario regionale di Sinistra Italiana e militante della lista civica L’Altra Fermo, con il dito puntato contro il sindaco Paolo Calcinaro, protagonista, a suo dire, di un errore di portata storica. Ma Buondonno, che in passato ha ricoperto anche il ruolo di assessore alla Pubblica Istruzione nella Provincia di Fermo, non ha risparmiato nemmeno la Steat, in particolare il presidente Fabiano Alessandrini.
In questa vicenda, dal tuo punto di vista, che tipo di comportamento hanno avuto la Steat come azienda e la sua assemblea dei soci?
“Prima di tutto, fammi dire che, da quello che leggo, stanno emergendo contorni preoccupanti su questa vicenda. E se il Comune di Fermo avesse esercitato il proprio diritto di opzione, si sarebbero stoppati interessi vari. Un bene pubblico di quella rilevanza lo si doveva preservare da situazioni come questa. Io spero che l’autorità giudiziaria, almeno in via cautelare, sospenda gli effetti di quell’asta. E, certo, sarebbe meglio, se fosse possibile, che la situazione venisse azzerata e che il Consiglio comunale venisse posto in condizione di riprendere questa situazione per i capelli ed esercitare i diritti della città. Perché il danno prodotto dalla decisione solitaria del sindaco di Fermo, rischia di produrne altri persino peggiori.
Dico a tutti gli attori istituzionali, stiamo attenti, perché la proprietà pubblica di quel bene è, comunque, la garanzia dell’interesse collettivo.
Venendo alla domanda, certo è che, a questo punto, la Steat fa bene ad esercitare il diritto di prelazione sull’area (con una cifra, però, più che doppia, rispetto a quella che avrebbe pagato il Comune). Tuttavia resta aperta una questione di fondo, urbanistica e sociale, e cioè che la destinazione di quell’area dovrebbe essere molto diversa da quella di un deposito di pullman; una destinazione di servizio alle scuole, alla cultura e alla socialità anche del centro storico.
Mi ha molto colpito, negativamente, che nessuno dei vertici di una società pubblica, come la Steat, abbia sentito il bisogno di venire ad ascoltare cosa avessero da dire, domenica scorsa, una rappresentanza democratica della città capoluogo (il gruppo consiliare de L’Altra Fermo, ndr) e uno dei più qualificati urbanisti italiani, tra l’altro molto legato a questo territorio, oltre a diverse associazioni e cittadini. Quei vertici rappresentano, appunto, i cittadini, non sono un CdA di un’impresa privata; e non vorrei che qualcuno di loro cominci a pensare alla Steat in questi termini, sarebbe grave.”
Sotto il profilo aziendale, quali ripercussioni in termini di servizi e progettualità potrebbero verificarsi a causa dell’investimento di una cifra considerevole come quella che si è resa necessaria per l’acquisto dell’area?
“Certo si tratta di un grosso investimento, la cui fattibilità, evidentemente è stata considerata possibile. Se le ripercussioni riguardassero l’accantonamento di uno spostamento da quell’area, il danno per la città sarebbe notevole; così come un eventuale stop, ad esempio, al rinnovamento ecologico del parco macchine, o una riduzione delle linee. Ma cosa ancora peggiore sarebbe una sostanziale privatizzazione di una società pubblica, cioè di proprietà dei Comuni e della Provincia, dunque dei cittadini e al servizio dei cittadini”.
Stando alle dichiarazioni di domenica scorsa, quale riflessione si lega all’ingresso di un socio privato, paventato dal presidente Alessandrini?
“Preoccupazioni è la parola giusta. Alessandrini ha detto in una conferenza stampa (leggi l’articolo), e cito testualmente quanto riportato da questa testata: ‘Se però i soci pubblici non hanno, in vent’anni, aderito a nessuna ricapitalizzazione e non volessero o potessero farlo oggi, lo statuto prevede la possibilità di un ingresso di soci privati. Una prospettiva in qualche modo prevista in occasione delle gare: di fronte a questo scenario un alleato forte e strutturato per capacità finanziaria e organizzativa è un’eventualità che in qualche modo andrà ricercata‘. Sono parole che non condivido e che, sono convinto, molti sindaci e molti cittadini non condividono. Intanto perché sembra dire che, esercitando il diritto di prelazione, chi esce dalla porta, può rientrare dalla finestra, e non vorrei che, invece di comprarsi l’area, si compri direttamente la Steat; poi perché gli eventuali soci privati, dotati di grande liquidità, possono essere di tanti tipi. Infine, perché una società di proprietà pubblica è una risorsa, non un problema; si pone questioni e obiettivi sociali che il privato può invece ignorare o considerare secondari. No, non sarebbe una bella prospettiva per il trasporto pubblico locale. I Comuni non hanno aderito alle ricapitalizzazioni, perché in questi anni sono stati strozzati dai tagli, non, o almeno non sempre, per mancanza di volontà.
Anche per questo, se fosse giuridicamente possibile, come cittadino di questo territorio, auspico che la situazione possa essere azzerata, che il Comune di Fermo possa acquisire l’area al prezzo originario, che la Steat sia spostata da lì e resti pubblica, occupandosi di trasporto pubblico. Sempre per la stessa ragione, auspico che, come proposto da Massimo Rossi e da L’Altra Fermo, il Consiglio comunale discuta e voti una variante relativa alla destinazione d’uso di quell’area, riducendo l’eccessiva indeterminatezza delle possibilità e chiarendone, dunque, con una discussione pubblica, il futuro”.
La Steat ha deciso: eserciterà il diritto di prelazione “Area ex stazione strategica”
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