facebook twitter rss

Tumore alla prostata
primo pericolo per gli uomini
“Parlate con il vostro urologo”

FERMO - L’urologo territoriale svolge un lavoro di filtro tra la Medicina Generale e l’Urologia Ospedaliera, eseguendo il primo approccio diagnostico del paziente, con una valutazione di primo livello. Le riflessioni di Luciana Mariani, specialista urologa territoriale dell'Area Vasta 4 di Fermo e dell'Area Vasta 3 di Civitanova Marche.

 

di Andrea Braconi

Il tumore alla prostata non è più “il tumore del nonno”, ma anche della fascia di età tra i 50 e i 70 anni, dove il riscontro è più elevato rispetto a quanto normalmente si pensi. Ad affermarlo è Luciana Mariani, specialista urologa territoriale dell’Area Vasta 4 di Fermo e dell’Area Vasta 3 di Civitanova Marche. Riflessioni che sono state al centro di diversi convegni, compreso quello dello scorso settembre a Fermo, del quale la dott.ssa Mariani è stata responsabile scientifica e che ha visto anche la partecipazione del primario di urologia dell’ospedale “Murri”, il dott. Mahmoud Yehia.

La dottoressa Luciana Mariani

“Purtroppo – spiega Luciana Mariani – è di pertinenza urologica il tumore più frequente nell’uomo, quello appunto della prostata, come confermano anche i dati 2019 dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM). Mentre il tumore della mammella, il più frequente nella donna, è ormai standardizzato nei percorsi diagnostici e terapeutici con le famose Breast Unit, per quello della prostata si sta lavorando da soli pochi anni e prevede, ad oggi, nelle Marche una ‘Prostate Unit’ certificata presso l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona e gruppi multidisciplinari in quasi tutte le Unità Operative di Urologia che si avvalgono dell’opera di urologi, oncologi e talvolta anche di radioterapisti”.

Per l’urologo del territorio che si vede arrivare ogni giorno richieste di controllo la situazione è quindi complicata: “Di fronte all’evidente carenza di professionisti che operano nel settore pubblico con l’inevitabile sovraccarico lavorativo – prosegue la dott.ssa Mariani – è divenuta ancora più cogente la creazione di una stretta coesione, collaborazione e sinergia tra tutti gli urologi, ad ogni livello.”.

La sanità, in questa fase, è impegnata nella difficile riorganizzazione delle strutture ospedaliere, sempre più centralizzate, e di quelle territoriali che devono rispondere sempre più alla cronicità, in aumento al pari dell’aumento dell’aspettativa di vita.

Ad oggi, nell’Area Vasta 4 sono l’unica specialista Urologa territoriale – specifica Luciana Mariani – e siamo in due (neanche a tempo pieno), nell’Area Vasta 3.  Malgrado gli Ambulatori svolti dai Colleghi Ospedalieri, l’Urologia necessiterebbe di ulteriore offerta sul territorio, rinforzandolo e riducendo così le liste di attesa”.

Nelle Marche complessivamente sono 4 gli urologi del territorio: uno in Area Vasta 1, uno in Area Vasta 5, due in Area Vasta 3 e uno in area Vasta 4. “Non dobbiamo mai permettere alle criticità del momento di farci dimenticare la bellezza e l’importanza della nostra professione, la passione che ci lega ad essa e l’onore e responsabilità che abbiamo nel prenderci cura dei nostri pazienti – continua la dottoressa – In questi anni si è raggiunto un ottimo livello di organizzazione tra i professionisti urologi, soprattutto nella presa in carico del paziente dal territorio fino all’ospedale, andata e ritorno. Chi, come me, fa lo specialista ambulatoriale accoglie per primo il paziente, subito dopo il Medico di Medicina Generale (MMG)”.

L’urologo territoriale, quindi, svolge un lavoro di filtro tra la Medicina Generale e l’Urologia Ospedaliera, eseguendo il primo approccio diagnostico del paziente, con una valutazione di primo livello. “Il paziente inviato dal collega della Medicina Generale viene studiato con esami, ecografie, uroflussometrie. Se necessario, si procede con un esame di secondo livello (per esempio una biopsia, una cistoscopia, etc.) o si inserisce in lista per un intervento chirurgico. Come urologa territoriale ho accesso diretto ad inserire in lista operatoria il paziente, sia per quanto riguarda il reparto di urologia dell’ospedale di Fermo che per quello di Civitanova Marche. La nostra è una rete molto snella – ribadisce la dottoressa Mariani – frutto di collaborazione e volontà da parte di tutti i colleghi.”.

Un altro snodo cruciale è quello della prevenzione. “Insieme ai colleghi della Medicina Generale, giochiamo in prima linea e abbiamo una grande responsabilità nel diffondere e attuare informazioni corrette, soprattutto nell’era in cui i social e il web tentano di sostituirsi a noi. Gli uomini vanno esortati a discutere col proprio medico di medicina generale dei sintomi urinari e iniziare così i controlli ematici (PSA) e, soprattutto, iniziare ad eseguire visite urologiche con esplorazione rettale. I pazienti con familiari già affetti da tumore della prostata, devono anticipare i suddetti controlli.”.

Spesso il paziente affetto da tumore prostatico che deve sottoporsi ad intervento di prostatectomia radicale, tiene a precisare Mariani, pensa subito a quelle che sono le implicazioni legate alla sfera sessuale e all’incontinenza, ma anche in questo caso perché c’è scarsa o errata informazione. “Oggi l’intervento di prostatectomia radicale, comunque venga eseguito (a cielo aperto, in laparoscopia o con tecnica robotica), è gravato da percentuali molto basse di complicanze e ci sono anche casi in cui sono possibili cure alternative (terapia ormonale e radioterapia). La chiave del successo è parlare col proprio urologo di fiducia e iniziare insieme un percorso di cura. Quindi non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia: bisogna parlare delle problematiche urologiche che sono oggi frequenti e riguardano entrambi i sessi, inquadrarle e, solo una volta fatto questo, vanno curate”.

Il problema è che i disturbi urinari – conclude – non sono più del nonno ma cominciano anche a 40 anni e talvolta anche prima. L’ ipertrofia prostatica benigna (IPB), oggi viene considerata una malattia cronica al pari del diabete, dell’ipertensione e della BPCO. Ma è importante ricordare che l’urologo è lo specialista anche delle donne. Il tumore della vescica è il quinto tumore tra gli uomini e le donne e molto frequenti sono l’incontinenza urinaria (a qualsiasi età e non solo post-parto) e la sindrome genito-urinaria che affligge gran parte delle donne in menopausa. Ecco, quindi, che l’urologo diventa una figura che affianca le persone per tanti decenni della loro vita.”.

 

FOTO DEL CONVEGNO DI UROLOGIA A FERMO LO SCORSO SETTEMBRE

Prostata, problematiche e diagnosi al centro del Convegno regionale della Società italiana Urologia territoriale


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti