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Deposito Steat, l’appello
di 200 studenti di Montani e Ipsia
“L’area sia destinata alle scuole”

FERMO - In occasione di un'assemblea molto partecipata è stato presentato un progetto per l'area dell'ex stazione di Santa Lucia, che verrà sottoposto a Steat e Comune

di Andrea Braconi

La risposta, l’ennesima, a chi continua ad etichettare le nuove generazioni come apatiche ed incapaci di prendere posizione è arrivata questa mattina dalla Sala Olivetti del Museo Miti. Circa 150 studenti dell’Istituto Montani e altri 50 dell’Ipsia si sono infatti riuniti per discutere del futuro dell’area dell’ex stazione di Santa Lucia, da mesi al centro del dibattito pubblico ed acquisita la scorsa settimana dalla Steat.

Sollecitati dai compagni dell’Ipsia, i rappresentanti degli studenti del Montani hanno dato piena disponibilità a discutere di proposte fattive, facendo realizzare un progetto ad un architetto. A raccontarci i dettagli è Paolo Pennacchietti, rappresentante del corso di Meccanica dello storico istituto fermano. “Quell’area va trasformata e la nostra idea è quella di creare una zona di incontro con un auditorium multifunzionale ed una mensa per studenti e docenti, oltre che un’area verde, un museo nella ex stazione, un campetto polivalente ed un piccolo bar”.

La proposta è stata accolta favorevolmente dai partecipanti all’assemblea ed ora verrà presentata al sindaco Paolo Calcinaro. “Gli chiederemo un appuntamento per cercare di trovare una soluzione, per poi coinvolgere il Consiglio. Ci è stato spiegato che la cosa fondamentale è cercare di modificare il piano regolatore per rendere l’area ad uso scolastico. Ma l’interlocutore principale sarà ovviamente la Steat, che ne è proprietaria”.

Un’area, come noto, al centro di queste due scuole e, secondo gli stessi studenti, punto fondamentale di aggregazione anche per il Classico. “La nostra è una proposta, ma abbiamo anche pensato di fare un concorso di idee tra vari progetti, partecipando poi come giuria. Vogliamo dare un segnale importante”.

Di importante, al momento, c’è il loro attivismo che, inevitabilmente, spinge a porsi una domanda: cosa sarebbe stato dell’immediato futuro di quell’area se in maniera tempestiva si fosse avviato un dibattito serio, coinvolgendo tutte le parti in causa? Forse il finale sarebbe stato identico, o forse no. Oramai il dado è tratto, ma l’interesse di chi la scuola la vive quotidianamente dimostra che questa città (e questo Paese) ha ancora tanto da imparare proprio da quei giovani che meriterebbero, senza preclusione alcuna, di essere ascoltati.


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