di Pierpaolo Pierleoni
Il Ris di Roma nella casa della tragedia, i nuovi esami sul corpo della piccola Jennifer, due settimane per la perizia della verità, il dolore del padre che non si riesce a farsi una ragione di cosa sia accaduto quella notte. Il caso di Jennifer Francesca Krasniqi, la bimba di 6 anni morta la notte dell’8 gennaio nell’abitazione alla circonvallazione Clementina di Servigliano, si avvicina al momento decisivo.
Si sono svolti oggi gli ulteriori accertamenti disposti dalla Procura della repubblica sulla salma ed affidati all’anatomopatologo Marco Valsecchi, che è andato ad affiancarela dottoressa Alessia Romanelli e il dottor Rino Froldi, che hanno effettuato il primo esame autoptico sul corpo. Il pm ha richiesto la consegna della relazione a 15 giorni. Lunedì mattina, invece, sono arrivati a Servigliano i militari del Ris di Roma, per effettuare un accertamento tecnico irripetibile nella casa della tragedia. Un esame approfondito per ricostruire nel dettaglio tutti i movimenti avvenuti nell’appartamento, prima, durante e dopo il rogo.
Prevale in questa fase la cautela. Impossibile sbilanciarsi in questa fase, senza il responso dell’autopsia, chiamata a fornire due elementi determinanti: ora e causa della morte. La sensazione è che sia ormai considerata molto remota l’ipotesi iniziale, cioè che Jennifer sia morta asfissiata dal fumo che ha invaso l’appartamento quella notte. Non sembrano esserci molti dubbi, invece, sul fatto che il fuoco sia stato appiccato in maniera volontaria, ragione per cui rimane in carcere la mamma della bimba, la 37enne di origine bulgara Pavlina Mitkova. I nuovi accertamenti sul corpo di Jennifer sono serviti ad approfondire altri aspetti: si è verificato ad esempio se la bimba fosse affetta da patologie silenti. Non si esclude neanche, nel ventaglio delle possibilità, l’ipotesi di morte naturale.
Nel caso entra ora anche un volto noto, che ha seguito alcuni dei più discussi casi di cronaca in Italia, dal delitto di Avetrana alla strage di Erba, fino all’omicidio di Pamela Mastropietro a Macerata. La difesa della donna si è infatti affidata alla criminologa Roberta Bruzzone come consulente di parte. La professionista era già a Servigliano lunedì mattina durante i rilievi del Ris. “Siamo in attesa che l’autopsia chiarisca elementi essenziali come ora e causa del decesso – commenta il legale della Mitkova, Gianmarco Sabbioni – La Procura sta agendo con solerzia, sono stati incaricati tutti eccellenti professionisti. Speriamo, com’è nell’interesse di tutti, sia fatta piena luce sul caso”.
Sono giorni difficili per Ali Krasniqi, il 41enne di origini kosovare, papà della piccola Jennifer e compagno di Pavlina Mitkova. L’uomo non è coinvolto nelle indagine e figura nel procedimento, ad oggi, come parte lesa. “E’ molto turbato – spiega il suo legale, Maria Cristina Ascenzo – non si fa una ragione di quanto accaduto e non riesce a credere sia stata la compagna ad appiccare il fuoco. Dice che la loro è sempre stata una famiglia unita, come confermato anche da diversi conoscenti. La donna non aveva mai manifestato segni di sofferenza o di stress”.
Il padre della bimba si è anche visto sospendere dal Tribunale dei minori la responsabilità genitoriale. Per questo la sorella minore di Jennifer, di 4 anni e mezzo, da settimane si trova in una struttura protetta ed al genitore sono vietati con la bimba contatti di ogni genere, anche telefonici. Il 25 febbraio è fissata l’udienza di contestazione del provvedimento. “Credo ci siano diversi aspetti da contestare nel provvedimento che ha sospeso la potestà genitoriale del signor Krasniqi – commenta l’avvocato Ascenzo – faremo valere le nostre ragioni. Parliamo di una bambina che da settimane si trova in una struttura, peraltro senza supporto psicologico e senza notizie dei suoi famigliari. Riteniamo ci siano gli estremi per rivedere quella decisione”.
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