di Giorgio Fedeli (foto e video Simone Corazza)
Qualche settimana per conoscere la sua nuova équipe, il reparto, la struttura ospedaliera e le richieste che arrivano dal territorio. E per il dottor Silvio Guerriero, il primario con ‘l’azzurro nel cuore’, è già tempo di programmazione. Anzi, a dirla tutta, già sono state scritte le prime pagine di una nuova chirurgia per il Fermano. Ma andiamo per ordine. Guerriero infatti il primo agosto ha preso ufficialmente in mano le redini dell’unità operativa complessa di Chirurgia generale dell’ospedale Murri di Fermo. E la sua strategia d’azione, tra innovazione, tecnologia e specializzazioni, ruota intorno a un’unica parola: gruppo. Basti pensare a quello multidisciplinare oncologico già attivato.
E nella lista degli obiettivi, per una chirurgia all’avanguardia, laparoscopica, sono già presenti un ecografo 3D di ultimissima generazione e l’attivazione di un ambulatorio di proctologia e di studio del pavimento pelvico. Un passo indietro. Prima le presentazioni, giusto. Chi è Silvio Guerriero? Il nuovo primario di Chirurgia si è laureato e specializzato alla Federico II di Napoli. Sì, un camice bianco con il cuore azzurro, come quello che dalla fredda Belluno, dopo 22 anni, lo ha spinto a tornare a poter respirare la salsedine, a guardare il mare. Dopo la specializzazione ha vinto infatti il concorso all’ospedale del capoluogo di provincia veneto. E lì ha avuto la possibilità di crescere professionalmente, tra specializzazioni e master. E’ stato un anno a Parigi. E ancora corsi di perfezionamento. A Belluno gli è entrata in testa quella parola che ancora lo accompagna quotidianamente nella sua vita professionale. Quale? Semplice: ‘laparoscopia’. Sì perché oltre a una chirurgia di emergenza e urgenza, come quella che aveva trovato a Belluno, Guerriero si è dedicato all’attivazione di un Centro di Chirurgia epatica laparoscopica portando Belluno tra le città presenti nel registro nazionale Igomils (Italian Group of Minimally Invasive Liver Surgery) insieme a Verona e Padova.
“E’ stata una bella soddisfazione” sorride ma senza troppa enfasi, Guerriero. Un sorriso di chi sa che molto ha fatto ma molto ancora deve fare. A Fermo, ovviamente.
“Arrivato qui, ho potuto apprezzare una buona interazione con le figure sanitarie apicali, un confronto diretto, incoraggiante. E infatti ho subito fatto presente la mia intenzione di implementare l’attività laparoscopica che qui era assente. L’ho chiesto perché per farlo servono precisi strumenti. Qui infatti si faceva soprattutto una chirurgia ‘open’, tradizionale. Ora stiamo invece acquistando attrezzature all’avanguardia tra cui una telecamera 3D/4K per la laparoscopia , un’apparecchiatura fondamentale per ottimizzare la visione ed esplorare zone dall’accesso più difficile e complesso, un ecografo di ultimissima generazione che ci consentirà di effettuare eco intraoperatorie anche in laparoscopia. Questo, per la chirurgia resettiva epatica ha una grandissima importanza, sia diagnostica che terapeutica, consentendo di eseguire una chirurgia di risparmio del parenchima epatico. Insomma, parliamo di una chirurgia selettiva, mirata. E un grazie particolare va all’ingegniere clinico, la dottoressa Bitti che mi ha supportato nel processo di acquisto delle varie apparecchiature.
Ma che reparto ha trovato Guerriero? “In primis devo ringraziare il dottor Corradini, colui che mi ha preceduto, per aver formato un’équipe relativamente giovane, variegata, interessata e formata, con capacità manuale e anche con autonomia gestionale. Cosa voglio dire? Che i medici sono in grado di portare avanti casi specifici e ognuno di loro ha delle particolari specializzazioni. Tutto ciò mi ha facilitato di molto il compito di lanciare l’approccio chirurgico mini-invasivo, che qui non c’era. Ho nel gruppo colleghi specializzati, tanto per fare degli esempi, nella chirurgia della tiroide,del colon retto, nella chirurgia mammaria, in quella epatobiliare. Alcuni si sono formati presso importanti istituzioni come il San Raffaele , lo Ieo o l’Istituto nazionale dei tumori di Milano, che tanta parte hanno avuto anche nella mia preparazione, in particolare il San Raffaele che periodicamente continuo a frequentare per la chirurgia laparoscopica epatobiliare. Altri colleghi si sono specializzati nella chirurgia di parete, altri ancora in quella di urgenza. Non dimentichiamoci, infatti, che circa il 40-50% della nostra attività lavorativa è legato proprio alle emergenze. Insomma una squadra con professionalità trasversali indispensabili per la crescita dei singoli e del gruppo, ovviamente. Voglio segnalare pure la professionalità e l’abnegazione degli infermieri del mio reparto che si sono mostrati estremamente attenti e pronti a recepire le novità gestionali che ho apportato.
Dicevamo che il 40-50% dei casi arriva, dunque, dal Pronto soccorso. E il rapporto con gli altri reparti? “Sicuramente i contatti più assidui li abbiamo, per le urgenze, con il Pronto soccorso. D’altronde quest’ultimo è la porta d’ingresso dell’ospedale e buona parte della diagnostica avviene lì dove parte anche la richiesta di attivazione della sala operatoria. Stiamo parlando delle emergenze. Le urgenze, invece, possono essere gestite. E poi ci occupiamo delle patologie oncologiche”. E qui la novità apportata dal primario Guerriero: “Grazie alla disponibilità in primis del professor Macarri, con cui collaboriamo assiduamente, oltre che di tutti gli altri specialisti, abbiamo attivato un gruppo multidisciplinare oncologico. Cosa sarebbe? Un pool di specialisti, dal radiologo all’oncologo, dal gastroenterologo al chirurgo, ovviamente, che si riunisce una volta alla settimana per discutere i singoli casi oncologici che giungono alla nostra osservazione. Alla fine si esce dalla riunione con un percorso specifico definito per ogni paziente condiviso da tutti. Stiliamo un vero e proprio referto multidisciplinare che viene allegato in cartella. Tutto ciò mi sembra importante e innovativo. Importante per il paziente che ha un percorso ad hoc, tracciato ovviamente in base a precise linee guida,con l’ottimizzazione dei tempi, ma anche per noi che abbiamo costantemente la possibilità di una crescita professionale grazie al confronto con altri specialisti. Un grande passo avanti per la sanità fermana”.
E i prossimi step? “Per me sono importanti il gruppo e la sua crescita, il primario è una guida. Con la direzione dell’Azienda sanitaria stiamo lavorando per incrementare il numero dei chirurghi. Al momento mancano tre unità ma riusciamo comunque ad andare avanti, teniamo botta, insomma. E poi vorrei far partire un ambulatorio di proctologia e di studio del pavimento pelvico. Parliamo di una patologia spesso misconosciuta anche perché non è qualcosa di cui il paziente parla con facilità. Ecco, quindi, l’acquisto di un ecografo con una sonda 3D motorizzata per eseguire ecografie transanali, strumento importantissimo per il proctologo. E infatti ho anche intenzione di attivare strette collaborazioni con urologi e ginecologi per un ambulatorio integrato”. Corridoi, stanze, camici e sanitari del suo reparto e del Murri, Guerriero ormai li conosce. Ma il Fermano? Una ‘terra di mezzo’ per un napoletano che ‘scende’ da Belluno? “Perché ho scelto Fermo e il Fermano? Me lo avevano descritto come un bel territorio. Poi c’è stata l’opportunità e ci ho provato. Vengo da Belluno, dove sono stato per 22 anni. Lì la gente inizialmente è riservata ma poi si apre ed è di gran cuore. E mi hanno accolto. Qui, invece, ho riscontrato sin da subito una discreta apertura e una buona accoglienza. E poi, diciamoci la verità, vengo da Napoli. E dopo oltre due decenni, mi piaceva tornare a vedere il mare, l’azzurro per me è importante”.
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