di Andrea Braconi
“Era come dicevo io, ma non mi hanno voluto ascoltare. Adesso non so dove sbattere la testa”. C’è disperazione nelle parole di Massimo Di Mulo, titolare dell’omonima azienda agricola di Amandola, dopo che il forte vento ha letteralmente scoperchiato una delle due tensostrutture che la Regione gli aveva assegnato, come avvenuto per altri allevatori danneggiati dal terremoto del 2016. Una decisione molto contestata all’epoca, con gli stessi allevatori che avevo rimarcato l’inefficacia ed i pericoli in zone come quelle montane.
“Il vento si è portato via il telo di una delle due strutture – ci spiega – e dentro la stalla ci sono 200 pecore, di cui 50 in lattazione e le altre che hanno iniziato a partorire. Ci avevano detto che queste tensostrutture andavano bene, invece è stato un errore clamoroso”.
Al momento Di Mulo non vede alcuna soluzione all’orizzonte. “Sto chiamando i vari responsabili, ma ancora non ho avuto alcuna risposta. Non so cosa fare, non ho posto dove metterle, dovrei andare a mungerle ma rischio di farmi male anche io entrando lì”.
L’intensità del vento è un po’ scemata, ma in previsione di un abbassamento delle temperature nelle prossime ore il quadro inizia ad essere allarmante. “Sono pecore particolari, non hanno nemmeno la lana e sono abituate a stare dentro” conclude l’imprenditore.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati